33.Empire (Let Them Sing)

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33.

The blood on my hands covered the hole
[...]
The deeper you dig, the darker it gets
There's nowhere else for us to go
We live what we learn, and then we forget
We'll never find our way back home
(Bring Me The Horizon-Empire (Let Them Sing))

Eliza stava preparando la cena. Senza Christian, la casa le sembrava piccolissima. Finì di tagliare e mondare della verdura e la mise a cuocere. Si sedette sul divano. Sospirò. Non si era mai sentita così sola e stanca. Non ne poteva più di quella situazione. Improvvisamente, il telefono squillò. Guardò il display e si stupì di leggervi il nome di Alycia. Rispose, preoccupata.
«Tutto bene?» chiese.
«Sì... Io... Dio, mi serve una mano per la cena.» confessò. Eliza ridacchiò fra sé.
«Ho capito, arrivo.». Si vestì e, spento sotto ai fornelli, prese un po' di cibo e corse in macchina. Era una bella serata e il cielo era limpido. Eliza era nervosa. Tamburellò il volante con le dita, mentre guidava sicura verso la casa della mora. Parcheggiò e suonò alla porta. Alycia le aprì. Aveva lo sguardo spento e la faccia stanca.
«Ho portato qualcosa da mangiare.» esordì Eliza, indicando le scatoline piene di cibo che aveva in mano. Alycia annuì e la invitò ad accomodarsi. Eliza si avvicinò ai fornelli e cominciò a scaldare la cena.
«Campbell mi ha detto che l'hai chiamato. È andata bene oggi?» domandò all'improvviso. Alycia si morse il labbro.
«Sì. Rachel è stata brava.» mentì. Le vibrò il telefono. Lesse il messaggio ed Eliza giurò di averla vista sobbalzare. La osservò scrivere una qualche risposta, con fare nervoso. Doveva essere successo qualcosa, la conosceva troppo bene. Impiattò la cena e la servì. Alycia si sedette a tavola, lo sguardo chino.
«Scusa se ti ho chiamata, in questi due giorni mi ha aiutata Maia, ma è dovuta partire e non sapevo a chi chiedere.»
«Non c'è problema, lo faccio con piacere.» la rassicurò Eliza. Mangiarono senza parlare. C'era un silenzio carico di pace fra loro. Eliza si ritrovò a pensare che le sarebbe piaciuto passare delle serate del genere tutti i giorni. Osservava Alycia come se le fosse stato possibile scrutarla in profondità, conoscerla solo con lo sguardo. I lunghi capelli castani erano raccolti in una coda che le ricadeva sulla spalla. I suoi occhi parevano essersi riaccesi da quando avevano iniziato a cenare e, finalmente, il verde che li caratterizzava era tornato a splendere. Continuava a portare il braccio al collo, cosa che la rendeva un po' buffa e goffa.
«Eli, ti va di fare un... giro?» propose senza preavviso, riportando Eliza alla realtà. La bionda era confusa. Davanti a lei, Alycia era arrossita come un peperone. Sembrava tornata la ragazzina timida che aveva conosciuto anni prima.
«Non è come credi. Sono stata categorica su noi due, lo sai. Ho semplicemente bisogno di fare quattro passi.» chiarì. Eliza annuì, sorridendo. L'aiutò a mettere la giacca a vento e si inginocchiò per allacciarle le scarpe. Notò le lacrime agli occhi  di Alycia. Si rialzò e le accarezzò una guancia. Alycia chiuse gli occhi, beandosi di quel tocco. Quando due labbra umide si posarono sulla sua fronte, si trattenne dallo scoppiare definitivamente. Riaprì gli occhi e avanzò verso la porta.
«Andiamo.» esortò. Le due ragazze si ritrovarono per strada. Faceva abbastanza caldo, ma si stava bene. La luna splendeva alta nel cielo e, nonostante i lampioni e le luci cittadine, era possibile scorgere le stelle. Alycia camminava di buon passo, come se avesse avuto fretta di arrivare da qualche parte. Eliza notò che aveva di nuovo lo sguardo spento. Cominciava a preoccuparsi. La raggiunse, cingendole il polso sano con la mano. La costrinse a voltarsi.
«Si può sapere che succede?» domandò. Alycia si massaggiò le tempie. L'immagine di Rachel che correva via da lei la stava uccidendo. Alzò lo sguardo. Gli occhi azzurri di Eliza la abbracciarono. Se solo avesse potuto abbandonarsi ad essi!
«Aly!» la richiamò la bionda, spaventata da quel mutismo. La mora sospirò. Decise di provare ad aprirsi. A Vancouver era andata bene, perché lì doveva essere diverso? "Perché in Canada speravi ancora in un futuro con lei, Aly." si disse.
«Eli, penso che far parlare Rachel con Max sia stata una pessima idea.» esordì.
«Si è proposta lei.» replicò Eliza.
«Lo so, ma ho paura che...». Fu un attimo. Alycia sentì una mano trascinarla all'indietro e qualcosa di freddo pungerle la gola. Eliza urlava, nel panico. Si sentì schiacciata al muro. Erano due, uno alto e magro e l'altro più basso e tozzo.
«State ferme e non vi faremo nulla... Forse.» intimò quello alto, scoppiando a ridere in modo sguaiato. Cominciò a carezzare il collo di Eliza, con fare viscido. La annusò.
«Lasciala andare, brutto bastardo!» urlò Alycia, provando a divincolarsi. Basso fece scivolare il coltello lungo la carotide.
«Io me ne starei buona, fossi in te.» sibilò. Eliza respirava affannosamente. Sentì Alto armeggiare con i pantaloni. Spostò la testa di lato. Le mani dell'uomo scorrevano disgustosamente lungo il suo corpo. Eliza avrebbe voluto darsi fuoco. Alto le avvicinò la bocca all'orecchio.
«Mi dispiace, ordini dall'alto.» sussurrò. L'attrice trasalì. Aveva capito. Cercò di liberarsi, ma non ce la faceva. Chiuse gli occhi, preparandosi per il peggio. Poi, qualcosa cambiò. Si sentì meno oppressa. Riaprì gli occhi. L'uomo era a terra e, davanti a lei, Rachel stava tremando. Aveva un tubo di metallo fra le mani.
«Porca miseria, l'hai ammazzato! L'hai ammazzato!» gridò Basso. Spinse Alycia lontano da sé e se la diede a gambe.
«Eli!» esclamò la mora, correndo verso la bionda. Eliza era in ginocchio, completamente svuotata. Di fronte a lei Rachel, nella stessa posizione, fissava le sue mani, grondanti di sangue. Avrebbero entrambe voluto alzarsi. Correre. Urlare. E, invece, se ne stettero lì, ferme, così consapevoli della realtà che le circondava, da esserne all'esterno.

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora