Capitolo 12

31 9 2
                                    


È difficile descrivere come mi sento in questo momento... vorrei solo voglia di prendere, fare la valigia e tornare a casa. Non sono mai stata trattata cosi da nessuno.
Sono un giocattolo da usare quando ha tempo, ecco cosa pensa che sono! Meglio averlo scoperto subito il suo pensiero prima che sarebbe stato troppo tardi... eppure perché mi sento così? Voglio solo piangere in questo momento! Non so nemmeno se avrò voglia di guardarlo in faccia nei prossimi giorni... che cazzo ha d'importante da fare per non avere nemmeno un ora da passare con me? Sono solo una stupida illusa, ecco quello che sono.
Sono accasciata al muro di fianco alla stanza di Minseok, vorrei solo un suo abbraccio in questo momento. I ragazzi sono andati al Bowling, e l'unica persona in casa oltre e a me credo che sia Junmyeon. Chissà dov'e' Jongdae? Mi sono comportata uno schifo con lui per colpa del leader... E' una settimana che non mi rivolge nemmeno la parola... l'ho deluso per un mio stupido capriccio...

Le lacrime mi rigano il viso, e cerco di nascondermi tra le mie stesse ginocchia. Sento dei passi avvicinarsi e una mano scompigliarmi i capelli. Allo lo sguardo. E' Minseok. "Che succede? E ora non mi puoi dire niente!" mi solleva e proprio come quando ero piccola mi stringe forte a lui. "Ho fatto un casino..." gli dico mentre continuo a singhiozzare.

Andiamo nella mia stanza. Non posso più tenermi dentro questa cosa, e decido di raccontargli la verità. "Immaginavo che c'erano di mezzo i ragazzi, e ora cosa pensi di fare? Non puoi ridurti in queste condizioni per un ragazzo. Ma poi tra tutti perché proprio Junmyeon, lui è fatto così! Per lui la cosa più importante è il lavoro... perché non me l'hai detto prima?" mi asciugo le lacrime e decido di raccontargli anche il resto della storia "...e poi Jongdae mi aveva invitato ad andare con lui a Daejeon questo weekend ma ora mi odia..." Minseok sorride, quasi come se in questo caso sapesse qualcosa. "Jongdae è la persona più sincera e pura che conosco, ma sai la storia di Mihee vero? Ecco non metterti nei guai, per favore! Da fratello ti direi di evitare qualunque contatto con lui ma... da amico ti dico, vai a parlare con lui... e se te la senti vai a Daejeon!" gli sorrido, ma sono sicura che prenderò l'ennesima porta in faccia visto come l'ho trattato.

 e se te la senti vai a Daejeon!" gli sorrido, ma sono sicura che prenderò l'ennesima porta in faccia visto come l'ho trattato

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Ringrazio mio fratello che mi promette che non farà parola con nessuno di quello che ci siamo detti. Mi dirigo verso la sua stanza quando con espressione cupa Jongdae si sta dirigendo verso di me. Non mi guarda nemmeno in faccia ma decido di fermalo "Jondae, mi sono comportata come una stupida... ti prego perdonami... posso venire con te a Daejeon?". Mi guarda, il suo volto è molto stanco, e' come se avesse pianto... accenna un sorriso e mi abbraccia...


Il sole sta sorgendo davanti a noi e i colori dell'alba illuminano il cielo di Seoul. Si parte, direzione Daejeon! Ancora mezza addormentata salgo sulla macchina di Jongdae stravaccandomi quasi sul sedile. Scoppia a ridere mentre mi passa un cuscino a forma di Emoticons per appoggiare la testa. E' bello rivederlo finalmente sorridere! Ieri sera non abbiamo parlato molto ma oggi parto con la convinzione che mi lascerò alle spalle i pensieri e per due giorni mi vivrò a pieno la libertà lontano da qui. Ho promesso a mio fratello e soprattutto a me stessa che non mi metterò nei guai questa volta!
Nonostante la sua solita aurea, Jongdae oggi è completamente diverso... non so come dire, è un ragazzo normale, uno dei tanti che incontravo la mattina in metropolitana quando andavo all'Università. Si vede proprio che ama la normalità e vuole essere considerato un ragazzo normale, almeno ora che torna nella sua città.

Ormai sono diverse ore che stiamo viaggiando e mi sta raccontando un po' della sua famiglia. Dice che non sono amanti del lusso e dei fronzoli e che preferiscono una vita tranquilla lontano da occhi indiscreti. A quanto pare non sono nemmeno completamente d'accordo sulla sua relazione con Mihee, ma come al solito appena ho toccato l'argomento ha preferito non approfondire. Ormai l'ho capito, è fatto così!

La casa di Jongdae si trova in un quartiere periferico della città e i suoi genitori lo stanno aspettando fuori dal cancello d'ingresso. Ammetto di essere un po' in imbarazzo. "Mamma, papà... lei è Sharon, una mia cara amica nonché la sorella di Minseok!" dice presentandomi ai suoi genitori, che a quanto pare conoscono mio fratello. "Ciao cara, benvenuta! E' sempre un piacere conoscere gli amici di Jogdae" mi dice sua mamma, una donna sulla cinquantina dal viso molto dolce. Suo padre mi invita ad entrare, è esattamente la sua fotocopia solo di qualche anno più grande. "Se non ti scoccia potrai dormire nella stanza di mio fratello, lui ormai vive in città! La camera di Jongdeok si trova di sopra, vicino alla mia!" mi dice Jongdae mentre passa a sua mamma la sua valigia piena di vestiti da lavare. Non credevo che avrei dovuto dormire qui, che vergogna!

La prima giornata a Daejeon passa in maniera frenetica. Jongdae ha insistito a volermi mostrare la sua città e abbiamo camminato tutto il pomeriggio tra vie e negozi dello Sky Road, un centro commerciale enorme dove ha insistito a regalarmi il vestito per la festa della sua cuginetta di domani. Mi imbarazzo alla sola idea di quello che potrebbero pensare i suoi parenti. Sono stanchissima! Sto davvero bene con lui, è un ragazzo allegro e spensierato e il suo sorriso ha il potere di farmi dimenticare tutto quello che mi succede attorno. Questa sera vuole portarmi all'Expo Park, un luogo culturale pieno di eventi e dove sarà possibile vedere lo spettacolo di luci del famoso ponte, prima però sua mamma ci tiene a farmi cenare insieme a loro. Sono davvero gentili i suoi genitori e riescono a farmi sentire a mio agio con i loro modi molto normali, mi ricordano un po' la mia famiglia. Già, quando la potevo chiamare tale.

"Allora pronta?" sgrano gli occhi, Jongdae scende dalle scale di casa con una giacca sportiva e i capelli tutti spettinati, giuro quasi non lo riconoscevo. "Si, andiamo!".

Il parco è bellissimo, c'è un evento di musica e delle bancarelle che preparano le frittelle. E' bello come qui la gente non è invadente come a Seoul e nonostante lo riconoscano, lo lasciano in pace dopo una foto e un saluto. Ci prendiamo una frittella e ci sediamo su una panchina nell'attesa che cominci lo spettacolo.
"Venivo qui quasi ogni sabato da bambino e litigavo con mio fratello su chi vedeva la luce del suo colore preferito per primo!" immagino la scena al solo racconto. "E' davvero bellissimo qui!" gli dico mentre lui mi fissa ed estrae un fazzoletto dalla tasca. "Ti sei sporcata di zucchero peggio di una bambina" si avvicina per pulirmi il viso. Sento un brivido dentro di me mentre mi sfiora. Il suo profumo mischiato all'odore dello zucchero mi mandano in tilt. "Se io sono un bimba, sei un bimbo anche tu! Hai tutte le mani appiccicose!" scoppiamo a ridere quando all'improvviso un forte boato ci distrae.

Le stelle della mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora