Capitolo 14

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Quando ti abitui per tanto tempo a vivere in mezzo alla confusione, il silenzio fa quasi paura... già, è tutto troppo strano. Le urla dei ragazzi, le loro risate, le discussioni davanti alle sfide alla Playstation... e ora il nulla più totale. Finisco di svuotare gli ultimi cassetti e chiudo la valigia. Sull'anta dell'armadio ancora quel biglietto che qualcuno aveva attaccato alla rosa il giorno che sono arrivata qui. Chissà di chi era quella scrittura, nonostante i mesi passati non sono mai stata in grado di scoprire il proprietario. Lo metto nel portafoglio, e me lo porto con me. A casa, già... Ho scritto una lettera per i ragazzi, magari un giorno avranno la possibilità di leggerla, oppure qualcuno la butterà... Ormai poco importa. E' ora di andare.

Appoggio la valigia sul pavimento. Mi guardo attorno per un'ultima volta prima di chiudere la porta della mia stanza dietro di me. Quanti ricordi, quante cose che sono successe. Una lacrima mi riga il viso, quasi mi manca il respiro nel pensare che questa normalità da domani sarà solo un lontano ricordo. Ho promesso che non avrei pianto, ma non ce la faccio. Questo è quello che vuole la SM, l'ho faccio per il mio bene ma soprattutto per il suo bene.
Vedo il taxi che mi sta aspettando, faccio segno di avvicinarsi e carico la mia valigia nel bagagliaio. "Dove andiamo?" mi dice l'autista. "Aereoporto... in fretta" quasi mi manca respiro mentre guardo quella casa allontanarsi sempre di più.

Undici ore di volo e poi sarò di nuovo in Italia. Ricomincerà quella che fino ad un anno fa era la mia vita. La solita routine monotona, papà che si lamenterà che non trovo un lavoro, le discussioni sul cosa fare con le mie amiche e quegli stupidi problemi della quotidianità. Tornerò ad essere semplicemente Sharon, la ragazza che in Corea credeva di spaccare il mondo e invece è ritornata da dove è venuta... Tra poche ore tutto questo sarà solo un ricordo... già, gli Exo saranno solo un ricordo, un ricordo lontano che mi farà sorridere e ogni tanto sognare. Minseok, mio fratello, la persona a cui sarò sempre grata per avermi dato la possibilità di vivere un esperienza simile e aver conosciuto quei ragazzi fantastici. La pazzia di Baekhyun, la voglia di divertirsi di Chanyeol, le cene preparate insieme a Kyungsoo e il suo carattere così riservato, i consigli di Sehun e il suo essere più grande della sua età, la doppia personalità di Jongin così timido e impacciato ma che quando sale sul palco si trasforma nella dance machine del gruppo. E poi loro... Junmyeon, il leader tutto di un pezzo che dà tanto alle persone intorno senza nemmeno rendersene conto... e poi Jongdae... la sua dolcezza, i suoi modi, il suo sorriso, insomma il mio piccolo principe... mi mancheranno tutti... metto le cuffie "For Life – Exo" appoggio la testa al finestrino e inizio a piangere...

Milano. Aereoporto di Malpensa. Mi ha sempre fatto uno strano effetto questo posto. Gli aereoporti, luoghi di partenze e di arrivi, luoghi dove la gente parte per il viaggio dei sogni e luoghi dove si versano le lacrime per i tristi addii. Già... le stesse lacrime che ho versato mentre sentivo l'aereo atterrare. Bene Sharon, ora sei Italia, torna alla tua vita. Queste parole si continuano a ripetere nella mia testa. Già, la mia vita... ma io sono l'assistente degli Exo, quella è la mia vita... "Sharon..." ecco mio padre. Gli corro incontro e l'abbraccio. "Papà! Che bello rivederti" fingo di essere felice. Mi fa addirittura uno strano effetto sentir parlare in italiano. Ho dovuto dire alla mia famiglia che tornavo a casa per mia scelta, non avevo altra soluzione. Prende la valigia e salgo in macchina, lasciandomi l'aereoporto e tutti i bei momenti passati durante quest'anno alle mie spalle.

I primi giorni a casa sono davvero strani. E' tutto uguale qui, la mia stanza, le litigate con papà, la monotonia delle mie amiche eppure a me sembra tutto così diverso. Già, forse sono io che sono diversa. Nel bene o nel male quest'esperienza mi ha cambiato, completamente. Oltretutto credo di non essermi ancora del tutto ripresa dal fuso orario, sono giorni che mi sento debole e ho sempre un mal di testa e dei capogiri tremendi.

Sono sul letto a pensare con la musica dei ragazzi nelle orecchie. Chissà dove sono, se stanno bene... mi sono ripromessa che per un po' non cercherò informazioni su di loro, potrebbe solo peggiorare il mio stato d'animo. Prendo il mio cellulare coreano, tanto qui non funziona... Scorro la rubrica... Jongdae, chissà che starai facendo... ho lasciato a Minseok una cosa per te, chissà se è riuscito a dartelo... Metto la testa sotto il cuscino e scoppio a piangere... di nuovo, come tutti i giorni da quando sono qui...

Il mio cellulare continua a squillare, sarà qualche mia amica che mi chiede di uscire. Che stress non voglio sentire nessuno... Ora lo spengo, mi sono rotta le scatole! Ma appena lo prendo tra le mani che il numero che sta chiamando non è di nessuna delle mie amiche...
Uno strano brivido dentro di me mi assale. Ma no Sharon, lascia perdere sarà qualche compagnia telefonica. Spengo il telefono e lo lancio sotto la scrivania. F*****o a tutti! Voglio stare da sola. Prendo la chitarra e inizio a strimpellare qualcosa. Oddio ma perché ho in mente solo le canzoni degli Exo.
Poso la chitarra, mi gira ancora la testa. Meglio evitare. Certo che ora che ci penso, quale compagnia telefonica chiamerebbe alle undici di sera?

Riaccendo il cellulare... Di nuovo quel numero. Boh, ho una strana sensazione. Quante paranoie Sharon, se richiama rispondi. Mi sdraio di nuovo. Eccolo che risquilla. "Pronto!" rispondo con tono scocciato. "Ehm... are you Sharon?" la voce al di là del telefono mi dice con un inglese ostentato. "Yes, who are you?" mi sembra quasi di conoscere quell'accento. Non non può essere. Eppure appena mi risponde in coreano lo riconosco "Sharon sono Jongin, insomma Kai! Finalmente mi rispondi! Avevo paura di aver sbagliato numero". Non ci posso credere! Come è possibile? Jongin mi sta chiamando da un numero italiano? Che strana illusione è questa? "Ehm... Jongin?" non riesco a credere. Eppure la voce è la sua "Si, Sharon. Sono io, sono Milano per l'evento di Gucci. Te l'avevo detto, non ricordi?" in tutta la confusione che c'è stata non ricordavo nemmeno che ero stata proprio io a prenotargli l'hotel. "Wow! Fantastico ma..." mi blocco. "Io ho appena finito l'evento e rimarrò qui per una settimana per alcune photoshoot. Qui sono solo Kim Jongin, il modello di Gucci, e non Kai degli Exo. Ci possiamo vedere!" nonostante siano passati solo alcuni giorni, l'idea di poterlo vedere mi emoziona. Forse riuscirò a sapere qualcosa... o forse no!

Ho sempre odiato guidare con il motorino per le strade trafficate di Milano, io ragazza di provincia non mi abituerò mai alla confusione della grande città eppure stamattina sto volando tra le macchine. City Life, il nuovo quartiere chic di Milano, uffici, grandi costruzioni moderne, negozi alla modo... insomma una Gangnam in miniatura. Mai come in questa zona mi sento un po' in Corea. Vedo i capelli castani di Jongin già mentre sto parcheggiando ed intorno a lui alcune ragazzine che lo fissano. Qui gli Exo non li conosce nessuno eppure vedere un ragazzo del genere fa sempre un certo effetto...

Gli corro incontro e mi abbraccia "Sharon! Che bello vederti" la gente mi guarda, ma sono davvero felice che non mi importa niente delle loro occhiate. "Nini mi sei mancato!" adoro chiamarlo con questo soprannome, nonostante siamo coetanei.

Vedere Jongin mi fa dimenticare tutta la tristezza che sto vivendo in questi giorni. Sapere che lui è uno di loro, ed ora è qui mi fa sentire più vicina ai ragazzi, nonostante sappia benissimo che non è così.
Cerco di essere spensierata con lui. Facciamo una passeggiata per i negozi di City Life e decidiamo di fermarci a mangiare la pizza. Mi racconta dei suoi progetti con Gucci e di quello che sta facendo in questi giorni qui, io gli racconto della mia vita qui e della volontà di fargli passare una serata insieme a me e alle mie amiche. Ci accordiamo che durante in week end faremo una serata in discoteca. Non chiedo nulla dei ragazzi anche se dentro di me fremo dall'idea di sapere come sono andate le cose. Vorrei tanto... ma ho paura di soffrire.
Noto che Jongin mi sta fissando le mani, senza parlare. "Che c'è?" gli chiedo. Mi sorride e indica il mio polso. "Il bracciale di Jongdae... quel bracciale è suo vero?" sfioro il bracciale che porto al polso. Già me l'aveva regalato lui quel giorno a casa sua. "Come lo sai?" sentire il suo nome mi porta alla mente gli ultimi attimi passati insieme. "L'ho sempre visto al suo polso, e poi credo di aver capito tante cose ormai..." mi guarda negli occhi e mi fa l'occhiolino.

Non riesco più tenermi dentro le cose, voglio sapere cosa è successo e soprattutto voglio sapere degli Exo... "Jongin... so che non dovrei ma, ti prego dimmi qualcosa di voi. Io non so nemmeno che cosa è successo. E' stato tutto così veloce quella notte. Si ammetto ero con Jongdae, lui è dovuto correre a Seoul. Mi ha portato dai suoi. Due giorni di silenzio e poi senza nessuna spiegazione il signor Kang mi ha chiamato e mi ha detto di tornarmene In Italia e non aver più nessun contatto con voi, per nessuna ragione" scoppio a piangere. Jongin sposta la sedia di fianco a me. Mi passa la mano tra i capelli. Mi guarda negli occhi. "Non so se gli Exo esisteranno ancora... io non potrei parlartene ma... lascia che ti racconti come sono andate le cose, partendo proprio da quelle maledetta sera..." noto che anche lui ha gli occhi lucidi...

Le stelle della mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora