Nonostante i miei 26 anni, per mio padre la mia opinione non conta niente e nel giro di qualche giorno mi ritrovo su un aereo, direzione "Seoul - Incheon Airport".
Sono sempre stata una persona pronta all'avventura e alle novità ma essere sbattuta dall'altra parte del mondo non era mai stato tra le mie ambizioni. Papà non ha nemmeno ragionato su cosa potessi andare a fare in Corea e di che razza di lavoro mi sarei dovuta occupare. Sembra che lui e mio fratello abbiano parlato di nascosto. Boh, non so.
L'ultima volta che sono stata in Corea è stato durante l'estate di 11 anni fa, quando ancora c'era la mamma. Già, la mamma. Lei veniva da Seoul ed era venuta in Italia quando aveva conosciuto papà. Era stata una bella storia d'amore la loro, di quelle che ormai non si sentono più. E poi 10 anni fa, quell'incidente che ha completamente stravolto le nostre vite... Una lacrima mi riga il viso, guardo le nuvole dal finestrino e cambio traccia nel cellulare. "Spring Days of my life", è l'unica canzone coreana che conosco, ma in questo momento credo sia la più adatta. Mancano ancora diverse ore di volo, la mia vita sta per cambiare. Bene o male non lo so, ma in fondo era proprio il cambiamento quello che stavo aspettando. Mi mancherà papà, i miei amici e la mia vita monotona ma sono pronta!
Avrò ascoltato in loop la canzone una decina di volte prima di addormentarmi tra i sedili dell'aereo. Risentire la lingua coreana mi riporta alla mente tanti bei ricordi della mia infanzia, ma dovrò fare un po' di pratica. Già mi preparo mentalmente alle figuracce che farò.
La voce di un hostess mi sveglia di soprassalto "Signorina, siamo arrivati!", credo di aver dormito per diverse ore. Mi guardo intorno, la gente sta scendendo di fretta dall'aereo e sono rimasta solo io ancora seduta. Prendo la mia borsa e mi alzo. Ok sono arrivata, la mia "nuova vita" sta per iniziare.
Recupero i miei bagagli e mi guardo intorno. Qui la gente sembra piuttosto strana. C'è un gruppo di ragazzine, poco più avanti di me tutte agitate con degli striscioni in mano che fanno delle urla assurde.
Mi avvicino per curiosità, staranno aspettando qualche personaggio famoso. Mi ricordano tanto me, quando ero scappata dal liceo insieme alle mie amiche per andare a Milano a vedere gli One Direction in Piazza Duomo.
Chiedo ad una di loro chi stanno aspettando, mi guarda perplessa. "I Super Junior stanno tornando dal loro tour, perché non lo sai?! In che mondo vivi?". "I Super chi? Mi dispiace ma vivo in Italia... non li conosco" ma prima che mi risponde scappa via urlando, probabilmente questi Super Junior sono arrivati fuori dal Gate.Appena le fans impazzite si allontano esco anch'io, alla ricerca di mio fratello che dovrebbe essere venuto a prendermi. Mi guardo intorno, ma non lo vedo.
Minseok, il mio fratellone ha 30 anni, ed è molto diverso da me. Lui, è sempre stato piuttosto cicciottello e ha sempre mascherato il suo viso con dei terribili occhiali. E' un ragazzo dolce e comprensivo dal sorriso contagioso. Un fenomeno a scuola e nonostante il suo fisico era anche un ottimo ballerino. Mi ricordo ancora quando mi insegnava a fare le capriole sul tappeto di nonna.
Dopo l'incidente non è stato più lo stesso e la nuova relazione di papà non ha fatto altro che peggiorare le cose fino a farlo decidere di venire in Corea dai miei zii. Non lo vedo da ormai 8 anni. Sono emozionata all'idea di vederlo.Non ha mai peccato di puntualità ma non riesco a capire dove diavolo sia finito. All'improvviso sento qualcuno che mi tira il braccio. Oddio, cosa sta succedendo?
Mi girò di scatto, un tizio con un strano cappello da pescatore, una mascherina nera e un paio di occhiali scuri è di fianco a me e mi prende la mano. "Sharon, sei tu vero? Seguimi!" mentre mi prende la valigia e mi tira con lui.
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Le stelle della mia vita
أدب الهواة"... quanti ricordi, quante cose che sono successe. Una lacrima mi riga il viso, quasi mi manca il respiro nel pensare che questa normalità da domani sarà solo un lontano ricordo".