44 altezze

24 1 0
                                        

Corro affannata verso il tetto. Apro l'uscita di emergenza, ma una volta spinto il maniglione rosso non trovo nessuno avvolto da una giacca e un mantello bianco. In lontananza però riesco a scorgere un pallone areostatico che sorregge quello che dovrebbe essere il ladro. "Diamine è scappato!" Urlo esasperata, sbattendo un piede per terra per la frustrazione. Ispeziono con lo sguardo la terrazza, giusto per essere sicura che il ladro se ne sia andato. Non ci sono posti in cui nascondersi, non ci sono rampini attaccati al parapetto perché quest'ultimo non c'è (non so quanto sia legale). O sta fluttuando vicino all'edificio o è già scappato. Me lo sono fatta sfuggire. Con i palmi delle mani chiusi a pugno mi dirigo verso l'unica porta presente, sospirando, chiedendomi come abbia fatto kid ad andarsene così velocemente e perché non abbia usato il deltaplano. Appoggio la mano sulla maniglia. Già; perché non ha usato il suo amato deltaplano? Non si separa mai da quel mezzo aereodinamico... e poi un pallone areostatico di quelle dimensioni certo non potrebbe reggere il peso di un uomo adulto nella media. Inoltre, non si sarebbe mai allontanato così tanto nei 30 secondi che ho impiegato per salire le scale. Sorrido. Lui non se ne è andato. È ancora qui e sta aspettando che io me ne vada. Non so dove si sia nascosto e non so se stia veramente fluttuando, ma lo troverò.
Sul momento decido di usare la strategia del "forte vuoto" che consiste nel far finta di abbassare la guardia per permettere al tuo avversario di sferrare la sua mossa vincente... per poterlo cogliere sul fatto. Mi lamento un ultima volta della fuga del mio obbiettivo, poi apro la porta e sparisco dietro di essa. Blocco l'uscio con un fermaporte di fortuna (un pezzo di legno) trovato vicino alle scale, in modo tale da sentire l'entrata in scena del ladro fantasma. "Kid è sul tetto. Mi servono rinforzi" sussurro attraverso la ricetrasmittente.
Aspetto due minuti, poi un rumore di un motore mi allerta. "Ci cascano sempre" sento dire poi, dopo il suono di alcuni passi. Mi azzardo a guardare dalla fessura. Il criminale ha con se il rosario e lo sta puntando verso il cielo. "Neanche questo è il gioiello che sto cercando" e sospira. "Sarà meglio levare le tende" "non prima di averti arrestato. Ladro kid, ti dichiaro in arresto" esclamo, spalancando la porta dietro cui mi ero barricata. "Ah, detective del Nord! È un piacere fare la vostra conoscenza! Purtroppo non ho tempo per rimanere a chiacchierare" dice, indossando il mantello. "È stato bello giocare con voi" dice facendomi l'occhiolino. "Non interrompo mai i round iniziati" dico come minaccia, anche se non ho idea di come fermarlo, avvicinandomi con lentezza sperando di avere un colpo di genio. Mi fermo a due passi da lui. Ci guardiamo negli occhi, in attesa l'uno della mossa dell'altra e viceversa.

Con una mossa veloce, aiutata dal vento che ha distratto il mio avversario, gli sgancio una delle due spalline del mantello, impedendogli di riadattarlo a mezzo di fuga. "Allora sapete come si gioca" dice, cercando inutilmente di risistemare l'accessorio. Lo fermo prontamente con un piede. "Spero che anche tu conosca le regole" lui mi sorride "certo: il più veloce vince!" E butta a terra una granata stordente, dopo aver coperto le orecchie e chiuso gli occhi. Impreco e indietreggio tossicchiando. Lo stordimento dura almeno qualche minuto, solo allora riacquisto quasi pienamente l'uso della vista e dell'udito. Niente figure bianche in lontananza. O ha usato le scale mentre io ero disorientata o si trova ancora qui. Non credo nella prima opzione: giù ci sono un sacco di agenti e sarebbe molto più difficile scappare da lì... inoltre la prima donna ci tiene a sparire nel cielo, specialmente negli ultimi tempi conclude tutti i suoi furti in questo modo.
Ho comunque il dubbio che sia sceso verso il basso con il montacarichi.
Controllo, ma l'aggeggio non è in funzione: è stato disattivato. Ma che fine hanno fatto i rinforzi? Avrò chiesto una mano almeno tre minuti fa. "Yoshida" mi sento chiamare dalla ricetrasmittente. "Sì?" "I rinforzi non arriveranno: le scale sono bloccate da un vetro antiproiettile" almeno ora so per certo che non è fuggito.
"Yoshida è? Che bel cognome. Come vi chiamate?" Sento chiedere dall'alto. Guardo verso la fonte della voce. L'unica cosa che vedo è un cilindro fluttuante sopra l'ingresso dell'ultimo piano. "Te lo dirò solo se mi dirai il tuo nome" in quel momento il ladro ricompare tutto intero. In risposta lui mi dice solo parte del suo nome completo che in giapponese significa ladro misterioso. "So già che sei il ladro del mistero" lui sogghigna "Questo è il mio nome. Ogni promessa è debito" sparendo nel nulla, ricompare di fronte a me subito dopo, inginocchiato. Prende la mia mano e se la porta alle labbra. Che ruffiano. "Qual è il vostro nome, mia bella signorina?" "Ayumi Yoshida" rispondo, rimanendo incantata dal suo volto. Nonostante sia palesemente un adulto (ora che lo posso guardare meglio intravedo alcune rughe d'espressione ai lati del viso) il suo sorriso trasmette il calore di un ragazzino. Probabilmente sono arrossita. Anche se non è un mio coetaneo il suo aspetto non mi lascia proprio indifferente.
Il rosario. Devo recuperarlo. "Spero di rivedervi la prossima volta" dice rialzandosi. "Il viso di una ragazza così graziosa è sempre apprezzato". E si avvicina sempre più al bordo dell'edificio. Protendo una mano verso di lui cercando di afferrargli la giacca: è lì che probabilmente tiene il tesoro. Non ci riesco. Lui continua ad indietreggiare e io ad avanzare. Agitata inizio a sferrare calci e pugni a casaccio. "Non agitatevi: vi farà male alla pelle" ti farò del male io se non la smetti di muoverti. Dopo uno dei miei ennesimi colpi mi sento afferrare il polso. Entrambi ci fermiamo. Mi basterebbe solo uno spintone per buttarlo di sotto, peccato che dopo mi potrebbe trascinare con se.
"Come avete capito che mi ero travestito da Shinichi?" "Riconosco un ragazzino dispettoso che si nasconde dietro i panni di un adulto: dopotutto me la cavo con i bambini. Lo hai detto tu stesso" "non posso darvi torto. A questo punto non posso fare altro che augurarvi una buona serata" e si porta la mano libera al cappello, come segno di saluto.
Detto questo il ladro con la sua forza inverte le nostre posizioni: ora sono io quella più vicina al parapetto inesistente. Cerco di liberarmi dalla sua stretta, ma non ci riesco. Indietreggio di un passo per riacquistare un punto d'appoggio, peccato che dopo il secondo sotto di me non ci sia più nulla a cui appoggiarsi. Mi sbilancio così indietro, cadendo nel vuoto.

Detective GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora