52 dichiarazioni

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Abbasso gli occhi. Dio, che vergogna. Come ho potuto colpirlo in pieno viso prima? Non ce la faccio neanche a guardarlo in faccia.
Devo scusarmi, assolutamente. Ho fatto una delle mie tante cazzate. Giustamente il ragazzo non vuole rivolgermi la parola. Non posso biasimarlo, sono stata una vera stronza. Inizio a ragionare su come chiedere perdono, l'unico problema è che so per certo che finirei col giustificarmi. Lo faccio sempre... ma questa volta ho proprio fatto un errore. E non sono ammesse scuse per questo. Ho solo paura di iniziare il discorso. Guardo la sua schiena per qualche attimo, sperando che sia lui ad iniziare la conversazione, ma mi pare ovvio che vista la situazione sia io quella che debba parlare per prima.
Ogni passo che fa in direzione della zona commerciale mi sembra un passo verso la nostra seconda separazione emotiva... e tutto per colpa di un fottutissimo gesto impulsivo dettato dall'orgoglio. Devo dirgli che mi dispiace. Devo dirgli che ero solo arrabbiata e che non volevo fare quello che ho fatto... e tutto questo prima di raggiungere la zona affollata, allora non credo che sarà possibile parlare di cose serie... e non voglio separarmi da lui senza aver chiarito.
"Mitsuhiko scusa" dico stando ferma sul posto, costringendo anche lui a fermarsi visto che mi tiene ancora per mano. "Non avrei dovuto reagire in quel modo. Ho palesemente esagerato dandoti quello schiaffo" dico tutto d'un fiato; non riesco a guardarlo negli occhi. Fisso l'asfalto della strada, voglio evitare a tutti i costi il contatto visivo, che non riuscirei a reggere ora come ora. "Spero che tu mi possa perdonare... È solo che... argh... non ce la faccio a sentire tutte queste cattiverie su Conan" diamine l'ho fatto di nuovo. Mi sono giustificata. Perché è così difficile per me ammettere di aver sbagliato a prescindere? Mi mordo il labbro. Devo avere un'aspetto ridicolo.
Oltre a non riuscire a reggere il contatto non riesco a sostenere il peso, carico di tensione, che sta portando questo silenzio. Lo interrompo nuovamente, specificando perché le "cattiverie" dette su Conan mi facciano così tanto male. "Tutto ciò mi fa sentire sbagliata, sbagliata e stupida... e se c'è una cosa che odio è sentirmi un'idiota" l'ultima frase quasi la urlo, per renderla il più comprensibile possibile, come se servisse gridarlo per ottenere lo scopo. Giurerei che i miei occhi si stiano per riempire di lacrime. No, no ti prego, non adesso. Non voglio piangere ora. Non mi permetterebbe di rispondere lucidamente... inoltre sembrerebbe quasi che io voglia farmi compatire... cosa sbagliatissima. Sono solo stanca di vivere nel passato, ma non ne posso far a meno. Sospiro per mantenere la calma. Lui mi lascia la mano "Sono stata pessima. Hai ragione ad avercela con me" "Ma non è questo il punto Ayumi!" Risponde prontamente il ragazzo, alzando la voce, facendomi capire con il suo linguaggio del corpo di essere spazientito. Faccio un passo indietro d'istinto. Alzo lo sguardo verso di lui. "Sei ancora bloccata, porca miseria! Nonostante siano passati dieci anni, DIECI Ayumi, nonostante tutto sei ancora lì, sei rimasta a quella bambina che seguiva ciecamente ogni parola di quel bambino prodigio!" Abbasso nuovamente gli occhi. Non ce la faccio. "Sì, sì hai ragione. Ho cercato di andare oltre, cosa credi? Ho cercato di andare avanti, specialmente da quando sei di nuovo tornato nella mia vita, ma non ci riesco, per quanto io provi non ne sono in grado!" Rispondo con le lacrime agli occhi. In fretta le asciugo con la felpa.
Porto la visiera del cappello verso il basso, in modo da nascondere maggiormente il mio volto, pieno di imbarazzo. "Hai già usato questa scusa, fin troppe volte. Dici di non essere in grado di andare avanti, eppure sei qui. Sei qui, di nuovo a Tokyo, nella tua vecchia casa, dove è successo tutto. Ti sei iscritta ad arti marziali per non sentirti più inutile di fronte ai crimini, che da piccola non avresti mai potuto sventare. Se questo non è andare avanti... o quantomeno provarci... beh non so che cosa sia. Devi smetterla di fare la vittima. È arrivata l'ora di crescere una buona volta. Certe volte sei peggio di una bambina" questo ultimo commento fa male. Fa dannatamente male, ma riconosco che abbia ragione. Però è stata una pugnalata al cuore... e non me lo aspettavo da parte sua. "Sarei una bugiarda se ti dessi torto. Hai ragione. Sono solo una bambina del cazzo. Solo perché sembri così arrabbiato, anzi no... frustrato, per questo?" "Perché sei talmente concentrata su te stessa, sul tuo dramma, che non ti rendi conto che esistono anche le persone che ti circondano" vorrei farmi piccola piccola in questo momento. Diamine. Sono stata una pessima amica. L'ho trascurato. Ho continuato sempre e comunque a pensare a me stessa. Solo ora mi tornano in mente tutte le volte in cui mi sono anteposta agli altri... anche quando gli altri avevano problemi di gran lunga peggiori. Il mio egoismo e la mia arroganza stanno minando le mie amicizie, anche le più solide. Non meritano tutto questo... Mai, Mitsuhiko, Toshida, Sakura e tutti gli altri... non si meritano questa Ayumi egocentrica. Biascico cose sconnesse, in preda al panico e al terrore di essere una persona spregevole. Ancora. Persisto con questo atteggiamento di vittimismo. Sono intrappolata in un fottutissimo circolo vizioso. "Non... non volevo trascurarti... non per i miei problemi. Mi... mi dispiace se ti ho fatto sentire così. Non era mia intenzione" lui inizia a ridacchiare. "Non mi sono sentito trascurato da te Ayumi" "allora che cosa intendevi con "non ti accorgi di chi hai intorno"?" "Non ci credo. Sei talmente presa da Shinichi che... anzi sai cosa ti dico? Il problema non è lui. Non è mai stato lui, se non all'inizio. Il problema sei tu Ayumi. Scarichi tutte le tue colpe su di lui... e non riesci a vedere oltre il tuo naso. Renditi conto di quello che sta accadendo nella tua vita. Quanti anni hai? 17, no? Non sei proprio una bambina, anche se ti comporti come tale, certe volte" di che cosa dovrei rendermi conto? Cerco di analizzare, nel modo più veloce possibile, tutto ciò che posso aver detto o fatto di sbagliato... e tutto ciò che gli altri mi hanno detto... ma non mi sembra di aver tralasciato nulla. Di che cosa diamine sta parlando? Del fatto che Toshida e Mai abbiano instaurato un legame particolare? No, non penso. Del fatto che lui ci stia ancora un po' male per come è andata a finire con Mai? O del fatto che lui odia Shiho? Non capisco. Veramente non so di che diamine stia parlando. La mia testa sta elaborando cinque mila ipotesi al secondo, scartate qualche attimo dopo per l'infondatezza delle stesse.
Mi arrendo. Anche se risulterò insensibile devo sapere che cosa sta succedendo attorno a me senza che io me ne sia resa conto. Cosa mi è sfuggito per tutto questo tempo? "Cosa non so Mitsuhiko? Di che non mi sono accorta?" Mi aspetto qualsiasi cosa... persino che lui abbia una malattia terminale di cui non mi ha parlato.

Eppure quello che lui mi ha detto, per quanto me lo aspettassi, è stato come un colpo allo stomaco. "Sto parlando del fatto che mi piaci Ayumi" rimango paralizzata. Non me lo aspettavo. Non in modo così diretto almeno. Come devo rispondere ad una cosa del genere? Non posso semplicemente dire "grazie" e andarmene. Alzo lentamente lo sguardo, per cogliere i suoi movimenti e il significato di questi. Ora è lui a non riuscire a guardarmi in faccia. È nervoso. Sposta il suo peso da un piede all'altro. Le sue guance sono arrossate. "Io..." vorrei poter dire qualcosa che tiri entrambi fuori da questo contesto tutt'altro che semplice.
Peccato che sia lui a farlo al posto mio, interpretando il mio silenzio come un mio rifiuto. "Sai che c'è? Fai finta che io non te l'abbia detto, ok?" Esclama, giocando con i suoi capelli, dandomi le spalle e dirigendosi verso la strada principale. Solo allora ho finalmente la forza per reagire, inseguirlo, poggiare una mano sulla sua spalla e dire "Mitsuhiko, possiamo parlarne? Non possiamo semplicemente finta che tu non me l'abbia detto" "Cosa c'è da dire?" Domanda esasperato lui, scostando la mia mano. "ti ho detto che cosa provo, ma è evidente da come hai reagito che non sono ricambiato. Cos'altro dovremmo aggiungere?" Come immaginavo, ha confuso il mio shock per un rifiuto.
Cerco una frase da poter dire in una situazione del genere, ma non mi è mai capitato di doverne affrontare una, pertanto sono impreparata. "Sul serio. Lascia stare. Ho appena rovinato tutto, non dovevo dirtelo diamine!" "Ciò che si prova non dovrebbe mai essere celato" rispondo con un tiepido sorriso. "senti... Tu mi piaci è vero, ma se devo scegliere tra perderti e rimanere tuo amico preferisco di gran lunga la seconda opzione. Ma con questa dichiarazione non so se sarà possibile" ed esce dal vicolo. Allungo nuovamente la mano verso di lui, ma questa volta mi fermo prima di riuscire ad acciuffarlo. Cosa dovrei dirgli? che ha torto? che i suoi sentimenti non cambieranno nulla nel nostro rapporto? o dovrei dirgli che forse anche lui mi piace? Il problema è che non sono sicura di niente. Non so se quello che lui prova sarà d'ostacolo per la nostra amicizia e, cosa più importante, non so che cosa provo nei suoi riguardi. Come posso rassicurarlo, se non sono nemmeno certa di quello che potrei dire? La soluzione migliore per tutti, e la più logica, è lasciarlo andare. Almeno per ora. Anche se devo ammettere che vederlo andare via fa male. Fa dannatamente male. Asciugo l'unica lacrima che minaccia di bagnare il mio viso.

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