Non so come abbia fatto, ma Ayumi è riuscita ad avvicinarsi a quelli delle dodici lame. Ieri sera mi ha raccontato di come sia riuscita a passare tutto il pomeriggio con tre di loro, dopo aver comprato i loro prodotti, riuscendo a catturare la loro simpatia a parere suo... anche se credo che il motivo per cui gliel'abbiano lasciato fare sia tutt'altro. In molti casi ho avuto a che fare con dei piccoli delinquenti, conosco abbastanza bene la testa di questi stupidi: speravano che il pomeriggio finisse in tutt'altro modo. Quando gliel'ho confidato mi ha dato pienamente ragione. "Secondo te perché chiedo anche a te di aiutarmi? Sei un maschio. Non mi faranno niente se c'è pure il mio fratellastro con me" "fratellastro?" Le ho chiesto confuso. "Cugino non avrebbe funzionato alla stessa maniera... e se tu fingessi di essere il mio ragazzo perderei il poco vantaggio che ho acquisito con molta fatica questo pomeriggio... visto che i maschi rispettano di più un uomo che non conoscono che la ragazza che hanno di fronte" questa è una triste verità. Ignorato il tono sconsolato della ragazza le ho chiesto: "che cosa gli hai fatto intendere Ayumi?" "Che se li avessi rivisti avrei combinato qualcosa con loro" "sei terribile" le ho risposto ridendo. Li ha fregati per bene. "Non potrai comunque fare nulla di fronte a tuo fratello. Giusto?" "Esattamente! Vedo che hai capito" In effetti... credo che tutti i fratelli iperprotettivi impedirebbero alla propria sorella di fare una cosa del genere. Così i ragazzi rimarranno solo con un pugno di mosche. E il fatto che lei non li voglia compiacere in altro modo (se non con false promesse) mi rasserena. Se fossi veramente suo fratello sarei preoccupato. "Non vorrei essere nei panni di quei poveretti" "se si divertono a molestare le ragazze, io mi diverto ad illuderli. Li ripago con la stessa moneta, più o meno" abbiamo deciso di vederci alla stazione della metro oggi alle tre in punto. Mancano pochi minuti all'orario stabilito. Le scrivo che mi trovo accanto al bar della stazione. Mi ha risposto dicendo che è quasi arrivata.
Una mano batte sulla mia spalla. Abbasso lo sguardo e vedo la ragazza che stavo aspettando. Indossa un top nero e dei pantaloni neri, larghi sulle caviglie, con cintura e catena incorporata. Non è il suo solito stile. Questo è certo. "Ma come diavolo ti sei conciata?" Chiedo come prima cosa, stupito di ritrovarla così. "L'abito fa il monaco in queste situazioni. Ma direi che anche tu hai colto la necessità di cambiare stile, per questo tipo di indagine" sto indossando una maglietta larga nera, della Nike e un paio di jeans larghi e logori, trovati nell'armadio di mio padre. "Sembriamo due teppisti così" borbotto io, notando le occhiatacce delle vecchiette. Ha ragione lei: l'abito fa il monaco in certe occasioni... e questa è una di quelle. "Cosa ti aspettavi? Andando in giro con una bella camicia bianca stirata alla perfezione non saremo mai riusciti ad avvicinarci a quella gang" "sono almeno legittimato a dire che mi sento un idiota conciato così?" "Non potrei essere più d'accordo Mitsuhiko." Dice lei acquistando i biglietto per il viaggio di andata. "Almeno tu stai bene. Io sembro un senza tetto" "io sembro pronta per andare in guerra" ribatte lei, ritirando il resto dalla bigliettatrice.
"Dopo oggi non comprerò mai più jeans larghi e strappati" commento "io eviterò accuratamente le cinture con le catene"
"Da quando suoni la chitarra?" Chiedo, avendo notato la custodia che sta portando a tracolla su una spalla. "Da mai. Contiene degli oggetti che potrebbero tornarmi utili più tardi" "ovvero?" "Una mazza da baseball, una catena, un lucchetto e delle chiavi. Non fare domande" come se le risposte ad esse fossero sensate. In realtà immagino che la mazza possa servire come arma, ma mi fa ridere il fatto che sia conservata dentro una custodia per strumenti... inoltre... dove cavolo si è andata a procurare una mazza e una custodia? Ha ragione lei. Meglio se evito di fare domande.Qualcuno la addita, sussurrando qualcosa. Poi sento il suo nome. Credo l'abbiano riconosciuta. Mi tolgo dalla testa il cappellino degli Spirits, il mio portafortuna per questa impresa, logorato dal tempo; lo poso sulla sua testa. "Perché questo gesto?" Chiede lei, girandosi verso di me. "Precauzione. Ti avevano riconosciuta" "ma tu sei più famoso di me. Di sicuro molta più gente potrebbe capire chi tu sia." Risolvo il problema coprendo la mia capigliatura con una bandana bianca, legata a uno dei passanti della cintura. La osservo con indosso il mio berretto. Devo dire che sta proprio bene. Sistemo meglio l'accessorio alla ragazza, cercando di coprirle gli occhi con la visiera. "Sai che ti dico? Te lo regalo. Ti dona un non so che di misterioso" "davvero?" Chiede lei stupita. "Che c'è? So che è logoro, ma funziona ancora bene... e visto che tu non ne hai" "non è questo. So quanto ci tieni a questo cappellino. Dal suo stato deduco che sia quello che tieni da quando avevi sette anni. Vuoi davvero regalarmelo?" Le sorrido. "Non lo darei a nessun altro" lei avvampa immediatamente.
"Ti ricordi il piano?" Chiede la ragazza, camminando davanti a me. "Come potrei scordarlo? Hai passato l'intera serata ieri a spiegarmelo e a ripeterlo" "vediamo se hai imparato la lezione allora" "certo signorina maestra! 1) passiamo il pomeriggio con loro 2) io verso le 5 propongo un lavoretto veloce ad alcuni di loro. 3) li porto nello spiazzo in cui si trova Mai, che mi ha inviato la posizione prima 4) li faccio aspettare inutilmente e quando si stancano Mai entra in azione, fingendo di essere il corriere, che però si è persa ed è stata costretta a parcheggiare qualche metro più in là. 5) Mai convince i presenti a fare una "catena umana" in modo che tre di loro vadano con lei e gli altri tre rimangano con me. A quel punto lei li tramortisce uno per uno, sperando che abbiano addosso qualcosa di illegale. Io cercherò di fare lo stesso con i tre che sono rimasti con me.
Tu intanto, con qualche moina ti farai accompagnare nel loro nascondiglio, dove rinchiuderai tre di loro in una stanza, con la scusa di cercare una spilla che ti è caduta e ti occuperai dei tre delinquenti rimasti. A quel punto cercherai qualcosa che potrebbe farli finire nei guai. E solo quando l'avrai trovata chiamerai la polizia. Ora però mi sorge un dubbio: sei sicura che in quell'edificio abbandonato ci sia qualcosa? Anche se le dodici lame si riuniscono lì non è detto che nascondano le prove dei loro traffici lì" "sono dei pesci piccoli e vivono tutti ancora con i genitori... non credo che la merce sia a casa loro. E quando ci sono tante api significa che c'è pure molto nettare. Non ho dubbi che la droga, l'erba, tabacco e forse qualche arma, siano all'interno di quell'edificio."
Annuisco. Speriamo che la ragazza abbia ragione: questa sarà la nostra prima e ultima chance di prenderli.
"Ma sei sicura di volerlo fare? Cioè è folle, per non parlare delle ripercussioni legali che la cosa potrebbe avere" "per favore. Siamo raccomandati o sbaglio? Siamo amici dell'ispettore Megure. Tu gli hai fatto così tanti favori... credi che non possa chiudere un occhio per la nostra piccola intromissione non autorizzata?" "Se tutto andasse storto sì" "non andrà storto" mi rassicura lei. "Sei troppo ottimista per essere una che è quasi caduta dal ventesimo piano solo qualche giorno fa" lei sogghigna e mi assicura che questa volta è diverso. "Perché sarebbe diverso?" "Non abbiamo a che fare con un nemico imprendibile, sfuggente come un'anguilla, intelligente come pochi e furbo come nessuno. Qui abbiamo di fronte un gruppo di bambinetti stupidi che credono di dimostrare di essere i più forti, i più importanti e i più fighi facendo cazzate. La loro unica forza sta nel gruppo. Si sentono sicuri perché sono un branco ben unito di dodici componenti, come ti ho già ribadito più volte nel corso di questa settimana.
Vogliono solo dimostrare di valere qualcosa, quando in realtà sono dei micetti spaventati" "vorrai dire delle tigri spaventate. Mi sono informato un attimo: questi soggetti sono i responsabili di ripetute aggressioni e anche alcuni saccheggi" "altrimenti perché avrei portato la mazza?" Chiede lei con sicurezza insolita. "Ho come l'impressione che tu questa volta l'abbia presa sul personale" "perché gente così mi manda sui nervi. Non sei più figo degli altri solo perché "controlli" qualche metro quadrato, quando in realtà non controlli nulla" "vallo a dire ai poveri abitanti di quelle zone" "è questo il problema: nessuno fa più fronte comune riguardo a queste problematiche, quindi il problema potrebbe essere gestito facilmente se tutti collaborassero" "non è facile affrontare la paura di un'aggressione o violenza" "no, ma non è impossibile. È per questo che oggi sono qui, a fare il lavoro dei poliziotti. Voglio darci un taglio netto a questo terrore. Per dire basta alla paura" rimango in silenzio qualche secondo. Perché la cosa mi sembra così familiare? Mi sembra che questo sia un deja vu. Sorrido, guardando la schiena della ragazza, coperta dalla custodia. È la sua rivincita per quanto accaduto dieci anni fa.
Rivede nelle dodici lame l'organizzazione che l'ha separata dai suoi amici e soprattutto dal suo amato Conan. E non vuole che a Sakura, la sua amica, succeda lo stesso. "È solo una mia impressione o pensi di essere una piccola Shuichi Akai?" Mi riferisco all'agente dell'FBI che si è infiltrato tra i ranghi dell'organizzazione arrivando piuttosto in alto, guadagnando la fiducia di qualche pezzo grosso, prima di essere scoperto a causa di un piccolissimo errore di un suo collega. "Voglio solo smantellare questa baby gang prima che possa diventare un reale problema" dice lei, con tono freddo. "Proiettare i tuoi problemi sugli altri non ti permetterà di risolverli" "ma almeno posso aiutare qualcuno. Quindi che male c'è se lo faccio?" "Non risolverai mai le cose irrisolte del passato in questo modo" "e perché dovrei aver interesse nel risolverli se sono del passato?" "Perché, anche se non te ne rendi conto ti stanno facendo ancora male" "come se la cosa valesse solo per me" ribatte in tono acido. Come scusa? Ho sentito bene? Davvero ora sta accusando me di essere immerso ancora nel passato, quando è LEI quella che chiaramente sta affogando in esso. "Io a differenza tua però non passo tutto il giorno a piangere perché la mia prima cotta si è rivelato essere uno stronzo" esordisco d'impulso. Non può trattarmi così. A quel punto ricevo uno schiaffo, bello forte, sulla guancia sinistra.Questi dodici ragazzi sono proprio dei cretini. E gli apprezzamenti che stanno facendo alla mia amica? Di pessimo gusto. Sul serio pretendono che una tipa cada ai loro piedi in questo modo? Così dimostrano solo di essere un branco di ragazzi immaturi e incivili.
Inoltre parlano quasi tutti un dialetto strettissimo, quasi a sottolineare il distacco tra noi e loro, facendoci sentire volutamente fuori posto; per non parlare poi del fatto che ci escludono dalla conversazione: da quando siamo arrivati non hanno fatto altro che sparlare, in modo piuttosto pesante, di ragazzi e ragazze che conoscono solo loro. Come fa a trovarsi così tanto a suo agio Ayumi? Se potessi scapperei il più lontano possibile. La ragazza intanto sta offrendo una sigaretta a ciascuno di loro, come mancia per quello che ha comprato ieri. Come abbia preso le sigarette mi sembra un mistero: essendo ancora minorenni non potremmo comprarle. Con un cenno della testa Ayumi mi invita a guardare il cellulare. Sblocco lo schermo del dispositivo e leggo il messaggio della detective, che mi invita ad andarmene. Direi che la fase due del piano può avere inizio.
"Ragazzi, è stato un piacere. Io me ne vado" aspetto che qualcuno mi saluti o che almeno mi faccia un cenno. Ovviamente nessuno mi caga di striscio. Roteo gli occhi per la seccatura. Prontamente mi viene in aiuto la "mia sorellastra" "è per quella cosa da gestire, fratellino?" Ora il discorso ha catturato l'attenzione dei presenti. O meglio, Ayumi ha catturato l'attenzione dei presenti. Accende la sigaretta con l'accendino che le è stato appena passato. Lei fuma? "Sì Mai. Devo proprio andare. Credo che il corriere si sia perso" "che genere di cosa?" Chiede uno dei dodici. "Niente di importante. Devo solo spostare delle casse. Solo che mi toccherà fare tutto da solo visto che quelli che dovevano aiutarmi mi hanno paccato" "sicuro di non volere una mano?" Chiede la mia amica. "No, no. Tu non riusciresti mai a sollevarle, per una ragazza sono troppo pesanti. Ce la fai a tornare a casa da sola?" "Per chi mi hai preso? Per una poppante? Vai pure a sbrigare quello che devi" "cazzo, ho una voglia... se solo qualcuno mi aiutasse... dovrei uscire con la mia tipa stasera e se devo sistemare tutta quella roba non farò mai in tempo" aspetto che qualcuno si offra volontario. Ovviamente ciò non accade. Sbuffo, esasperato dalla situazione. "Sentite, potreste darmi una mano voi?" Chiedo diretto. "Te lo scordi" dice quello che mi sta più sul cazzo di tutti, facendo crescere ancora di più la mia antipatia nei suoi confronti. Gli altri scoppiano in una risata collettiva. Li supplico un'attimo e poi avanzo la proposta di un pagamento. "Mi servirebbero circa sei persone" il più basso sbuffa e, come se mi stesse facendo un favore di vitale importanza, dice che posso contare su di lui, ma che lo fa solo per i soldi. Il tutto con tono scazzato, quasi come se lo avessi costretto.
Se non mi innervosisco è solo perché ci serve dividerli.

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Detective Girl
FanfictionShinichi Kudo è riuscito in un'impresa che sembrava impossibile: recuperare il suo corpo adulto e disintegrare l'organizzazione a partire dai suoi vertici. Ormai è passato quasi un decennio dalla sconfitta degli uomini in nero. I "Detective Boys" s...