Forse ora, dopo questa lunghissima giornata potrò riposarmi. Desidero solo dormire e dimenticarmi di essere al mondo per qualche ora.
Entriamo in camera e finalmente posso lasciarmi andare. Mi butto sul letto e inizio a piangere in silenzio. Voglio essere lasciata in pace.
"Oddio Ayumi, tutto bene? Perché stai piangendo?" Chiede la mia amica precipitandosi immediatamente al mio fianco. Mi giro dall'altra parte. Voglio stare sola.
"Ayumi, ti prego parlami. Così mi fai preoccupare. Immagino che oggi sia stata una brutta giornata, ma ce la farete. Non preoccupatevi. Siete, anzi SEI la detective migliore del Giappone. Con l'aiuto degli altri riuscirai ad uscire da questa brutta situazione" "Mai lascia stare, non capiresti" dico tra i singhiozzi con la faccia immersa nel cuscino. "Allora aiutami a capire" "Mai non è solo una brutta giornata. È da cinque anni che è una brutta giornata. E non ne posso veramente più" "Come è una brutta giornata da cinque anni?" Chiede lei ancora più preoccupata.
A questo punto non sapendo più come farle capire che voglio essere lasciata da sola prendo il libro che avevo lasciato sul comodino (rigorosamente un giallo) e lo butto per terra con molta violenza. "Ti è abbastanza chiaro ora CHE VOGLIO ESSERE LASCIATA STARE?" chiedo io iniziando ad urlare.
"AYUMI CAZZO, VOGLIO SOLO AIUTARTI" "NON VOGLIO IL TUO AIUTO MAI, LO VUOI CAPIRE?" "NON PUOI PASSARE IL RESTO DELLA TUA VITA IMMERSA NELL'AUTOCOMMISERAZIONE" A questo punto inizio a piangere più forte e a farmi sempre più piccola, portando le braccia al petto. Ha ragione. Non posso continuare ad andare avanti così. Prima o poi qualcuno lo scoprirà e sarà peggio.
La mia amica si distende sul suo letto, vicinissimo al mio. "Ayumi sai che puoi dirmi tutto. Lo puoi fare sempre" forse ha ragione. Dovrei dirglielo, anche solo per togliermi questo peso che mi porto dietro dalla seconda elementare. Anche se non è un buon momento per scoprire le mie carte, anche se rischiamo di finire tutti per aria devo farlo, devo dirglielo. Anzi, voglio dirglielo.
"Non ti ho raccontato tutta la verità Mai e me ne sto pentendo amaramente" le confesso tra i singhiozzi. "C'è un motivo per il quale la mia famiglia si è trasferita a Nikko e non te l'ho mai detto. Il motivo è che dovevo cambiare posto... io rischiavo ogni singolo giorno della mia vita di morire." "Che stai dicendo Ayumi? Non capisco" "diciamo solo che ho indispettito, o meglio qualcuno di molto vicino a me, qualcuno o qualcosa, dopo tutti questi anni non mi è ancora chiaro, di intoccabile" tutto questo lo dico tra i singhiozzi. Ormai ho iniziato questo discorso e non credo che la mia amica lo voglia lasciare a metà. Anche se il mio pianto continua ad ostacolarmi devo dirglielo, perché è la cosa giusta da fare e la migliore per me.
"Continuo a non capire Ayumi" "io sono venuta a stare a Nikko formalmente perché mio padre è stato trasferito, ma in realtà il vero motivo è che ho avuto a che fare con un'organizzazione tipo mafia... è complicato da spiegare" Mai cerca di capirci qualcosa ponendo delle domande; poverina la capisco. Se non sapessi l'intera storia anche io mi sentirei spaesata. Ad un certo punto la zittisco e riprendo a parlare. Ora o mai più "Hai presente che Shinichi è stato rimpicciolito in un bambino per poco più di un anno?" "Sì ne hanno fatto anche un film e siamo pure andate a vederlo" "ecco. Io sono una di quei tre bambini che hanno fatto amicizia con lui. Sono la bambina dolce e carina che sullo schermo piangeva ogni cinque minuti" "ma che stai dicendo Ayumi? Quel personaggio non aveva il tuo stesso nome" "per motivi di privacy il regista ha dovuto cambiare nome di moltissimi personaggi. Se non lo avessi notato "Yuia Moyshida", così si chiamava il personaggio, è il mio anagramma" la vedo sedersi sul letto, mentre mi guarda stupita. "Ayumi, mi stai dicendo la verità?" Annuisco, mentre fiumi di lacrime continuano a cadere sul mio volto. Lei mi si avvicina e senza aggiungere altro mi abbraccia. Ne avevo bisogno, anche se non lo ammetterò mai.
Singhiozzo per altri minuti, che mi sembrano durare ore. Lei continua ad accarezzarmi i capelli. "Mio padre ha dovuto insistere con il suo capo per ben cinque anni prima di ottenere il trasferimento tanto voluto" le confesso, una volta che i singhiozzi non interrompono ogni secondo il mio discorso. "Conoscendo tuo padre, lui ne avrebbe avuto la forza" emetto un risolino. Lei sa sempre come tirarmi su il morale. "Scusa se me la sono presa con te è solo che è dalla seconda elementare che sta andando tutto a puttane. Non riesco più ad essere felice che subito mi ritorna in mente che cosa mi ha fatto il detective" "deve essere stato un brutto colpo per te scoprire che uno dei tuoi migliori amici non era chi diceva di essere" "Conan per me non è stato solo un semplice amico" lei mi guarda negli occhi, io ricambio il suo sguardo "ah" dice solo. "Ero piccola allora e sì, probabilmente se ti dicessi che lui è stato il mio primo amore, probabilmente diresti: "eh ma avevi solo sette anni allora e un sentimento così complesso come l'amore non potevi certo capirlo"" Mai mi sorride "non si è mai troppo piccoli per amare o per odiare." La ringrazio con lo sguardo e continuo a singhiozzare il più silenziosamente possibile. Nessuno me lo aveva mai detto. Ho sempre pensato che il mio sentimento verso Conan fosse "sbagliato" sia per la differenza d'età (scoperta molto dopo) sia perché avevo iniziato a provare qualcosa per lui molto prima dell'età canonica (dai 22 fino ai 28 circa ovvero l'età da matrimonio nel nostro paese. Inoltre bisogna aggiungere che, sempre nel nostro paese, le relazioni durante il periodo scolastico sono fortemente scoraggiate in quanto distraggono gli studenti dallo studio). Sono contenta che questa mia confessione non abbia sconvolto troppo la mia amica. Sarebbe stata un po' ipocrita se mi avesse criticato per il mio prematuro primo amore: la scorsa estate Mai ha frequentato un ragazzo per tutta la pausa estiva. In quei 43 giorni ci saremo viste forse 5 volte?"Vuoi partire dall'inizio? Così almeno ci capisco qualcosa. Mi hai incuriosito sai?" La scorsa mezz'ora l'ho trascorsa parlando con lei, screditando Shinichi e imprecando contro l'organizzazione nera. "Era febbraio tipo e la maestra ci ha portato in classe questo bambino con gli occhiali. Era sempre da solo. Sia negli intervalli sia a pranzo. Quindi ho costretto i miei due amici a far amicizia con lui. Poi è arrivata, qualche mese dopo, una nuova bambina in classe. Sempre così cinica e fredda." "Era la scienziata che ha inventato il farmaco vero?" "Già. Abbiamo fatto amicizia anche con lei" le racconto poi dei casi risolti insieme, quelli che mi hanno colpito di più. Trascorriamo almeno un ora a parlare del mio anno "più buio". Mi serviva una cosa del genere. "Ah quindi lo stronzo non si è neanche degnato di dirvi grazie o di scusarsi con voi una volta tornato adulto?" Sorrido e inizio a ridere. "Si è limitato a spiegarci che lui e Conan erano la stessa persona. Non ha minimamente accennato alla scienziata o altro. Poi ci ha salutato scompigliandoci i capelli" "e non lo hai più rivisto?" "No, mai più. Fino all'altro giorno"

STAI LEGGENDO
Detective Girl
FanfictionShinichi Kudo è riuscito in un'impresa che sembrava impossibile: recuperare il suo corpo adulto e disintegrare l'organizzazione a partire dai suoi vertici. Ormai è passato quasi un decennio dalla sconfitta degli uomini in nero. I "Detective Boys" s...