Più Yuriti più amore (I)

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Credere di amare Marco come uomo è stata un'illusione, il risultato di una magia compiuta dal troppo pensare. Come insegnano i più grandi maghi di tutti i tempi, in ogni numero di prestigio c'è un trucco. Serve per svelare l'imbroglio, cancellare l'illusione, mostrare la realtà per quello che è: una grandissima buffonata.

Per l'ormai disincantata Nina Adami, il trucco è tenere la mente occupata, passare meno tempo con Marco, inventare liste di impegni che mi permettano di cancellare l'umiliazione di un rifiuto.

Valentina si è auto-eletta consigliera d'amore e, nonostante quest'anno abbia la maturità da ragioniera, preferisce perdere il suo tempo a inviarmi messaggi pieni di suggerimenti. Dice che devo fare l'ape regina, trovarmi un ampio seguito di maschi, iniziare con un ragazzo con cui Marco si senta in competizione – Biagio –, diventare la sua ombra.

La realtà è che con Biagio farei una sola cosa: studiare.

Un mercoledì pomeriggio, mi chiede di soccorrerlo. Dopo essere stato sospeso, per colpa dei suoi intrattenimenti con Monica, ha capito che è arrivato il momento di cedere il titolo di testa calda a Marco e così stila un piano d'azione, determinato a recuperare le materie che sono un quattro costante.

«Mia madre è incazzata con mio padre. Già è convinta che gli uomini siano il male del mondo. Se mi bocciano, mi manda a vivere in una discarica. Aiutami, Nin!»

L'odio che sua madre nutre per il marito è diventato di dominio pubblico, quando lui è scappato di casa con una donna più giovane, costringendo la famiglia a vendere la storica villetta degli Iachemet per coprire gli oneri del divorzio. Da quel giorno, Biagio vive con la madre e Anna, la sorella maggiore, in un buco al quinto piano, un condominio proprietà della parrocchia. L'affitto è misero, giustificato dalle dimensioni del locale, così piccolo che a momenti la mia stanza è più grande.

«Non devi provare pena, Nin. Quando sarò maggiorenne, avrò una casa enorme con un giardino immenso e comprerò un cane. Anzi, due. Uno per me e uno per quella stronza di mia sorella!"

È un piano che non tiene conto dei soldi, dell'età e della possibilità di realizzazione, ma è pur sempre un piano. Sa cosa vuole per il suo futuro – una casa, un giardino, un cane – e per quanto questi desideri possano sembrare infantili, rimangono comunque degli obiettivi migliori dei miei.

Semplicemente perché io non ho alcun obiettivo, se non divertirmi giorno per giorno e anche in quanto a bella vita, nell'ultimo periodo, sono il ritratto di un gigantesco fallimento.

Marco è così preso dalle lezioni di anatomia che non si accorge della nostra lontananza. Ci sentiamo, ci vediamo un pomeriggio in settimana, ci scriviamo qualche messaggio, ma manca l'assiduità di prima, quel bisogno di percepire la presenza dell'altro accanto a sé, come se fosse una fortissima fame d'aria.

Se adesso il Nokia vibra, girando su se stesso e illuminandosi di un nome noto – Marco – è solo per un caso del destino, l'eccezione alla regola.

«Senti, Nin,» mi dice Biagio, guardando in cagnesco il libro degli esercizi, «io la fisica già non la capisco e ogni volta che la vedo mi viene un mal di testa allucinante. Se poi Marco continua a scriverti e il tuo cellulare non la smette di vibrare, il mio stupido cervello non ce la può fare.»

Non resisto e apro il messaggio, una richiesta di soccorso, un SOS, salvami da papà.

«Vieni allo Yeti stasera?» chiedo a Biagio.

Lui smette di scribacchiare formule di fisica e sospira:

«Siete davvero spietati tu e Marco. Dovreste risolvere questa cosa della friendzone. Perché so bene che tu non ci hai messo lui e lui non ci ha messo te. Quindi, smettiamola di renderci ridicoli con i piani di Valentina».

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