Cucciolo alla riscossa! (I)

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Sulle istruzioni del Pan Bauletto dovrebbero precisare che ha il magico potere di salvare uno stomaco annegato dal naufragio dell'alcol e un cervello appannato da una sbronza. O forse il merito è del binomio, di questa scintilla di rinascita che ha generato un fuoco nelle vene. Non posso restare con le mani in mano mentre la mia vita crolla a catafascio.

Così, quando io e Marco ci salutiamo, mi tuffo nel piano "Soccorri un cane con un cane" e ripasso la lista di doveri che il duo del binomio si è diviso:

Doveri di Nina: chiamare Anna; farsi insultare per l'ora; chiedere un parere per la storia del cane; rubare ai genitori le chiavi della macchina; assicurarsi che ci sia il pieno; saltare scuola senza venire scoperta.

Doveri di Marco: prendere informazioni sul canile più vicino; sgattaiolare fuori casa; evitare di essere beccato da Rita; attendere Nina.

Quando parlo con Anna al telefono, mi sorprendo di non ricevere valanghe di insulti. Di carattere, le donne Iachemet hanno un pugno talmente deciso da poter accartocciare Braccio di Ferro con la facilità di una lattina di coca-cola sotto la pressa dei rifiuti. Il dramma di Biagio, però, ha addolcito la loro indole e, in un eventuale match, il povero marinaio divoratore di spinaci potrebbe giocarsela al cinquanta e cinquanta.

Anna, tra uno sbadiglio e l'altro, ascolta le mie parole. Le dico che il cane starà da me e che quindi non sarà un peso per la famiglia. Aggiungo che basterà uno squillo e alla prima vibrazione del Nokia, correrò da Biagio, con tanto di cane al guinzaglio. L'immagine di Nina Adami che arriva trascinata da un cane cinque volte più grande di lei è per Anna la mazzata finale: scoppia a piangere.

"Scusa, non volevo" le dico, il panico a mille. "Sono una stupida. Mi dispiace. Credevo fosse una buona idea, ma sono stata indelicata. Non se ne fa niente, va bene?"

Anna soffoca il pianto con una risata e quel piccolo sbuffo mi fa capire di avere equivocato.

"È una cosa bellissima, Nina." Doma i singhiozzi e la voce torna ferma e controllata. "Mio fratello è stato davvero fortunato a conoscerti."

Poi pone una condizione e io mi trattengo dal chiederle se non si sia messa d'accordo con Marco, visto che porre condizioni sembra la moda della nottata.

"Voglio venire anch'io, Nina. Di voi non mi fido."

"Sei più che la benvenuta. Anche perché Marco i cani non li sopporta e io ne capisco poco. Non saprei quale scegliere!"

Appena realizzo di non avere mai chiesto a Biagio quale fosse la sua razza preferita, un'incudine di depressione si conficca nei pensieri e attiva la bobina di frasi scomode e indesiderate: riuscirà mai a dirmi se gli piacciono i cani di piccola o grande taglia? A pelo lungo o corto? Docili o aggressivi?

Scrollo la testa come un barboncino appena uscito dalla toletta e costringo un sorriso tirato, perché oggi non lascerò che quell'incudine mi appiattisca più di una sogliola senza spina dorsale.

Mezz'ora dopo Marco mi scrive di avere trovato un canile non troppo distante: il secondo ingranaggio è scattato, il piano prende forma. Con il cellulare ancora caldo in mano, penso a Stefano. Lo preoccuperà non vedermi a scuola tra qualche ora. E Nicola? Penserà che sia a casa, circondata da un esercito di superalcolici, capitanato dal Generale Scotch?

Scrivergli un messaggio è semplice:

"Ciao. Non so se hai ancora il mio numero." Visti i trascorsi è giusto dubitare. "Sono Nina. Ci tenevo a scusarmi per oggi pomeriggio, in chiesa. So di non essermi comportata bene. Volevo anche ringraziarti. Penserai che avrei potuto dirtelo a scuola, ma domani non verrò. Scusa per il disturbo. Nina"

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