Ogni ape cerca un fiore (III)

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Quando credi che la tua vita sia giunta al peggio, vuol dire che c'è ancora un gradino da scendere per trovarti sul fondo delle disgrazie. Il mio gradino si chiama Valentina Santoni ed è uno tsunami biondo cenere che il 15 agosto si attacca al campanello di casa – ore sei di mattina in punto! – e non smette di suonarlo finché non scendo.

«Vale, che ci fai qui?»

Sono incredibilmente attiva, direbbe uno spettatore, se la mia vita fosse un film. In realtà non è che mi sia alzata particolarmente sveglia. Presa da mille dubbi su Marco, Celeste e me, non sono proprio andata a dormire.

«Da questo momento in poi ci vivo qui!» sbotta Valentina.

Con una spallata mi toglie di torno e si fa strada in giardino. Trascina dietro di sé un trolley che sembra sul punto di esplodere da quanti vestiti ci ha ficcato dentro.

«Che diavolo significa che vivi qui

Valentina storce il naso e fa la classica faccia da vecchio gufo. La fa sempre quando dimostro di essere lenta a capire. E lei oggi è furibonda, talmente fuori di sé che potrebbe essere usata come bomba atomica.

«Tonta!» mi rimprovera. «Significa che me ne sono andata di casa e che adesso vengo a vivere da te. Che tu lo voglia o no!»

Il detto fulmine a ciel sereno devono averlo inventato pensando alla mia migliore amica. Non le sorge il dubbio che debba chiedere il permesso ai miei genitori. Marcia come un carro armato nel salotto e butta la valigia accanto al divano.

«Ovviamente puoi restare, Vale. Sei la mia migliore amica, ci mancherebbe. Mi spiegheresti però che cos'è successo, perché io non...»

Valentina, nel suo fisico statuario, mi blocca con un solo gesto, un dito alzato per intimarmi di stare zitta: c'è qualcosa che non va, qualcosa fuori posto. Inizia a tirare su con il naso e a prendere grandi boccate. Assapora l'aria, la tasta con l'olfatto, direzione cucina...

«Nina?»

Ha cancellato dalla voce il tono da guerra, l'isteria melodrammatica che caratterizza il suo personaggio.

«Che diavolo è questo?»

Il dito punta ora il tavolo.

Torta cioccolato e pere, torta sacher, torta cioccolato e arance, profiterole al cioccolato, muffin al cioccolato, muffin alla Nutella, muffin con gocce di cioccolato, biscotti cioccolato e mandorle, bignè con crema pasticcera al cioccolato, budino al cioccolato, mousse di cioccolato e caffè...

«Vuoi lasciare il liceo e aprire una pasticceria?» mi chiede, contemplando il panorama di dolci che si stende davanti a noi.

Cucinare mi rilassa, mi aiuta a sgomberare la mente dai problemi, a sentirmi una persona utile, creativa, migliore. Faccio segno a Valentina di accomodarsi.

«Marco esce con Celeste» rivelo.

Valentina rischia di strangolarsi con un muffin al cioccolato e si batte un pugno sul petto.

«E c'è un problema» aggiungo. «Anche se sto dicendo al mondo intero che mi va bene, tra me e me non ne sono così sicura.»

Valentina è rossa in viso per il recente soffocamento. Si batte un altro pugno sul petto e bofonchia un "certo che non ne sei sicura". Poi decanta le lodi della cioccolata.

«Cioccolata, cioccolata,» grida «mancassi tu a riparare i cuori spezzati!» Poi confessa il misfatto: «Ho litigato con i miei. Non voglio fare l'università, ma trovarmi un lavoro. Persino quel delinquente di Giacomo aveva paura da quanto gridava nostro padre».

Ho visto una sola volta il signor Santoni perdere le staffe. Se non avessi avuto la mano di Valentina stretta alla mia, sarei scoppiata in lacrime per il terrore. E poi so quanto la sua famiglia tenga alla scuola, ai voti, alla carriera...

«Muffin alla Nutella?»

Valentina non se lo fa ripetere. Ne agguanta uno e se lo ficca in bocca.

«Che mondo sarebbe senza Nutella?» mi chiede, masticando con poca grazia. È incredibile quanto sappia essere forte rispetto a me.

«Ne usciremo, Nin» mi dice. «In fondo noi siamo delle dure, no? Non di quelle che si buttano dall'ultimo piano del liceo perché hanno preso un quattro in fisica.»

«E poi te le ritrovi sfracellate sul marciapiede!» aggiungo. «Come se certe sciocchezze potessero scalfirci.»

«Già! Col cazzo!» concorda Valentina. Prende un budino al cioccolato e lo fagocita in tre cucchiaiate. «Del resto, ci stiamo solo giocando le persone più importanti della nostra vita! Che vuoi che sia?»

Già... che vuoi che sia?

«Una fetta di torta?»

Valentina non si fa pregare: «Una al cioccolato e pere, l'altra sacher! Voglio gonfiarmi fino a esplodere!»

E forse, di fronte all'immensità dei nostri problemi, esplodere di cioccolato è l'unica via d'uscita.



Note d'autrice:

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo di Binomio, volume 1. Probabilmente lo pubblicherò di venerdì perché ho il giorno libero. Seguiranno i ringraziamenti d'obbligo e poi, poi non so. Non so bene come muovermi con il secondo volume, non l'ho mai riletto e al momento ho la testa confusa per altre cose. Può essere che mi servirà un mesetto per organizzarmi, vedere come tagliare i capitoli e simili. 

L'unica cosa certa è che ho già la copertina, oscena come quella di questo volume. Non passerà inosservata!

Intanto vi ringrazio per essere arrivati a questo punto. Non era scontato che qualcuno fosse disposto a seguirmi in un'avventura così folle.

Buona domenica! <3

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