CAPITOLO 46 •un compito•

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Draco's pov
Alzai lo guardo su mia madre. Colei che avrebbe dovuto proteggermi ma che invece aveva sempre chiuso un occhio con tutto.
Mi prese per un braccio velocemente, cercai di divincolarmi ma iniziò a trascinarmi per tutto il salone fino alla porta del suo ufficio.
In quel luogo ci venivo a giocare con... Serena.
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Anni prima...
Ero un bambino. Il mondo era un luogo diverso, o forse ero io che non vedevo la verità nel mondo. Fu lei a farmela scoprire, la verità. Era un amica di famiglia. Era sembra stata una bella bambina, con il viso di un angioletto. Era intelligente, furba. Si prendeva sempre ciò che voleva. Questa caratteristica l'ho presa proprio da lei...
Aveva gli occhi che all'ombra sembravano neri come la pece ma non appena un raggio di sole li incontrava diventavano subito una pozza di miele senza fine.
I suoi capelli biondi, biondo cenere. Alle volte a me parevano rossi. Mi piaceva passarmeli tra le dita, riesco ancora a sentirli. Come fossero qui ancora attorcigliati in piccole trecce che le facevo io per divertimento.
Non mi ricordo il momento in cui ci siamo conosciuti. Sua madre era la migliore amica della mia, ma essa mori quando Serena era ancora una bambina. Ricordo anche lei. Era identica alla figlia. Il padre andava in giro per il mondo per lavoro e puntualmente la lasciavamo a noi. Mia madre ne era felice, non si fidava di quell'uomo, sapeva che appena avesse potuto se la sarebbe data a gambe. Narcissa voleva bene a Serena, come ad una figlia. Forse voleva anche più bene a lei che a me. Io le ricordavo suo marito. Nei miei occhi c'erano i suoi, e nei miei capelli i suoi. Probabilmente questo la spaventava molto.
Serena era la mia migliore amica, mia sorella, l'unica che mi capisse veramente. Le piaceva leggere sotto i meli del giardino e correre nei campi di grano della tenuta Malfoy. E a me piaceva guardarla per ore. Mi ascoltava suonare il piano lei invece. Sapeva che a me piaceva perdermi nelle note, ma ogni volta che toccavo i tasti sentivo ancora il dolore sulla pelle. Allora lei mi accarezzava. Solo grazie a questo oggi posso ancora toccare un pianoforte.
Profumava di grano, di primavera e di libertà.
Alle volte pensavo che fosse fortunata a non avere i genitori. La vedevo come una farfalla, libera di volare dove voleva. Mio padre non la voleva vedere molto spesso, perciò per far contenta Narcissa ci pagava qualsiasi cosa volessimo fare assieme a patto di stare lontano da lui.
Era una bambina, eppure sembrava una donna intrappolata nella pelle di una bambolina.
Crescemmo assieme eppure il nostro legame non ci abbandonò mai.
Lei praticamente viveva con me. Dormivamo uno vicino all'altro.
Avevo circa sette anni. Iniziavo a pormi delle domande e cercare delle risposte. Pensavo che quello che c'era tra noi fosse amore. Pensavo ci saremmo sposati e saremmo stati felici un giorno.
Un giorno glielo chiesi, mentre stava leggendo sotto il solito albero.
"Mi sposerai Serena?"
Ricordo ancora il suo leggero sorriso e il modo in cui chiuse quel libro di favole.
"No" mi rispose in modo così pacato che per qualche secondo stetti zitto a pensare.
"Perché?" Chiesi infine
"Perché rovineremmo la nostra amicizia sposandoci"
"Hai ragione" dissi semplicemente.
Continuammo a crescere assieme. Otto, nove, dieci anni.
E non cambiava nulla. Mai.
Dormivamo assieme, facevamo le stesse cose che ci rendevano felici da quando ci conoscevamo. Quindi da sempre.
Undici anni. Arrivo a entrambi la lettera per Hogwarts.
Quel primo settembre saremmo partiti. Saremmo stati entrambi Serpeverde già lo spaevamo. Ci immaginavamo già la nostra vita assieme a scuola. Tutti ci avrebbero scambiato per fratelli.
Una notte come tutte le altre Serena mi svegliò muovendosi nel letto.
Avevamo già entrambi compiuto 11 anni. Era Maggio. Ricordo la luce che entrava da fuori. Tipica luce calda da primavera.
Mi girai verso di lei e la vidi con gli occhi aperti a guardarmi.
"Non dormi?" Le chiesi passandomi una mano tra i capelli.
Non mi rispose. Ricordo che iniziò ad accarezzarmi il viso dolcemente.
Mi baciò. Non fu il nostro primo bacio ma fu il più vero.
Si sistemò a cavalcioni sopra di me e continuo a baciarmi.
La strana sensazione dell'eccitazione mi pervase. Ero ancora piccolo, acerbo, inesperto. Non capivo cosa ci fosse di sbagliato in me.
Mi sussurrò nell'orecchio che andava bene e scese sotto le coperte.
Mi tirò giù i pantaloni e tornò sopra di me. Mi resi conto che non indossava nulla se non la sua maglietta rosa. Ero spaventato. Mi sentivo sporco ma allo stesso momento volevo farlo.
"Ei Serena"
"Ei"
"Cosa stiamo facendo?"
"Sto prendendo una parte di te e tu stai prendendo una parte di me, così per sempre ci apparterremo a vicenda"
Chiusi gli occhi.
Fu così la mia prima volta. Inaspettata. Quando lo dissi a mio padre fu la prima volta che lo vidi anche solo lontanamente orgoglioso di me. Mi disse che dovevo continuare a farlo. Con più persone mi fosse stato possibile, avrei acquisito potere in questo modo.
Quando dissi questa cosa a Serena mi sembrò triste. "Devi fare ciò che ti dice tuo padre" rispose per poi correre via lontano da me.
Ne parlammo, né litigammo.
"Doveva servire ad essere più vicini e ora ti stai allontanando" dissi
"È solo perché so che un giorno succederà comunque"
Mi arrabbiai a quelle parole. Mi raccontò che Narcissa le aveva detto tanto tempo prima di non innamorarsi di me, mai. Questo perché ero già di qualcun altro. Non ero ancora nato e già ero promesso ad in altra donna.
Non ci credetti. Non ci credetti per tanti anni.
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Nella stanza vidi cinque uomini, uno più spaventoso dell'altro. Vedendoci entrare tirarono su tutti la manica destra e ci mostrarono il loro marchio.
Mia madre fece lo stesso sia per se stessa che per me.
Uno di quegli energumeni mi si avvicinò. Era alto, il suo volto e ricoperto di cicatrici, capelli neri e lunghi arruffati, vestito male... pareva un vero guerriero.

Cosa ci faceva un vero guerriero con Lord Voldemort?

"Il signore oscuro ci ha dato delle istruzioni precise perciò dovrai seguirle con attenzione e non deluderlo figliolo"
Quell'espressione mi fece accapponare la pelle.
"Non sono il tuo cazzo dì figlio dimmi cosa fare e vattene da casa mia" dissi guardandolo con cattiveria negli occhi. L'uomo fece un mezzo ghigno e continuo a parlare.
"...devi tornare ad Hogwarts seguire le lezioni ed essere uno studente qualunque, non puoi mostrare il marchio a nessuno, Blaise Zabini sarà al tuo fianco è un aiutante scelto dal Signore oscuro in persona per te"

Blaise...

"...queste sono le istruzioni." Mi porse un foglio e fece per andarsene quando alla porta si rigirò
"Devi riuscire nella tua missione ragazzo, o lui uccidera te ma soprattutto la tua amata Black"
Lo guardai senza trasparire alcuna emozione.
Lo sapevo, sapevo che mi avrebbe ucciso se non lo avessi aiutato. Ma non mi importava più di tanto di me, sarei morto, avrei ucciso per lei.
Uscii dalla stanza e mi avviai per le segrete ma mia madre mi fermo di nuovo.
"Non puoi tornare da lei, non finche non avrai finito il tuo lavoro ordini dal signore oscuro e da tuo padre"
"Non mi vedrà più tornare, penserà che mi avete fatto del male..."
"Mi occuperò io di lei"
"Non lo hai fatto per tutto questo tempo nemmeno con me come posso fidarmi"
Sembro ferita dalle mie parole.
Si madre. Dovevate proteggermi quando mi vedevate morire impotente sotto vostro marito.
Respirai a fondo e mi girai.
La rabbia tornava, tornava sempre in ogni momento.
"Non ho intenzione di stare in questa casa bello comodo mentre Storm è lì sotto da sola a soffrire"
"Non so che dirti Draco... dove vorresti andare?"
"Non ne ho idea ma non qui... non sotto lo stesso vostro tetto"
Vedevo tutto con una prospettiva diversa. Avevo aperto gli occhi.
Era colpa loro se ero finito in questo casino. Era tutta colpa dei nostri genitori che ci hanno rovinato la vita.
Quel marchio sarebbe stato per sempre sul nostro braccio.
In bella vista, per far vedere al mondo che non siamo riusciti a vincere contro di lui.
Questo marchio magari avrebbe potuto farci diventare più forti un giorno, ma a quale prezzo.
La vita, la morte. Ormai quale era la differenza?
Mi allontanai.
Salii in camera mia. La mia bella camera che mi rispecchiava tanto.
Presi le mie cose e me ne andai.
Non degnai nessuno di uno sguardo. Non sapevo dove fosse mio padre e non mi importava.
Narcissa mi guardò uscire dalla porta, affranta.
Era anche colpa sua, non era abbastanza forte da proteggermi. Quindi ora mi sarei protetto da solo.

DON'T LEAVE ME ALONE~ immagina Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora