Il nuovo inizio non è facile per nessuno.
Ma non vedo l'ora di cambiare aria, sinceramente.
La California mi ha stancato.
Lei e la gente che ci vive.
Questa volta, la mamma è stata trasferita per lavoro a New York, il che implica un trasferimento di tutta la famiglia.
Che poi 'tutta' è un parolone! Ci sono solo io e mia madre!
No, non ne sono contenta della separazione dei miei.
Ma sinceramente, mi sta bene così.
Ad ognuno la propria vita, ad ognuno il proprio inferno."Emma! Sveglia o faremo tardi!" Urla mia madre dal piano di sotto.
"Okay!" Dico, con la bocca ancora impastata dal sonno.
Mi alzo a fatica, col braccio a sorreggermi la testa.
La sbronzata di ieri con Cat non mi ha fatto bene.
Camminando verso il bagno, inciampo sugli ultimi scatoloni da imballare e da caricare sul grande camion da trasporto.
"Dov'è la mia roba?" Grido a mia madre, nella speranza di una risposta.
Quando è concentrata in qualcosa non risponde mai, e non ho voglia di urlare.
"Nella mia camera Emma!" Urla lei, pochi secondi dopo.
Mi dirigo in camera sua, prendo lo spazzolino e la roba necessaria per lavarmi e mi chiudo in bagno.
Una volta finito, mi vesto con una camicia ed un jeans e vado al piano di sotto.
"Mh.. Posso aiutare?" Chiedo al tizio cicciottello sulla porta di casa.
"No no signorina." Sorride lui, continuando a caricare sul camion.
La mamma pochi minuti dopo è pronta, confermando l'inizio del trasloco.
Ci dirigiamo con un taxi fino all'aeroporto.
Ma dai, forse un po' mi mancherà.
Forse.
/To: Cat
Ehy Cat, sto partendo. Grazie per ieri ahah! Emma./
Che messaggi emozionanti.
Spengo il telefono e ci prepariamo all'imbarco.
[...]
Il rumorino meccanico dell'aereo mi sveglia.
Siamo atterrati!
Wow, New York!
Scendiamo dall'aereo poco dopo, portando con noi le valigie ingombranti.
"Bene Emma, dobbiamo andare lì per poter arrivare a casa con un Taxi." dice la mamma, indicando un punto a caso nel vuoto.
Cazzo, serve la telepatia!
"Tipo.. Ho sonno, fame, caldo, e .. Credo basta, voglio andare ora a casa, mamma" le dico ridendo.
"Vieni ahah"
Ci dirigiamo verso il punto precedentemente indicato dalla mamma e prendiamo il primo taxi che si ferma accostando al marciapiede.
[...]
Scendo dal sedile del passeggero posteriore, e mi sgranchisco le gambe.
"Gatto muoviti a scaricare!" Dice mia mamma, probabilmente emozionata all'idea di una nuova casa.
"Sisi arrivo" prendo la valigia e aspetto paziente davanti alla porta di casa.
"Ecco.. Fatto!" Dice mia mamma, una volta aperta la porta.
Entro dentro, squadrando la casa da capo a piedi.
Woah! È figa!
Un po' vecchio stile, ma figa davvero!
Faccio il giro della casa, in cerca della mia futura stanza.
Una volta trovata, comincio a sistemare.
Non mi soffermo molto sulla casa, voglio vedere New York!
Indosso il cappello ed esco, avvisando mia madre di una mia possibile perdita a New York.Passeggio, pur non sapendo dove sto andando. Giro di qua, svolto di là, mi fermo al bar, prendo qualcosa e arrivo in una piazza.
Inizio a guardarmi intorno.
New York è proprio bellissima.
L'unico problema è che vorrei tornare a casa, ora.
Ma come faccio?
Inizio a preoccuparmi seriamente.
'Non ho la minima idea di dove sia, come faccio a tornare a casa?' Adesso parlo anche da sola, povera me.C'è un ragazzo appoggiato a un muretto con una giacca di pelle e le mani in tasca.
Potrei chiedere a lui, è l'unica persona nelle vicinanze.
Sembra stia fissando nel vuoto.
Non so se avvicinarmi o lasciare perdere.
Beh, è la mia unica speranza.Mi avvicino lentamente.
"Ehi, scusa" gira la testa verso di me.
"Mi sono persa, è il mio primo giorno qua" dico io imbarazzata con un sorrisetto ebete stampato in faccia.
"Si, ma non te l'ho chiesto" il mio sorriso scompare.
Infilo una mano in tasca e prendo un bigliettino su cui mi sono segnata il nome della via dove abito.
"Ehm...Non è che potresti dirmi...come...arrivare alla 'Fifth Evenue'?" Dico leggendo il foglietto.
Mi squadra dalla testa ai piedi.
Si stacca dal muretto.
"Non è lontana. Però facciamo in fretta. Ho da fare" risponde seccato.
Accelera il passo e prendo la rincorsa per raggiungerlo.
"Scusa, se non puoi chiedo a qualcun altro" metto il foglietto in tasca.
"No. Non c'è problema" non mi guarda in faccia.
"Come hai detto che ti chiami?" Chiede lui.
"Non l'ho detto. Mi chiamo Emma" gli tendo la mano per stringergliela, ma lui non ci fa caso.
"Zac" guarda da un lato all'altro della strada per attraversare.
Allontano il mio sguardo dal suo per cercare di non intersecarli.
"Fifth evenue?" Chiede lui.
"Si" rispondo imbarazzata.
"Fra poco siamo arrivati" mette le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Scusa l'intrusione, ma...hai detto che avevi da fare. Però eri li appoggiato a quel muretto a fare niente" sono imbarazzata da quello che ho appena detto.
"Questi non sono affari di una ragazzina che 'conosco' da 5 minuti"
Rinchiude il 'conosco' con delle virgolette imitate con le dita.
Mi giro dall'altra parte.
"Ecco. Siamo arrivati" entriamo nella via.
Riesco a riconoscerla.
"Grazie" gli sorrido tendendogli la mano.
"Prego" rifiuta il mio gesto e se ne va
Rimango sbalordita, impalata davanti alla porta di casa. Che carattere strano. Questa cosa non ha senso.
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No Sense
FanfictionIl suo brutto carattere e la sua introversione mi sconvolge. È proprio questo quello che mi fa innamorare di lui, delle sue imperfezioni, del suo brutto carattere, del modo in cui mi guarda, di lui. Questa cosa NOn ha SENSo -Chia -Cami