Capitolo 28

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"Scusa se chiedo, il tuo ragazzo è Zac?" Posso constatare dal suo tono che è abbastanza imbarazzato.
"Ehm, in teoria sì" sorrido.
"In teoria?" Chiede agitando il bicchiere.
"Le..divergenze" abbasso lo sguardo e traccio con i tacchi le linee di cemento che dividono le grandi piastrelle sul pavimento.
"Ah, scusa" si strofina il retro del collo con la mano.
"Oh.. nulla" sorrido e alzo lo sguardo
"Sei di qua?" Chiedo.
"In realtà no. Sono un po' più nella periferia, però sono qui molto spesso" gesticola.
"Ah, capisco." Cerco di fingermi realmente interessata, anche se formulo domande giusto per non rimanere silenziosi uno di fianco all'altro.

Il mio telefono squilla nella borsetta.
"Scusa, è il mio telefono" lo cerco nella borsa.
Un messaggio di Zac.
Anche se siamo a qualche metro di distanza sono sollevata nel sapere che non è venuto a cercarmi, mondo come potrebbe reagire vedendomi qua fuori con Jacopo.

//Zac: Che fine hai fatto? Stai bene? xx//

Sorrido leggendo che è preoccupato per me.

//Emma: Sto bene. Fra poco arrivo. xx//

Metto via il telefono e cerco di chiudere la conversazione con Jacopo.

"Allora. Dimmi qualcosa di te" chiede lui.
Non posso rifiutare, non riesco a prendere e andarmene.
"Beh, frequento il quinto liceo, mi sono trasferita qua da poco con mia mamma e..non saprei dirti altro" sorrido e lui fa lo stesso.
"Dov'eri prima?" Fa troppe domande questo ragazzo.
"California." Mi guardo intorno.

La porta dietro di noi sbatte.
Mi irrigidisco, non voglio neanche provare ad immaginare chi possa essere.
Sento dei passi pesanti che si avvicinano e Jacopo si gira per vedere chi potrebbe essere.

"Tu, Emma!" Una pesante voce maschile urla dietro di me.
Una voce inconfondibile.
Una grande mano si chiude forte sul mio gomito destro, strattonandomi per girarmi indietro.
"Mi avevi detto che eri andata in bagno e invece sei qui con..con..lui?" Dice con tono schifato, quasi urlando.
"Perché, ci sono problemi?
Devo per caso informarti ogni volta che faccio qualcosa?
Devi sempre essere al corrente di tutto, èh?
Ti da fastidio non avere tutto il mondo nelle tue mani?
Ti da fastidio che io non possa avere una vita?" Alzo la voce.
"Una vita, Emma!?" Urla il mio nome, indicando Jacopo.
"Lo conosci da un quarto d'ora e la definisci una vita? Ma mi prendi in giro?" Urla e le vene sul collo si gonfiano spaventosamente.

"E tu. Sporco verme.
Solo perché sei in una cazzo di casa editrice di merda non vuol dire che te la puoi fare con la mia ragazza" percepisco la tensione nella sua voce e improvvisamente il posto in cui ero venuta per prendere una boccata d'aria si trasforma in una
minuscola area con l'aria pesante.
"Non c'è bisogno che ti incazzi con me, Zac. Stavamo soltanto parlando" parla tranquillamente, non sembra spaventato dall'atteggiamento di Zac quanto me.

"Immagino. Tu comunque non ti devi avvicinare a lei, ti è chiaro?" Si avvicina a lui e i suoi bicipiti si caricano di tensione, mentre stringe la mascella.

Le dita delle mani si chiudono a formare due pugni e le nocche diventano bianche per la forte stretta che ha nella mano.

Il suo braccio destro si alza velocemente e il suo pugno va a connettersi con la parte sinistra del volto di Jacopo.

Non posso crederci. Non può essere successo. Non può essere vero.

"Zac!" Urlo coprendomi la bocca con la mano, guardando Jacopo che barcolla all'indietro ma non cade.

"Come hai potuto?" Urlo avvicinandomi a lui e strattonandolo per farlo girare verso di me.
"Emma, io.." Dice tranquillizzandosi, ma lo fermo.
"No, Emma un cazzo, non puoi essere così. Non puoi essere così possessivo, non posso scambiare parola con una persona che tu sei già pronto a prendertelo a pugni.
Non puoi fare così, basta!" Urlo e mi allontano.
Cerco nel parcheggio la macchina con cui Andrew ci ha portati qui, ma vengo bloccata dall'immagine di Jacopo e Zac là da soli.

Torno di corsa indietro e corro da Jacopo.
"Jacopo, mi dispiace, non so perché abbia fatto così" quasi mi strozzo con le mie stesse parole a causa del fiatone. Zac non è nei paraggi.
"Non..non fa nulla" si massaggia la mascella.
"Aspetta. Vuoi del ghiaccio?" Chiedo, pur non sapendo dove poterne rimediare un po'.
"No, non preoccuparti" scuote la testa.

"Hai visto dov'è andato Zac?" Chiedo guardandomi intorno.
"Ti ha rincorso, ma mi sa che non ti ha trovata" sorride e io, però, non faccio lo stesso.

"Scusami, devo andare a parlargli" mi allontano da lui.

Lo cerco per tutto il parcheggio e, a un certo punto, lo trovo prendere a pugni un albero.
Mi avvicino correndo e lo fermo.
"No, Zac, smettila!" cerco di fermare le sue potenti braccia ma lui sembra rifiutare.

Dopo aver urlato qualche volta, finalmente si ferma.
Lo guardo fisso negli occhi e ha il respiro affannato.
"Non c'è motivo che te la prenda. Sono io quella che dovrebbe arrabbiarsi" cerco di restare tranquilla.
"Ah, tu? Chi è che mi ha lasciato in quella noiosa sala da solo nella convinzione di una menzogna e se la stava facendo con un altro? Io o tu?" Quasi urla, appoggiando la testa all'albero stringendo i pugni.
"Se la stava facendo? Zac, ma cosa stai dicendo? Ma neanche conoscevo l'età o neanche sapevo il cognome, e addirittura vai a pensare questo? Zac, io?" Urlo.

"Si, Emma, tu" dice staccandosi dall'albero.

Il mio cuore si pietrifica.

cami072000

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