POV'S EMMA
Continuiamo a ridere per la maggior parte della strada, e credo che da un lato mi faccia anche bene.
Ci mettiamo più o meno 15 minuti ad arrivare a casa sua a piedi.Arriviamo davanti ad un grosso palazzo che sembra esser fatto di vetro, che rispecchia tutto il resto della città sulle sue grosse vetrate.
Entriamo nel portone d'ingresso e attraversiamo una hall con delle grandi poltrone di pelle nera e un bancone con una portineria molto raffinata.
"Buon giorno signor Miller" dice un uomo in giacca e cravatta con un cartellino appeso al taschino della giacca.
"Mr. Brooks" leggo sul cartellino. Suppongo che sia il suo cognome.
Affianco al nome c'è una piccola fotografia del suo viso."Ciao Andrew" lo saluta Zac facendo cenno con la mano.
Attraversiamo la hall e arriviamo davanti ad un grande ascensore di specchi. Zac preme il dito su un bottone di ferro satinato.
L'ascensore apre le porte facendo un tintinnio e noi entriamo dentro.
"Wow, che eleganza" esclamo, guardandomi intorno nel grosso ascensore ricoperto di specchi e luci bianche.
Preme il tasto 7 e in più o meno un minuto arriviamo, venendo accolti sempre dallo stesso tintinnio.Usciamo dalle porte che si aprono all'unisono e arriviamo in un grande corridoio con il pavimento di marmo rosa.
Giriamo a sinistra e arriviamo davanti ad un grande portone di legno marrone scuro.
"Prego" apre la porta e mi indica di entrare.
Entro e rimango a bocca aperta.
Il pavimento è tutto di marmo grigio e bianco, mobili antichi e grandi divani riempiono l'estesissima sala d'entrata.
Due poltrone sono agli estremi dei braccioli dei divani, un grande tavolo di legno è posizionato a destra della sala, con quelle che sembrano venti sedie alle quattro lunghezze."E tu questa la chiami casa?" Mi giro verso di lui stupita.
"Beh, io qui ci vivo. Quindi suppongo di doverla chiamare casa" sorride.
"È stupenda! È enorme" continuo a complimentarmi.
"Beh, si." Mi sorride facendomi l'occhiolino.
"Ma in quanti vivete qui? È grande tanto per supportare un esercito!" Domando.
"In realtà vivo qua con mia sorella. Non siamo in tanti qui" abbassa la testa e si allontana.
"Oh. Mi dispiace..scusa" cerco di seguirlo, quasi correndo, nella grande casa.
"Non scusarti. Non è successo nulla ai nostri genitori. Sono solamente tutto l'anno in giro per lavoro" quasi lo dice con noncuranza.
"Mi...mi dispiace" gli prendo la mano.
"Ti ho già detto di non dispiacerti. Non lo sono neanche io" dice irrigidendosi.
"Ma..quanti anni ha tua sorella?" Chiedo.
"Venti. Ha solo due anni in più di me. Ma ce la caviamo" sorride indicando intorno a lui.
"Vedo" sorrido."Vieni. Andiamo nella mia camera!?" Si avvicina e mi sorride. L'ha detto più come un'affermazione che una domanda, ma accetto e lo seguo.
Percorriamo il salotto e noto una grande scalinata che prima mi era sfuggita.
Saliamo e arriviamo al primo piano. Tutto il primo piano è occupato da solo due porte. Le loro camere.Ci avviciniamo e lui appoggia la mano sulla maniglia argento.
Apre la porta e un'ondata di profumo mi riempie le narici.
STAI LEGGENDO
No Sense
FanfictionIl suo brutto carattere e la sua introversione mi sconvolge. È proprio questo quello che mi fa innamorare di lui, delle sue imperfezioni, del suo brutto carattere, del modo in cui mi guarda, di lui. Questa cosa NOn ha SENSo -Chia -Cami