Capitolo 5

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Quella notte Elaine dormì tranquilla. Rimase ancora un po' da Hoseok, ma alla fine il richiamo della solitudine si fece troppo forte per ignorarlo e decise di chiudersi nella nuova stanza. Hoseok le disse che avrebbe raggiunto gli altri e di correre da loro se avesse avuto bisogno. Si addormentò molto tardi; provò a scrivere qualcosa, senza risultati soddisfacenti. Di solito l'ispirazione le veniva di notte, eppure le parole che scrisse erano senza senso, non congiungibili. A un certo punto, verso l'una e mezza, si ritrovò a descrivere il momento in cui aveva incontrato Jungkook. Lo specchio era una figura essenziale in quella scena.

Mentre scriveva le tornò in mente il poema di Alfred Tennyson sul ciclo arturiano: la Dama di Shallott, Elaine di Astolat, rinchiusa nella sua stanza vede Lancillotto tramite uno specchio. Da quel poema, più di vent'anni prima, sua madre aveva tratto ispirazione per il suo nome. Visto che il suo agente le aveva suggerito di ispirarsi a leggende inglesi, la ragazza decise di rendere quell'ispirazione ancora più palese nella sua scrittura. Jungkook era il suo Lancillotto? A quel pensiero ridacchiò in maniera nervosa.

Si svegliò alle dieci di mattina, Hoseok bussò prepotentemente alla sua porta e lei dovette alzarsi per farlo smettere.

«Il sole è alto in cielo!» La sua energia la mattina era stupefacente. Senza chiederle il permesso andò verso le pesanti tende e le spalancò. Un raggio di luce quasi accecò Elaine.

«Perché devi essere così rumoroso?» commentò inacidita, ritornando a nascondersi tra le coperte. Quando Hoseok la raggiunse, i due ragazzi iniziarono una lotta, che il ragazzo vinse facilmente, strappandole coperte di dosso.

«Sei qui per lavorare! Non puoi stare a letto tutto il giorno» le parlò con un sorriso stampato sulle labbra e urlando, così che lei lo potesse sentire bene. Sembrava quasi felice di vedere la stanchezza negli occhi di Elaine.

«Ti ha pagato, vero? Mia madre, intendo» sputò quelle parole quasi con cattiveria. Odiava svegliarsi presto. Ora avrebbe passato tutta la giornata di cattivo umore.

Hoseok rise divertito. «Magari.» Si mise ad aprire le finestre. I raggi del sole mattutino lo colpivano in pieno volto, colorando e dando vitalità al suo volto chiaro. «È solo che non risolverai niente standotene chiusa qui dentro e dormendo.»

Elaine lo fulminò con lo sguardo, ma una parte di lei pensava che avesse ragione. Hoseok le tornò vicino, appoggiò una gamba sul letto e la guardò serio. «Hai tempo di mangiare e farti una doccia se vuoi» le disse. «Verso le undici andiamo a comprare delle cose in città.»

«Andiamo?» Elaine allungò una mano verso il comodino e prese l'apparecchio acustico, ossia un piccolo oggetto quasi trasparente. La notte, o in generale quando non lo usava, lo riponeva in una scatolina nera. Dopo averlo pulito se lo sistemò con cura nell'orecchio sinistro. Riiniziare a sentire bene con entrambe le orecchie era sempre strano, impressione che però durava pochi secondi.

«Io, Jimin, Taehyung e... te.» Elaine lo fulminò di nuovo con lo sguardo e Hoseok aggiunse veloce: «In città il telefono prende. Potrai chiamare i tuoi.» Elaine fece una smorfia e Hoseok rimase a osservarla, in attesa di una risposta.

«Ok.»

«Ok» ripeté contento. «Ti aspetto in cucina.»

👻👻👻

Era una bella giornata, pensò mentre scendeva le scale. Anche dalle finestre opache, che si aprivano sulla parete in mezzo alla scalinata, poteva vedere il sole splendente. Faceva ancora abbastanza caldo, per questo optò per vestiti leggeri. Quando arrivò nell'atrio al piano terra, il silenzio pesante del piano superiore fu sostituto da un leggero vociferare di sottofondo. Più si avvicinava alla cucina, più questo rumore aumentava. Si fermò alcuni secondi davanti alla porta chiusa, chiedendosi se dovesse bussare prima di entrare. Magari le persone lì dentro stavano facendo una discussione importante e se fosse entrata le avrebbe disturbate.

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