Capitolo 52: Jimin

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Davanti a lui vede la città che si sta svegliando. Oltre le montagne e i grattacieli, il sole sta salendo in cielo. Si trovano al Bugak Skyway, la strada che attraversava uno dei monti che circondavano la capitale coreana. Si guarda intorno, contento, mentre le emozioni che aveva provato quel giorno di molti anni prima lo ripercorreranno. Il padiglione ottagonale, dai colori rossi, si trovava giusto dietro di loro e davanti a lui la vista sulla città.

Era andato lì con Taehyung e Jungkook. Non essendo un luogo facilmente raggiungibile da dove vivevano loro, si erano fatti accompagnare dalla madre di Jungkook, che era rimasta poco lontana per osservarli. Forse era anche per questo che aveva permesso al figlio di prendere parte a quell'uscita.

Con loro, a dire il vero, ci era andato di pomeriggio, ma era certo che in quel momento davanti a lui e Anne vi fosse il sorgere del sole. La sua mente sembrava aver cambiato quel ricordo di sua spontanea volontà. Jimin non seppe se essere fiero di sé o spaventato per non aver avuto voce in capitolo nel lavoro del suo subconscio.

«Seoul?»

Jimin pensa che Anne non abbia mai sentito quel nome.

«La mia città» le dice.

Sembra essere una mattinata estiva, di quelle abbastanza fresche da permettere alle persone di uscire e non soffrire il caldo umido della città. Gli alberi intorno sparsi per la piazzetta in cui si trovano sono verdi e qualche metro più alti di loro. Non c'è nessuno, anche se Jimin è sicuro che nel suo ricordo ci fossero almeno un paio di persone.

Lascia andare le mani di Anne, per cercare un posto comodo dove sedersi. Sceglie una panchina delle panchine sotto una tettoia, che si trovano proprio davanti a quello scenario idilliaco. La donna, insicura, lo imita. Jimin, mettendosi a sedere, si accorge di avere il telefono nella tasca dietro dei pantaloni. Lo tira fuori e senza rifletterci troppo, si mette a cercare delle canzoni che aveva messo tra i preferiti. Gli viene in mente una melodia perfetta per quella situazione e la fa partire. C'è il wifi nella sua mente?, si chiede quasi divertito dall'idea.

Anne lo sta ancora guardando, attenta ad ogni suo movimento. Appena la melodia parte, Jimin si lascia travolgere.

«Adoro questa canzone» confessa al vento leggero che gli sfiora la pelle. È una canzone di musica classica, composta da un pianista italiano. Jimin l'ha scoperta per caso, guardando dei video su internet.

Non è mai riuscito a descrivere con le parole tutta la vasta gamma di emozioni che quella musica riesce a trasmettergli. Intima e profonda, delicata e maestosa, universale e individuale al contempo, "Experience" di Einaudi sarebbe stata la canzone che avrebbe scelto se qualcuno gli avesse mai chiesto di descrivere la vita umana. Non c'è melodia migliore per esprimere la pienezza della vita.

"Panta rei." È un concetto che gli torna in mente proprio in quel momento, davanti a quella visione. Sa che ha origine greca, se non ricorda male dovrebbe essere attribuita a Eraclito.

"Impermanenza" è il secondo concetto a cui pensa.

Qualunque cosa è diverso rispetto a com'era un attimo fa e a come sarà un attimo dopo.

Si chiede se possa essere applicato anche a lui e alla sua vita.

«Lo fai spesso?» gli chiede lei, distraendolo dai propri pensieri.

«No, non vengo qui da tanto. Anche perché è dall'altra parte del mondo.»

«Non intendevo quello.» Anne scuote la testa.

«Di solito mi accontento di ascoltare la musica mentre vado in giro. Credo che poter ascoltare la musica facilmente e ovunque sia la cosa migliore del progresso» commenta, ridacchiando un po' imbarazzato.

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