Capitolo 19

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Quando si risvegliò era sdraiata su un materasso. Nonostante la testa le facesse ancora male, non era più sul punto di scoppiare. Cercò di mettersi a sedere e Hoseok le diede una mano. Era rimasto al suo fianco per tutto il tempo che lei aveva passato a dormire. Le offrì da bere e un'aspirina.

Elaine si rese conto che erano nella loro stanza, solo loro due. Nessun'altro sembrava esser rimasto. Elaine cercò di non pensarci troppo, prima che potessero nascere insicurezze e paranoie.

Non era la prima volta che sveniva, le era successo diversi anni prima, dopo aver fatto un vaccino a sedici anni. In quel caso l'ansia che si era accumulata era diventata tale da farla svenire appena messo piede fuori dalla struttura. Non era stata un'esperienza piacevole.

«Namjoon ci è rimasto male» le disse Hoseok, mentre lei tornava sdraiata in attesa che la medicina facesse il suo effetto. «Non ha tutti i torti.»

Elaine si girò verso il muro, dando le spalle al ragazzo, seduto a bordo del letto.

«Lo so.»

Ripensò a quello che si erano detti e la vergogna iniziò a impossessarsi della sua mente. Perché non era stata zitta? Ancora peggio era il fatto che si fosse comportata in quel modo davanti a tutti e non in privato.

Si nascose il volto tra le mani.

«Dormi un po'.» Hoseok sembrò capire i suoi pensieri, Elaine nei suoi occhi non vide alcun giudizio, solo malinconia.

«Grazie.»

👻👻👻

Non dormì, non era mai riuscita ad addormentarsi nel pomeriggio. Rimase quindi, semplicemente con gli occhi chiusi, cercando di riposare. Il mal di testa le impediva ancora di ragionare e distrarsi, ma lentamente lo sentì svanire, fino a quando non si fece debole come un ronzio di sottofondo. Decise solo allora di alzarsi.

Hoseok, al contrario, si era facilmente addormentato nel suo letto. Elaine lo dovette svegliare, almeno per avvisarlo che stava per scendere.

Quando gli toccò gentilmente una spalla, il ragazzo sobbalzò spaventato. Ci mise un attimo a mettere a fuoco e riconoscerla. Hoseok le chiese per prima cosa come lei si sentisse.

«Tutto bene» gli sorrise. «Stavo pensando di scendere. Vieni anche tu?»

Ora che il dolore se ne era andato, il compito di tormentarla era passato in mano al senso di colpa e alla vergogna. Continuava a ripensare alla scenata che aveva fatto. Voleva sotterrarsi e andarsene. Cosa avrebbero pensato di lei? Di sicuro, non aveva lasciato una bella impressione.

Imprecò sottovoce e, mentre camminava verso il piano terra, piegò la testa all'indietro, le mani che tenevano il collo. Chissà se sarebbe ancora piaciuta a Jungkook dopo quella scenata.

«Non pensarci troppo» le disse Hoseok. Come sempre aveva capito quello che le passava per la testa. Elaine gli rivolse una smorfia umiliata e continuò a camminare con aria desolata.

Passarono accanto alla porta verde del secondo piano, Elaine cercò di non guardarla, così da trattenere possibili azioni avventate. Namjoon aveva ragione, non poteva continuare a comportarsi in quel modo. Anche se, si giustificò con se stessa, non era tanto facile. Il problema di essere avventati era proprio la mancanza di pensieri prima di agire. E come poteva pensare di fermarsi se non pensava a nulla prima di agire? Un paradosso.

Il piano terra sembrava vuoto e silenzioso. Non aveva voglia di uscire per vedere se fossero lì, così decise di andare verso la sala da pranzo. Alcune ore prima, Namjoon aveva proposto di farla diventare la loro "base" strategica e a tutti era andata bene.

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