Capitolo 21: Jimin

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Jimin era corso verso Taehyung ed era riuscito ad afferrarlo prima che colpisse il terreno. Nel farlo, si era fatto male ai gomiti, che avevano iniziato a sanguinare. Ignorò il dolore e strinse con forza l'amico.

«Taehyung-a!» gridò il suo nome, ma non ricevette nessuna risposta dall'amico svenuto. Lo scosse, sperando di svegliarlo. I suoi occhi rimanevano chiusi.

«Tae...» lo pregò con voce spaventata. Il volto di Taehyung era privo di emozioni, calmo, come se si fosse davvero solo addormentato. Jimin si portò il suo volto al petto, il corpo dell'amico gli sembrò diventare freddo.

Elaine arrivò al suo fianco, accovacciandosi a terra. Jimin alzò il viso bagnato dalle lacrime verso di lei, la guardò negli occhi, era spaventata e agitata quanto lui.

«Va tutto bene» cercò di rassicurarlo. «Tra poco si sveglierà!»

E se Taehyung non si fosse svegliato, invece? Non poteva permetterlo. Non poteva perderlo. Se Taehyung lo avesse lasciato da solo, Jimin sarebbe rimasto con niente, si sarebbe sentito vuoto, come se qualcuno gli avesse strappato metà del suo cuore.

Non riuscì a controllare le lacrime. Non gli piaceva piangere davanti ad altre persone, faceva fatica a piangere persino davanti a Taehyung, ma non riuscì proprio a calmarsi. La paura aveva accecato la sua mente. Strinse ancora più forte l'amico, le braccia gli stavano tremando per il nervosismo e il sangue stava macchiando il terreno. Elaine gli posò una mano sulla spalla, ma rimase in silenzio.

Jimin sapeva che prima di Taehyung anche Elaine e Hoseok avevano attraversato un fantasma, ed entrambi si erano svegliati. Eppure non poté controllare la paura e nella sua mente iniziò a immaginarsi i peggiori scenari possibili se Taehyung non si fosse mai svegliato. Sarebbe dovuto tornare in Corea, non voleva tornarci, o almeno non in quel modo, avrebbe dovuto cercare la madre del suo amico.

Non poteva permetterlo. Non voleva rimanere solo. Avevano fatto una promessa quando avevano lasciato la Corea. Taehyung non poteva infrangerla!

Passarono alcuni minuti, Jimin li trascorse a tormentarsi, gli occhi e il naso che gli bruciavano per le lacrime. Elaine aveva tirato fuori da una tasca dei pantaloni dei fazzoletti, ma Jimin li aveva presto finiti.

Il mondo intorno a loro era silenzioso, indifferente alla sua disperazione. Gli alberi li sovrastavano calmi e pieni di giudizio, il fiume scorreva veloce al loro fianco. Forse solo il cielo, di un grigio che prometteva pioggia, lontanamente rispecchiava le sue emozioni.

«Tae» sussurrò contro il suo volto, mentre appoggiava la fronte contro la sua.

Quando finalmente Taehyung si rianimò, il silenzio, interrotto solo dai singhiozzi di Jimin, lasciò il posto a urla. Taehyung boccheggiò in cerca di aria, agitando il corpo prima sdraiato a terra. Sembrò far fatica a mettere tutto a fuoco.

«Tae siamo noi!» gli gridò Jimin, cercando di calmarlo. La sua vista era ancora offuscata dalle lacrime, ma sorrise per la felicità. Non lo aveva abbandonato.

«Va tutto bene!» ripeté Elaine, provando a calmare Taehyung.

Quando finalmente sembrò vederli, il suo volto si rilassò e il suo corpo smise di muoversi in modo frenetico, cercando di allontanarsi da loro. I suoi occhi scuri si posarono su quelli di Jimin, che allargò ancora il suo sorriso.

«Jimin-ie?» lo chiamò con voce flebile e gentile.

«Non ti lascio.» Gli strinse le mani. Ora che Taehyung si era finalmente svegliato, Jimin sentiva il cuore più leggero. Per un momento aveva davvero temuto il peggio. Un peggio che sperava non sarebbe mai arrivato.

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