Capitolo 10

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Alla nostra morte,
Come foglie d'autunno
Appena cadute dagli alberi,
Ci siamo incontrate.

John Jenkins

Mercoledì 11 settembre

Stanotte ho avuto un altro incubo, ho sentito di nuovo le bombe, ma per fortuna mi sono svegliato. Non mi succedeva da parecchio, forse non sarei dovuto tornare qui.

A volte mi sembra di vederlo vagare tra i corridoio della casa o sentire la sua voce, ma non può essere reale. Non è l'unica presenza che sento. Forse mia madre aveva ragione e la casa è davvero infestata. Non voglio crederci.

Suonare il pianoforte mi aiuta... ad allontanare i pensieri.

Non sarei proprio dovuto tornare. Mi sembra di vederli ovunque. La mia famiglia. L'altro giorno mi sono svegliato a notte fonda convinto di aver sentito mia madre piangere, ma lei non c'era.

Quando cammino per casa mi sento così solo, forse dovrei sposarmi e creare una famiglia. Dei bambini potrebbero rallegrare questo posto. Non so.


Venerdì 13 settembre

Oggi sono andato nella camera di mio fratello, ho trovato un libro nascosto sotto il cuscino. Era il suo diario dell'anno 1945, quando è partito per la guerra. Aveva solo diciotto anni. La guerra l'ha cambiato, come fa con tutti.

Ho pianto mentre lo leggevo. Ha scritto anche delle poesie... sono davvero brutte, ma le ho trovate una buona rappresentazione della sua anima. Forse dovrei raccoglierle e farle diventare una raccolta? Non sono molte. Credo però che siano molto personali. Magari potrebbero aiutare qualcun altro.

Forse non dovrei farlo. Forse è meglio che restino un segreto.


Martedì 17 settembre

Sono andato in città oggi e sono tornato a casa solo verso sera. La città è abbastanza lontana e ci ho messo un po' ad arrivare, ma è sempre piacevole camminare. Dovrei farlo più spesso, sempre meglio di rimanere chiuso in questa vecchia casa da solo.

Quando stavo tornando ho notato una cosa strana che mi ha messo un po' di paura. Vicino al fiume, poco dopo il ponte, ho visto un ragazzo fermo in piedi davanti all'acqua. Aveva la carnagione bianca, pallidissima, ma i suoi lineamenti erano da n -Elaine si rifiutò di leggere quella parola, sentendosi a disagio-, anche i suoi vestiti erano bianchi. È stato inquietante. L'ho ignorato e sono andato avanti. Spero di non rivederlo più.

La sera mi sono di nuovo messo a suonare e poi a scrivere. In questo momento mi trovo nel mio letto, sono le undici precise. Sto fumando un sigaro, me lo ha portato un amico da Cuba.


Elaine smise di leggere. Tra le pagine di quel diario erano stati lasciati dei fogli volanti, erano in pessime condizioni, ma ancora leggibili. Li sfogliò, ogni pagina era dedicata ad una poesia diversa, in alcune c'erano anche dei disegni abbastanza macabri. Elaine ne lesse un paio. Come aveva scritto l'autore del diario, non erano molto belle né particolarmente originali, eppure pensò anche lei che fossero interessanti. Dopotutto raccontavano una storia, quella di un'anima torturata dalla guerra.

Continuò a leggere quel diario, nelle pagine successive scoprì che le poesie appartenevano ad un certo John Jenkins, fratello deceduto di Steven, ossia l'autore del diario che Elaine stava leggendo. Quest'ultimo, alla morte del fratello, era diventato proprietario di Heathersgate Hall. John sembrava essersi suicidato in quella stessa casa.

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