CAPITOLO 15

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Will continuava a camminare per la stanza in preda ad una crisi di nervi. Sentiva la tensione e la rabbia fin dentro le ossa. Ormai aveva imparato a gestirla, o almeno così credeva. Negarla non impediva la sua manifestazione e reprimerla gli provocava inevitabili somatizzazioni. Ma rivedere Lucas lo aveva riportato indietro a quegli anni che avrebbe voluto soltanto cancellare o almeno dimenticare. Tutto il rancore ed il risentimento vennero nuovamente a galla e lui stava consumando il pavimento cercando di calmarsi.

«Come ha potuto farsi vivo di nuovo?» si passò una mano fra i capelli frustrato.

La sua mente iniziò a divagare al pensiero di Mayle che aveva fermato il suo pugno. «Quella ragazzina ha coraggio. E tutto ciò la porterà soltanto a farsi del male»

Will non era pronto a rispondere alle sue domande sul perché non gli aveva sbloccato i ricordi della festa. Per un attimo gli balenò nella testa l'immagine di lei stretta fra le sue braccia ma la scacciò immediatamente scuotendo il capo.

«Ad ogni sua azione corrisponde una mia esasperazione uguale e contraria» borbottò lui.

"Sicuro sia solo esasperazione?"

«Ci mancava solo la stupida coscienza» mormorò prima di buttarsi sul letto.


Mayle era tornata da poco all'appartamento, dopo aver trascorso un'ora in spiaggia con Will in assoluto silenzio, cosa che l'aveva turbata più del pugno involontario. Appena uscita dalla doccia, era corsa in camera per rivestirsi quando sentì bussare alla porta.

«Posso entrare?» la voce di Marcus attraversò la parete.

«Dammi il tempo di vestirmi.» urlò lei.

«due minuti e poi entro»

La ragazza sbuffò per l'insistenza e corse all'armadio per prendere al volo un pantaloncino corto, un top ed una felpa leggera. L'aria si era fatta molto più fresca col calar della sera.

«Tempo scaduto» urlò Marcus spalancando la porta nel momento esatto in cui Mayle stava tirando su la cerniera della felpa.

«Pronta» rispose mettendosi sull'attenti.

Marcus ridacchiò. «Mi fa piacere vedere che stai meglio, perché stai bene vero?» chiese scrutandola in volto.

«Me l'avrai chiesto come minimo una decina di volte a cui ho dato sempre la stessa risposta.» borbottò lei sedendosi sul letto.

«Hey, sono o non sono il tuo migliore amico?» chiese portandosi una mano sul cuore.

Mayle inarcò un sopracciglio «Lo sei?» domandò guardando il volto di Marcus scurirsi. «Ma certo che lo sei, idiota.» rispose allegra.

Marcus abbassò lo sguardo sulle mani. «Se non l'avessi fermato tu, Will l'avrebbe colpito.»

«Lo so» rispose lei.

Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei. «Perché l'hai fatto? Non fraintendermi, ma se lo meritava.»

Mayle si era portata le gambe al petto per appoggiarci poi la testa. «Davvero?» chiese pensierosa.

Marcus inarcò un sopracciglio. «Tu credi di no?»

La ragazza alzò le spalle e le riabbassò. «Credo che alcune volte il detto "Trattali come ti trattano" non possa essere applicato. Alcune volte bisogna mostrarsi migliori.» 

D'altronde era nella sua filosofia di vita credere che il male non lo meritasse nessuno, giustizia sì, ma non se implicava sofferenza gratuita.

Marcus la guardò con un'espressione concentrata. La luce della sera entrava attraverso le tende e dava un carattere contrastato al volto pallido della ragazza. «Posso farti una domanda?» continuò lei titubante.

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora