CAPITOLO 30

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«Ne vuoi parlare?»

Mayle fece di no con la testa. «Ho già fatto colazione con caffè e sensi di colpa stamattina. Tu lo prendi?»

«Solo caffè però. I sensi di colpa te li lascio volentieri.» ridacchiò Giorgia.

Era appena finita la mattinata all'università e le ragazze si erano recate al bar per prendere qualcosa per pranzo. Ogni secondo libero della mattinata Mayle l'aveva passato chiedendo scusa a Giorgia per come l'aveva trattata durante la festa.

«Sicura? Ne ho davvero tanti.»

Giorgia ridacchiò. «Non divagare, stavamo parlando di te»

Con un sospiro Mayle prese posto sullo sgabello accanto a Giorgia che aspettava il suo caffè.

«Non so nemmeno da dove cominciare.»

«Potresti partire dall'inizio» rispose Giorgia ma nel notare lo sguardo perso di lei sospirò. «Oppure potresti partire dal fatto che hai passato la notte con quel figo di Will.»

Mayle alzò gli occhi al cielo. «Abbiamo solo parlato e nel mentre mi sono addormentata.» scrollò le spalle come se la cosa non l'avesse turbata nemmeno un po'. «Stamattina quando mi sono svegliata lui non c'era.»

Giorgia borbottò cose incomprensibili portandosi le mani fra i capelli. «Io ancora non riesco a capire come fai a rimanere con i nervi saldi vicino a lui.»

"Nemmeno io" pensò. 

«Dopo la telefonata ero veramente sconvolta, il mio cervello non riusciva a pensare ad altro. Nemmeno a quanto stesse bene Will con una semplice maglietta nera.»

«Beh, il tuo cervello ha comunque memorizzato l'immagine» ridacchiò Giorgia sorridendo al cameriere che le aveva lasciato il suo caffè.

Mayle, già troppo agitata e nervosa, aveva evitato di bere altro caffè e aveva preso un succo di frutta esotico dai colori brillanti.

«Secondo te la frutta in questo succo è OGM? Mi sembrano troppo accesi questi colori.» rifletté.

Giorgia guardò l'amica e poi il succo. «Vuoi portarlo in laboratorio per analizzarlo?»

«Da quando sei diventata così simpatica?» borbottò Mayle assaggiando il succo.

«Da quando sto con te» ridacchiò.

«Eppure tutti mi hanno sempre detto che ho una buona influenza sulle persone»

«Ed è vero.» sorrise l'amica. «Come ti senti?»

Come si sentiva? Bene o male? Triste o felice? Arrabbiata o delusa? Come si rispondeva ad una domanda del genere? Sarebbe bastato dire la verità?

«Non lo so» sospirò «Provo sentimenti contrastanti al riguardo e credo di non essere riuscita ancora ad inquadrare bene la situazione senza farmi prendere dal panico.»

«Il tempo sarà il tuo miglior alleato.»

«Non credo di averlo» scosse il capo.

Giorgia la guardò con la coda dell'occhio incerta sulle parole da pronunciare. Ma prima di poter dire qualsiasi cosa Mayle parlò nuovamente. «Ignora quello che ho detto.»

«Come fai?» chiese l'amica scrutandole il volto.

Mayle aggrottò un sopracciglio. «A fare cosa? Ad essere sempre coinvolta in situazioni più grandi di me?»

Giorgia scosse il capo. «A tenerti tutto dentro, lo fai sembrare fin troppo facile. Io rientro tra quelle persone che stanno fisicamente male quando reprimono un disagio: tendo a somatizzare» borbotto lei «e allora ecco che mi viene il mal di testa, o mi si gonfia la pancia, o addirittura mi si irritano i palmi delle mani.»

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora