CAPITOLO 24

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Ci vuole coraggio nel dire la verità. Ci vuole coraggio per abbattere la paura di non essere capiti, di restare soli. Ci vuole coraggio per abbattere la paura di ritorsioni nei propri confronti. Mentire è molto più semplice, una scorciatoia che a lungo andare ti fa sentire sporco dentro.

E Will in questo momento, con gli occhi fissi sul volto pallido della ragazza, si sentiva proprio così. Sapeva di non poter tornare indietro, ormai si trovava coinvolto in un vortice di conseguenze inaspettate che era stanco di dover gestire.

"Non voglio che la gente mi menta."

Quella frase continuava a ronzargli nella mente. Anche le bugie bianche, come chiamava lui quelle dette a fin di bene, non sarebbero servite in questo momento. Avrebbe dovuto spiegargli parte di un passato che non era riuscito a cancellare dal suo cuore.

Anche Mayle sentiva che qualcosa non andava, lo sentiva dentro le ossa, e non era solo l'aria fresca che entrava dal balcone. Will era rimasto immobile ed in silenzio dopo la sua domanda. Continuava a guardarla senza staccare il contatto visivo nemmeno per un momento.

Tuttavia, lei fece lo stesso, continuando a scrutargli il viso. La posizione di Will dava l'impressione alla ragazza che forse rispondere a questa domanda non sarebbe stato facile per lui.

Will prese un profondo respiro, consapevole di dover iniziare a spiegare qualcosa. «Mi sono trasferito a Miami cinque anni fa per studiare biologia marina come te.»

Mayle rilassò le spalle alquanto sconvolta nel sentirlo finalmente parlare.
"Ormai non ci speravo più."

«Prima di allora sono venuto a Miami solo qualche volta. Mia sorella conviveva qui con suo marito ed ogni tanto io e mia madre venivamo a trovarli durante il week-end.»

«Oh, non sapevo avessi una sorella» esclamò lei ed un flebile sorriso le si formò sulle labbra.

Will sorrise debolmente annuendo. «Era più grande di me, già sposata. Appena anch'io mi trasferii qui lei rimase incinta di una femminuccia.» il volto di Will sembrò per un attimo illuminarsi al ricordo. «A casa eravamo tutti su di giri per la notizia. Ormai noi eravamo grandi ed una bambina in giro sarebbe stata una benedizione, come continuava a ripetermi mia madre. Tuttavia, mia sorella era testarda, troppo. Continuava a lavorare tra le proteste mie e di suo marito, se non contiamo anche quelle di nostra madre, nonostante avesse davvero una pancia enorme già verso il 5 mese. Testarda come un muro non ci ascoltò mai.»

Mayle ridacchiò nell' immaginare un Will geloso e premuroso.

«Il suo lavoro non le permetteva spesso di stare seduta. Doveva costantemente andare in giro, e a dirla tutta, era anche abbastanza pericoloso. Ma lei era felice, non le pesava, o almeno così ci ripeteva ogni qual volta riaprivamo l'argomento in sua presenza.»

«Che intendi con lavoro pericoloso?»

Will sospirò. «Era un'educatrice penitenziaria ma lo faceva con fin troppo cuore. Per questo era pericoloso, perché per lei nessuna delle persone che aiutava doveva essere ritenuta tale. Alcuni anni prima di rimanere incinta tornò a casa con un taglio profondo sul braccio. Un ragazzino di appena 16 anni mentre lei gli stava consegnando i libri per poter continuare a studiare aveva afferrato le chiavi della cella e l'aveva ferita.»

Mayle rabbrividì, ma non per il freddo. Il ragazzo osservandola si alzò e andò a chiudere il balcone continuando a parlare. «Capisci adesso perché volevamo che stessa a casa. Ma no, continuò a lavorare per tutta la durata della gravidanza, fino al settimo mese almeno.» un sospiro si levò dalle sue labbra mentre si sedette nuovamente sul letto vicino a Mayle.

«Una sera mentre stava ritornando a casa da lavoro una macchina le tagliò la strada facendola sbandare.» chiuse gli occhi al ricordo. Sentì la mano di lei posarsi sulla sua e quando li riaprì, vide che i suoi erano lucidi.

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora