CAPITOLO 38

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Il cielo entra ed influenza la nostra vita quotidiana: guardiamo fuori per capire se bisogna prendere l'ombrello, se si può fare un giro in bicicletta senza correre il rischio di bagnarsi o se bisogna vestirsi pesante, perché fa freddo.

"Sono così felice che mi sembra di toccare il cielo con un dito!" oppure "è così vicino che mi sembra di poterlo toccare!" rendono l'idea di come il cielo sia centrale nella nostra vita. Il cielo è sempre lì, sopra alle nostre teste. Possiamo provare a coprirlo con cemento o palazzi, eppure è immenso, infinito, ci sovrasta e noi neppure lo vediamo.

È portatore di felicità e allo stesso tempo davanti al cielo sorgono nell'uomo le domande di senso.

A Mayle era capitato più volte di porsi la domanda: E oltre cosa c'è?

In Italia tante volte si fermava la notte a guardare il cielo stellato d'estate. Quando guardava le stelle pensava a molte cose, esprimeva sempre dei desideri.

Tuttavia, per lei era un momento di svago dove, sola con il cielo stellato, tutti i pensieri e le cose brutte svanivano dalla sua mente. Le piaceva pensare che il cielo, le stelle che guardava fossero gli stessi elementi che potevano osservare i suoi vicini, gli amici, le persone sconosciute e quelle che vivevano lontane da lei. Era convinta che ilcielo era in grado di unire le persone come nessun'altra cosa.

Mayle tirò un sospiro di sollievo. Non riusciva a credere che la giornata fosse finalmente conclusa. Il suo telefono segnava le 3:40 ed improvvisamente tutta la stanchezza accumulata si fece sentire. Iniziò a giocare con i corti fili d'erba. I suoi capelli stavano diventando umidi a contatto con il prato verde. Sentiva le voci da dentro la casa ma non se ne curò. Quando avrebbero voluto tornare a casa l'avrebbero chiamata, non aveva nessuna intenzione di alzarsi da lì. 

Chiuse per un attimo gli occhi beandosi della solitudine, ma un fruscio le fece aprire nuovamente gli occhi.

«È incredibile pensare che quando guardo la luna, è la stessa luna che Shakespeare e Maria Antonietta e George Washington e Cleopatra guardarono.»

«Susan Beth Pfeffer» rispose lei in un sussurro. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere di chi fosse quella voce.

Lo sentì muoversi e poi stendersi accanto a lei.

«Sei stata brava stasera.»

«Ho fatto del mio meglio.»

«Come hai fatto per convincerlo?»

«Stai scherzando vero? Sai a malapena guidare una macchina normale, figurati una modificata.»

«So guidare bene, e lo sai anche tu.»

«Non m'interessa. Non è un gioco correre con le macchine.»

«Non voglio giocare, voglio guidare.»

«Perché mai dovrei farti guidare la mia macchina?»

«Perché tornerò in Italia con te, senza oppormi.»

Non le erano venute altre cose in mente da poter offrire. Cristian aveva avuto già tutto da lei, forse anche troppo. Il sorriso lascivo di lui, dopo avergli dato la notizia non lo avrebbe mai dimenticato.

Quando Mayle si era seduta al volante aveva provato una scarica d'adrenalina fortissima ma per qualche minuto non riuscì a premere l'acceleratore. Forse Cristian se l'aspettava perché non aveva battuto ciglio nemmeno quando Blake e Will l'avevano superati.

Quello che Cristian non sapeva però era che lei non era ferma per far passare loro. Era bloccata perché nella sua mente si stavano alternando flashback e visioni future di una vita che non avrebbe voluto vivere.

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora