CAPITOLO 35

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Le strade di notte sembrano totalmente diverse da quelle che si vedono durante il giorno. Le strade libere dal traffico ci cullano nel loro andare, e la notte ci da quel senso di serenità, di sicurezza, di armonia, che il giorno, con i suoi clacson, i suoi continui rumori, non riesce a regalarti. 

Viaggiare di notte significa star seduti li, godersi il paesaggio, rilassarsi sul sedile con un sottofondo di musica rilassante. Di notte, per strada, non pensi a niente, non hai meta: guardi soltanto la strada davanti a te, e non sai dove ti porterà, se volterai a destra o a sinistra: ogni pezzo di strada percorso è un paesaggio che non conoscevi, un pezzo di città che ti è stata totalmente sconosciuta fino a quel momento.

Blake andava piano, poi accelerava e ciò permetteva a Mayle di non staccare gli occhi dal finestrino.  Guardava la città che, di notte, aveva una vita totalmente diversa; si stupiva per quelle strade così diverse avvolte nel buio ed illuminate dai fari delle altre macchine. L'asfalto umido per i continui cambi di temperatura specchiava la luce gialla dei lampioni rovinata solo dalle ruote dei rider che sfrecciavano per consegnare in tempo gli ordini.

La ragazza non sapeva da quanto tempo ormai stavano viaggiando. Si era incantata a guardare le strade di Miami senza prestare attenzione ai ragazzi. Tuttavia, questa calma apparente non le aveva fatto dimenticare le parole di Blake. "Stiamo andando ad una corsa clandestina."

Giorgia le aveva raccontato di quando una sera suo fratello si era ferito facendo una gara con la macchina con un suo amico ma pensava si trattasse di un semplice sorpasso ed un po' di sfortuna. La sua mente non avrebbe mai immaginato si trattasse di una gara clandestina con vere e proprie automobili. E Will era già lì. Perché? Avrebbe gareggiato lui? Da solo? Con Blake? Lo facevano per soldi? Quante persone ci sarebbero state?

Le domande erano tante ma tesa com'era la situazione in macchina, non aveva ancora avuto il coraggio di farle, nemmeno a Marcus che continuava ad avere uno sguardo cupo, preoccupato. Al contrario, il volto di Carlos non riusciva a vederlo. Il ragazzo non aveva mai alzato lo sguardo dal telefono mentre Blake non aveva mai spostato gli occhi dalla strada, nemmeno il più impercettibile movimento, come se fosse ipnotizzato. L'unica a muoversi in quel momento fu Mayle che spostò lo sguardo dal finestrino ai ragazzi per un secondo, per imprimere quell'immagine nella mente.

Con un sospiro rassegnato Marcus si voltò verso di lei. «So che ci sono milioni di domande che ti frullano nella testa. So che non hai mai sentito parlare di queste cose e so che se te lo avessi detto non saresti venuta.»

"Ma davvero?" 

Mayle osservò attentamente i suoi lineamenti, le curve del suo viso. Si ritrovò ad annuire. «Hai ragione.» sospirò sentendosi lo stomaco sottosopra. «Non ne ho mai sentito parlare prima e avrei preferito non saperlo.»

Marcus le lanciò un'occhiataccia. «L'ho fatto per non lasciarti da sola.»

«E ti ringrazio per questo» rispose sincera sorridendogli debolmente. «Will sta bene?» esitò un po' prima di fare questa domanda.

«Will sta sempre bene, stai tranquilla» rispose Carlos alzando lo sguardo dal telefono.

«Reggetevi» disse Blake improvvisamente prima d'imboccare una brusca curva. La ragazza venne spinta rapidamente verso il finestrino sbattendo con forza il braccio sinistro contro la portiera.

«Che cavolo Blake, la gara non è ancora cominciata» borbottò Marcus che nel frattempo era volato sul corpo della ragazza. Si rialzò aiutandola a tirarsi su. «Stai bene?»

Mayle annuì massaggiandosi il braccio. Voltò lo sguardo fuori e notò che non si trovavano più sull'asfalto. Blake aveva imboccato una stradina di campagna povera d'illuminazioni.

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora