Forgive me...

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Il rumore dei passi sul pavimento sterile del corridoio riecheggiò nell'intero reparto.

Non erano ancora visibili ai miei occhi ma sapevo già a chi appartenevano.

I genitori di Liz erano arrivati e con essi anche il momento che più temevo, doverli guardare dritti negli occhi.

Li vidi avvicinarsi e mi alzai immediatamente, accennai un inchino in loro presenza ma non mi degnarono neppure di uno sguardo.

Rimasi con il capo chino fin quando non sentii la porta della stanza chiudersi.

Restai in piedi, in attesa dell'imminente nuovo incontro che non tardò ad arrivare.

Sentii le voci avvicinarsi sempre di più alla porta e quello che udii nel momento esatto in cui la aprirono mi fermò il respiro.

"Penso che non ci sia altro da aggiungere, preparerò io stesso i documenti per il trasferimento e dopo aver discusso con il mio collega mi assicurerò che tutto sia pronto per domattina!"

"Trasferimento?" - quella domanda lasciò la mia bocca senza che me ne rendessi conto.

In men che non si dica mi ritrovai al centro dei loro sguardi.

La madre di Liz fece un cenno al marito che si allontanò con il dottore.

"Sì, trasferimento! Non avrai pensato che sarebbe rimasta qui?"

"No, ma..." - balbettai.

"Nessun ma, Liz ha bisogno di stare con la sua famiglia e delle cure migliori. Un amico di mio marito si occuperà di lei al New York Presbyterian Hospital."

"Quindi New York!" - dissi con un filo di voce.

"Se non sono in errore sto parlando con Kim Taehyung giusto?"

"Non si sbaglia!"

"Ascoltami bene, so che in questo momento le mie parole ti sembreranno ingiuste e, con molta probabilità, finirai con l'odiarmi ma ti prego di non seguirla. So che hai i mezzi necessari ma non venire a New York. Quello che ti sto chiedendo è di non cercarla."

"Come può chiedermi una cosa del genere?" - urlai.

"Mi pare tu abbia già fatto abbastanza, tu non sai niente di quello che ha passato. Niente! Quindi non usare quel tono con me! Pensavo di poter avere una conversazione matura, ma dalla tua reazione capisco che sei solo un ragazzino!"

"Sarò pure un ragazzino, ma lei non sa nulla di quello che c'è tra me e Liz!"

"So che quello che c'è tra voi l'ha portata a buttar giù non so quante pastiglie e non voglio accada di nuovo!"

"Lei non sa tutta la storia!" - iniziai.

"Non è forse vero che da quando ti frequenta sono stati più i momenti di sofferenza che di felicità? Non è forse vero che le sono successe ben due cose terribili a causa tua? Dimmi che non è vero e potrei pensare di cambiare idea!" - disse duramente.

Non risposi a quelle accuse, mi limitai ad abbassare lo sguardo consapevole che quelle parole erano pura verità.

"Bene! Adesso ti consiglio di andare, non abbiamo autorizzato visite!"

Provai a dire qualcosa ma la madre di Liz si voltò e dandomi le spalle si allontanò.

Poggiai il palmo della mano sulla porta tentato dall'infrangere le regole ma un ragazzo in divisa mi fermò.

"Nessuna visita è consentita per questo paziente, la prego di lasciare il reparto!"

Non c'era nulla che potessi fare se non andare via.

Avrebbero portato via Liz il giorno successivo e non mi era stata data la possibilità di vederla almeno un'ultima volta.

Ero rimasto due giorni in quell'ospedale con la speranza di poterla vedere e, invece, mi trovavo a tornare a Seoul con un peso sul cuore che so non mi avrebbe mai abbandonato.

Una volta arrivato a casa andai dritto verso la mia camera e mi chiusi dentro senza neppure salutare i miei amici.

Immaginai che Jimin avesse raccontato loro tutto e non avevo la forza di dover affrontare anche loro.

Non sapevano nulla, mi ero tenuto tutto dentro e adesso ne pagavo le conseguenze.

Costretto a vivere nel rimorso per il resto della mia vita.

Jimin bussò ripetutamente alla mia porta sperando lo facessi entrare ma non glielo permisi.

Quando sentii nuovamente qualcuno alla mia porta urlai disperato.

"Lasciami in pace Jimin!"

"Non sono Jimin." - Disse la voce calma di Namjoon - "Volevo ricordarti che domattina presto iniziamo le prove. Abbiamo un video e delle esibizioni da preparare. Nessuna pausa è concessa. Cerca di riposare un po'."

Lo sentii indugiare prima di andar via, come se avesse altro da dirmi ma non lo fece.

Mi nascosi sotto le coperte e abbracciando il cuscino sperai che tutto quel dolore non potesse raggiungermi.

Non so quanto tempo trascorse da quel momento ma quando un raggio di sole riuscì a varcare la soglia del mio riparo capii che il mattino era arrivato.

Mi alzai dal letto e correndo verso la finestra alzai gli occhi al cielo con un solo pensiero nella mente e nel cuore.

"E quindi è così che finisce? È così che termina la nostra storia Liz? Io in Corea e tu in America. Senza neppure avere la possibilità di sapere se starai bene, senza più avere la possibilità di averti nella mia vita? Mai avrei pensato che sarebbe andata a finire così, mai!"

Poggiai la fronte contro il freddo vetro della finestra e con un leggero sussurro rivolto al cielo la salutai.

"Addio Liz...perdonami!"

Winter Bear - Last/FirstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora