What have I done?

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La stanza si riempì di volti a me sconosciuti, di voci che non avevo mai udito.

Riuscii a riconoscerne solo una, sembrava lontana, ovattata o forse ero io ad essere ormai distaccato da tutto.

"Tae devi lasciarla andare! Lascia fare ai paramedici il loro lavoro. Taehyung per l'amor del cielo lascia Liz!"

Come una marionetta le mie braccia si mossero al suo comando e quelle persone strapparono Liz dal mio abbraccio.

Venni investito da un improvviso senso di vuoto, di apatia.

Non riuscivo a muovermi dalla posizione in cui mi trovavo.

Vidi i paramedici posizionare la mia ragazza su una barella, iniziando le procedura per rianimarla.

Pensare a Liz come la mia ragazza mi fece male al cuore.

Non avevo più il diritto di pensarlo, non dopo quello che ero riuscito a farle.

Il suo corpo senza vita era proprio davanti ai miei occhi ed ero stato io a portarla a compiere questo gesto estremo.

Jimin si inginocchiò al mio fianco mentre i soccorritori portarono via Liz.

Potevo sentire la sua voce ma nulla di quello che stava dicendo aveva senso.

Non capivo le sue parole, era solo un insieme di suoni sconclusionati.

"Taehyung perdonami ma non c'era altra soluzione!" - disse dopo avermi colpito in viso.

Riuscì a risvegliarmi da quello stato di semi incoscienza e con forza mi fece alzare dal pavimento.

"Amico mio riprenditi ti prego! Dobbiamo andare da Liz, dobbiamo andare da lei!" - urlò.

"Che senso ha? Non ha bisogno di me, non più!" - sussurrai.

"Smettila e seguimi! Non so cosa sia successo, ma da quello che vedo le hai riempito la testa di bugie e quando si sveglierà avrà tutto il diritto di sapere il perchè! Quindi adesso muovi il culo e andiamo in ospedale!"

"Cos'hai detto? Quando si sveglierà?" - chiesi interdetto.

"È viva Tae! Non era cosciente ma è viva!"

In quel momento mi ridestai dal mio torpore e con il mio amico corsi fino a raggiungere la macchina.

La corsa verso l'ospedale mi riportò alla mente quella che poco prima mi aveva fatto scoprire Liz priva di sensi nella sua stanza e iniziò a mancarmi l'aria.

Non ne avevo mai provato uno ma sapevo che si trattava di un attacco di panico.

Se non fossimo arrivati in fretta avrei rischiato di scendere da una macchina in movimento, non riuscivo a respirare in quell'abitacolo.

L'autista ci lasciò a pochi metri dall'ospedale e appena misi piede fuori dalla macchina sentì il gusto amaro e acido della bile risalirmi in gola.

Vomitai e mi appoggiai a un muretto cercando di ritrovare il ritmo del mio respiro.

Senti il tocco leggero di Jimin accarezzarmi la schiena e quello bastò a calmarmi.

Aveva sempre avuto questo potere su di me, ogni volta che ero in ansia, preoccupato bastava un suo abbraccio o una semplice carezza e tutto tornava a rasserenarsi.

Mi passò un fazzoletto e una volta che mi fui ricomposto strinse la mia mano e insieme varcammo l'ingresso dell'ospedale.

Indossavamo una mascherina ma dalle occhiate che ricevemmo capii che qualcuno ci aveva riconosciuto.

Winter Bear - Last/FirstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora