Lee Felix.
Era un semplice ragazzo, dai capelli mori di natura, ma tinti per pura casualità, essi sono perennemente in disordine, probabilmente perché anche lui era troppo stanco per tenerli sistemati. Dalla statura molto più bassa per la sua età e dalla corporatura esile, per la quale parecchie volte veniva scambiato per un ragazzino molto più giovane della sua reale età. Durante i suoi primi anni scolastici portava gli occhiali ma a seguito di qualche battuta di troppo, la sua vista era caduta in secondo piano e quei poveri occhiali finirono nella spazzatura. Solo qualche mattina, quando aveva tempo, provava a mettere le lenti a contatto, che avevano la capacità di ingrandirgli gli occhi.
Felix anche sforzandosi non sarebbe mai stato un ragazzo come tutti; quel giorno si era da poco trasferito in una cittadina in corea del sud, abbastanza vicino alla scuola, con i suoi genitori, ma fino a poco tempo prima, trascorreva la sua vita in Australia. L'Australia, un posto bellissimo, pieno di verde: piante rigogliose e animali -molto- particolari. Lì avevano tutto, una casa modesta ma carina, con un giardino fiorito, i genitori godevano di un lavoro fisso e redditizio; avevano tutto. Purtroppo, però, non tutto va sempre rosa e fiori, e bastò una parola di troppo per far scoppiare il biondo.
Il giovane veniva spesso -sempre- preso di mira, deriso. E i genitori, dopo le sue continue lamentele, decisero finalmente di accontentarlo. Non che per loro fosse stata una scelta troppo esagerata o drastica: sapevano che prima o poi sarebbero dovuti tornare nella loro città natale, per un motivo o per un altro, sarebbero dovuti partire. Il peso di aver abbandonato la famiglia Lee era sempre opprimente e le video chiamate iniziavano a scocciare. I suoi genitori erano originari della Corea, vi erano nati e cresciuti, ci avevano passato tutta la loro infanzia e non gli fu difficile ambientarsi, per trovare una casa, un lavoro, e neanche la lingua fu un problema. Ma per il biondo sarebbe potuto risultare più complicato del previsto.
Ormai era già la terza volta che cambiava scuola e questa volta sarebbe stata l'ultima. Erano entrambi a conoscenza della situazione nel quale loro figlio si era ritrovato nei mesi precedenti, ma a detta loro «può capitare una, forse due volte, ma alla terza iniziamo a pensare che sia seriamente colpa tua» inutile dire che queste parole fecero altro che peggiorare la vita del giovane.
Erano stufi ogni volta di spendere soldi per pagare dei libri nuovi o altre rette scolastiche che poi sarebbero durate solo per metà anno.
Felix alle loro parole non ebbe mai il coraggio di ribattere, semplicemente annuiva e comprendeva le ragioni dei genitori; in effetti, spesso e volentieri, non aveva neanche provato ad interagire con qualcuno, ma come biasimarlo? Ogni volta che provava a tentar la sorte parlando con qualcuno, finiva per andare nel panico, balbettare e storpiare le parole, e da lì partivano le prese in giro.
L'unico essere vivente con cui aveva delle "conversazioni" era un tenero e simpatico furetto che i genitori gli avevano regalato per il suo tredicesimo compleanno. Avere un animaletto domestico era da sempre stato il suo sogno ma dopo aver vissuto con un gatto, qualche pesce rosso, un criceto -che era riuscito a morire in meno di una settimana, peggiorando l'umore del biondo- e dei pappagallini, era arrivato alla conclusione che gli animali comuni non andavano affatto bene per lui, e la madre, dopo un'accurata ricerca è riuscita ad accontentarlo. Chiedendo un po' in giro e cercando su internet quale animale potesse piacere per un ragazzino chiuso; ed è così è nato Brownie, nome affibbiatogli dalla madre, la quale adorava quei dolcetti, soprattutto se cucinati dal suo unico figlio.
Il nome lo aveva scelto lei, non perché non volesse farlo fare a Felix ma semplicemente perché quest'ultimo era super indeciso e non avrebbe sicuramente saputo dagliene uno migliore. Poi dato che l'animaletto era tutto marroncino con il nasino nero, era impossibile non paragonarlo ad un biscotto con le gocciole di cioccolato.
Ma tornando alla situazione del nostro Felix - il cui nome coreano è Yongbok-, stava per continuare il 1' anno in una nuova scuola a metà percorso scolastico, a metà settimana... Da un giorno ad un altro i suoi futuri compagni si sarebbero ritrovati con un nuovo ragazzo in classe. Lo studio e il rimettersi in pari non erano una sua preoccupazione, visto che non aveva mai avuto molti problemi: non uscendo con gli amici aveva più tempo per studiare per questo era sempre il più bravo in classe; ma lo spaventava di più dover attirare così tanta attenzione.
Col suo carattere debole, spesso si era capitato che si ritrovasse a piangere per niente, o che i compagni lo prendessero di mira sperando che piangesse per poter fare un video e postarlo. Non gli importava avere un ruolo solido in classe - come secchione, nerd, famoso e popolare o play boy - a lui bastava anche passare inosservato, come se non esistesse; non erano strettamente necessari gli auguri di compleanno o avere compagnia nei cambi d'ora, bastava un po' di pace da tutto lo schifo che aveva vissuto prima.
Nessuno era mai venuto in suo soccorso, al contrario, una volta era capitato che persino l'insegante lo aveva deriso per la sua balbuzie, e che lo avesse messo ancor più in ridicolo messo ancor più in ridicolo.
Non avendo mai avuto amici, non aveva mai avuto l'occasione di sfogarsi con nessuno, oltre che ai genitori, anche se dopo qualche settimana di pura lamentela, la sensazione di essere un peso anche per loro iniziava a farsi sentire, e addirittura la psicologa sembrava essere annoiata delle sue continue riflessioni. Per questo iniziò a scrivere, scrivere e scrivere sempre i più, raramente però riusciva a far passare il dolore scrivendo in un semplice pezzo di carta strappata, per questo, ci volevano almeno due pagine.
Ogni foglio che scriveva lo conservava, e nessuno avrebbe dovuto saperlo; era una delle prime regole che si era auto imposto di rispettare. I fogli divennero troppi e nella scatola di scarpe non ne entrava neanche più uno, così un giorno gli venne l'idea di iniziare un diario. Non sembrò una brutta cosa, forse un po' infantile, ma se nessuno avesse saputo, allora nessuno avrebbe potuto giudicarlo. Per questo da quel giorno, quasi ogni sera scrive, disegna, scarabocchia in quel diario nero in pelle, rilegato a mano che restava sempre posizionato sulla scrivania.
Ci scriveva tutto, persino ciò che accadeva durante la giornata: gli raccontava le cose più banali, fino ai pensieri più intrigati. Durante il trasloco aveva anche rischiato di perderlo, e glielo aveva detto, lo aveva scritto con la penna nera su quelle pagine bianche. Gli aveva anche detto che si era trasferito e che aveva chiesto ai genitori se potesse aspettare almeno due giorni per riprendersi dal viaggio e loro avevano accolto la sua richiesta. Ora non gli restava altro che aspettare... aspettare ciò che, secondo lui si sarebbe trasformata velocemente in una tortura.

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Io e Te
FanfictionHyunlix - io e te Felix, un ragazzo sensibile, con problemi a socializzare e con fin troppi traslochi alle spalle. Hyunjin, nato come il classico ribelle della storia, cattiva condotta ma popolare e con situazione familiare discutibile. Due ragazz...