Cap. 52 Il buio

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"Bisogna smettere di aver paura del buio e capire che solo il buio è, e rimarrà nostro amico fino alla fine dei nostri giorni, ed oltre. Il nostro nascondiglio, il nostro posto sicuro.

Fino a che non prenderà il suo posto un persona, che saprà esse la nostra unica fonte di vita; ma a quel punto ogni regola e insegnamento che la vita ci ha dato passerà in secondo piano."

Come per Hyunjin, che in quel momento, appena scampato alla morte, con milioni di domande in testa, lo stomaco contratto, il corpo dolorante e la vista offuscata teneva comunque Felix stretto a sé come se la sua vita dipendesse da quel contatto. Il dolore fisico triplicava, ma il dolore dentro, quello del cuore, veniva colmato come non aveva saputo fare nient'altro prima d'ora. Nessun farmaco avrebbe avuto lo stesso effetto antidolorifico che, invece la presenza di Felix, offriva.

Entrambi i giovani piangevano lacrime infinite, come fossero una fontana realizzata per stupire i visitatori, dove due giovani abbracciati perdevano gocce d'acqua salina dagli occhi che colava lungo il corpo e andavano a finire nella vasca piena di monetine portafortuna, che al loro interno trascinavano desideri, sogni, speranze.
I due ragazzi erano come un'opera d'arte data alla luce per impersonificare la pace dei sensi. Il mondo fuori era un posto troppo spaventoso, pieno di guerre, d'odio ma loro erano in pace con loro stessi, perchè insieme.

Il biondo singhiozzava mentre in tutti in modi cercava di non sfiorare per nessun motivo la spalla perforata dal proiettile, non voleva procurare ancora più dolore di quanto già non facesse. Mentre all'altro del proprio dolore corporeo importava ben poco: in quel momento l'unica certezza che aveva era Felix e non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di tenerlo stretto a sé.

La testa di Hyunjin pulsava troppo per lasciargli dire qualcosa di concreto, ma nella confusione riuscì a scorgere una frase detta dal biondo.

«Mi sei mancato. »

Sorrise sprofondando il viso tra i suoi capelli e rispose con voce roca.

«Anche tu, Lixie. »

E stessero così per un po'. Passarono forse una trentina di minuti mentre i due giovani si cullavano a vicenda, l'uno nelle braccia dell'altro.
Il moro fece staccare Felix dall'abbraccio e fece in modo di poterlo guardare in faccia, aveva gli occhi rossi e i capelli biondi completamente arruffati. Sorrise, gli era mancato veramente troppo la sua presenza.

«Q-uando te la senti... P-puoi dirmi cosa è successo? Quando l'ho chiesto a tua madre mi ha risposto che se avessi voluto saresti stato tu a dirmelo. »

Avrva la voce tremolante dal pianto e i singhiozzi spezzavano le parole. Il moro lo guardò assottigliando gli occhi.

«Mia madre? »

«Si, è lei che mi ha chiamato quando ti hanno portato qui. Ha visto i miei messaggi preoccupati, dopo che mi hai scritto; ha pensato c-che se vosse successo q-qualcosa... O se tu... Si insomma, credeva che tu a-avresti voluto fossi lì con te... »

Felix aveva ripreso a singhiozzare ma il moro gli asciugò le lacrime e lo prese per le guance.

«Guardami. Sono qui, sto bene. Sono di nuovo con te e questa volta non me ne andrò. Te lo prometto. »

Si abbracciarono nuovamente mentre entrambi calmavano i respiri.
Avevano molto altro da dirsi ma un bussare della porta li fece allontanare. Ne entrò Jennie, la madre di Hyunjin. Aveva un sorriso triste in volto ma gli occhi sicuramente più tranquilli di come Felix si ricordava. Il senso di colpa la logirava dall'interno, in una maniera tremenda; sperava che includere Felix nelle sue preoccupazioni, potesse averla aiutata o, in un certo senso, potesse aver fatto in modo di essere perdonata almeno dal figlio. Era arrivata a considerarla una seconda possibilità, per sistemare le cose. Ma il risultato non era stato proprio quello che desiderava.

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