Cap. 26 Uno sconosciuto

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POV's Felix

Oddio, oddio, oddio.
Ok... No non è ok. Però... Magari... Scappare... NO. Felix controllati, sii coraggioso per una buona volta, devi solo uscire con degli amici. CRISTO SANTO AIUTAMI TU!!

No. Devo farcela. Come ho sopportato anni di bullismo, riuscirò a trascorrere un pomeriggio con altre persone -tra l'altro miei coetanei. Devo solo fare come qualsiasi ragazzo normale della mia età.

«Tu non sei normale» «Scherzo della natura» «Poverino ora piange» Risate «Oh no, ora va dalla mammima» Altre risate «Non sarai mai come noi» Ancora risate.

Ricordi. Il ricordo di quelle frasi, di quelle risate; il ricordo di azioni orribili che mi avevano inflitto o che mi avevano spinto ad auto-infliggermi dolore.

Basta. Dovevo andare avanti, non potevo continuare così, gli stavo solo dando soddisfazione continuando a credere a quelle stupidaggini che mi dicevano, non erano vere, io ero normale, meritavo di essere felice come qualsiasi altra persona... Giusto?

POV's narratore

Ecco arrivata la mattina del giorno dell'uscita, e mentre il nostro piccolo Yongbok era intento a vestirsi ed a cercare di vincere delle liti mentali con la sua testa colma di cattivi pensieri, dall'altra parte della strada c'era un esemplare di lama selvatico, di nome Hyunjin Hwang, che dormiva senza farsi un minimo di problema dell'enorme -ed ennesimo- ritardo che avrebbe fatto se non si fosse svegliato da lì a poco.

Ma per fortuna le mamme esistono e ci danno sempre una mano nei momenti di bisogno... A modo loro. La signora Hwang ad esempio, non trovava giusto che suo figlio facesse, ogni giorno, ritardo, ma soprattutto che lui non ci provasse neanche ad arrivare in orario. Quindi dopo ormai il terzo richiamo -che aveva probabilmente svegliato tutto il vicinato ma che non aveva smosso neanche di una virgola il moro- decise che gliel'avrebbe fatta pagare.

La donna mise in atto il suo piano: sempre con la buonissima tisana alle erbe in mano, la vestaglia in pile grigio indosso e le ciabatte in una calda pelliccia rosata ai piedi, salì le scale dell'enorme villa dai tratti scuri; a quel punto raggiunse lentamente la camera del figlio tanto amato -ignaro di quello che sarebbe successo di li a poco- e sempre con la stessa lentezza con il quale aveva compiuta la passeggiata, aprì la porta in legno di quercia, nera.

In fine con un'eleganza che farebbe invidia a chiunque, si è chinata sul figlio dormiente e..

«HYUNJIN HWANG SE NON TI SVEGLI E NON VAI A SCUOLA IN TEMPO ALMENO OGGI, QUANT'È VERO CHE SEI NATO TI FACCIO FARE LA FINE DEL GATTO DELLA VICINA SCHIACCIATO DA UNA MACCHINA»

Semplice, efficace e veloce. Per quanto strano possa essere, il ragazzo, qualche minuto dopo, prima del suonare della campanella, si trovava davanti alla sua scuola, pulito, vestito e pettinato guadagnandosi qualche occhiata stranita per la sua presenza in orario, addirittura in anticipo; possedeva forse qualche anno di vita in meno, un trauma da aggiungere alla lista e la voglia di non tornare a casa ma almeno era vivo e vegeto, ma soprattutto a scuola. Effettivamente sua madre era una persona calma, dal temperamento tenue ed era sempre elegante in ogni suo movimento; ma quando si trattava di sgridare suo figlio poteva diventare una bestia. Aveva passato il cattivo comportamento, aveva accettato qualche brutto voto, ma non andare a scuola perché "non ha voglia" no. Questo proprio non lo poteva sopportare.

Dal canto suo, Hyunjin non era stato spaventato dal discorso del gatto arrotato, ma dal fatto che quel gatto -chiamato dalla padrona Shiro- era stato castrato in una maniera brutale. Sbadatamente, non gli fu stato somministrato abbastanza sedativo e mentre lo operarono si svegliò, iniziando a girare per la clinica ed a miagolare per il dolore.

Ma lasciando stare le horror story di quartiere, il ragazzo si era ricordato giusto in quel momento che il giorno dell'uscita era finalmente arrivato e già saltava dalla felicità. Finalmente avrebbe fatto conoscere meglio Felix ai suoi amici e avrebbe potuto vedere come il biondo si sarebbe approcciato a nuove persone. Dire che era emozionato era dir poco: lui era al settimo cielo; anche se non ne capiva bene il motivo. Non volendo pensarci troppo diede per scontato che era normale, dopotutto sapeva di star dando un'opportunità al più piccolo di farsi degli amici e di sentirsi finalmente "normale", come diceva lui, o parte di un gruppo. Aveva capito dal comportamento del biondo che non aveva mai provato questa sensazione ed era felicissimo di vederlo sorridere quando era con lui e i suoi amici.

POV's Felix

Arrivai a scuola, come al solito in anticipo, e mi diressi nella mia classe appena la campanella suonò aprendo finalmente i portoni. Presi il banco più appartato possibile, anche se ormai mi ero reso conto che qui a nessuno importava della mia presenza. Ero invisibile, ma le persone non mi ignoravano, mi davano il buongiorno, mi chiedevano scusa e si inchinavano se mi venivano addosso o se per sbaglio mi colpivano con una pallina di carta destinata ad un compagno più distante. I professori mi facevano domande inerenti alla lezione e quando mi vedevano più stanco, chiedevano se dovessi uscire a prendere una boccata d'aria -che rifiutavo per rispetto. Non ero qualcuno di importante, nessuno mi veniva a parlare direttamente, ma non venivo nemmeno perso di mira, deriso o sfruttato per copiare alle verifiche, ero un semplice compagno di classe, e mi andava più che bene. Mi ero preso un posto nella classifica sociale della mia classe, senza essere troppo in altro ma neanche all'ultimo posto. Mi sentivo accettato almeno dalla mia classe, per quel che ero.

POV's narratore

Stava tirando fuori quello che doveva essere il suo quaderno di coreano, anche se era talmente rovinato e usato che non lo sembrava; era in quello stato solo perché lo usava tantissimo, non era la lingua con cui era cresciuto e non volendo fare brutte figure, da quando si era trasferito, aveva messo tutto se stesso nello studio di quella lingua, facendosi aiutare anche dai suoi genitori dove non capiva.

Preso il quaderno azzurro con la scritta "Lee Felix" in basso a destra con un pennarello bianco, qualcuno richiamò la sua attenzione picchiettando un dito sulla sua spalla.

Il biondo, non aspettandosi quel gesto, si spaventò e fece un salto sulla sedia, girandosi in seguito con una mano sul cuore, in ansia di scoprire la persona dietro di lui.

«Oddio, scusami non volevo spaventarti, mi dispiace. »

Un ragazzino magrolino ma sicuramente più altro di lui, si affrettò a scusarsi, inchinandosi leggermente.
Aveva i capelli nerissimi, la pelle chiara e l'apparecchio ai denti. La cosa che colpì subito Felix furono i suoi occhi, molto sottili e fini. Era classico degli occhi asiatici, ma i suoi lo erano più del normale.

Erano veramente carini.

«Oh... N-non ti preoccupare, non è niente. »

Ridacchiò nervoso l'ultima frase. In quel momento si perse a studiarlo; era un personaggio confondibile tra la folla, non aveva nessuna caratteristica particolare oltre agli occhi. Vestiva in maniera semplice e comoda, con dei pantaloni morbidi neri e una felpa di qualche taglia più grande della sua. Il biondo sarebbe stato altro tempo a cercare di scorgere qualche sua particolarità, ma l'altro ragazzo ricercò nuovamente la sua attenzione.

«Ehm... Comunque piacere -gli porse la mano- Yang Joengin»

𝐴𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 𝑎𝑢𝑡𝑜𝑟𝑒:

MA BUONGIORNO FOLLETTINI E FOLLETTINE (anche a follettin* perché voglio bene a tutti) ALLORA. Sono tornato con un nuovo capitolo e non potete capire scrivere tutto ciò è stato un inferno. Mi sono svegliato dopo 2 ore di sonno e mi sentivo in colpa perché non aggiorno da troppo tempo allora ho detto «DAJE SCRIVIAMO UN CAPITOLO DI SANA PIANTA» scordandomi che il capitolo lo avevo scritto mezzo.

Allora ho finito questo mentre ero in macchina con mia nonna che mi raccontava la storia della sua vita per la decima volta se non di più... niente ho finito le cose da dire.

KISS KISS BEBE

(scrivo troppo nell'angolo autore.. dovrei smetterla, da oggi mi faccio i cazzi miei, bye bye)

Io e TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora