Cap. 8 Incontri imbarazzanti

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Felix finì di scrutare tutti i suoi compagni e quando notò che tutti si erano alzati decise di farlo anche lui e di rifugiarsi nel posto secondo lui più sicuro -ma allo stesso tempo, ovvio- in cui nascondersi: il bagno. Potrà sembrare strano ma il fatto che nessuno abbia fatto domande sul suo arrivo improvviso, o almeno non erano state fatte direttamente a lui, gli andava più che bene.

Ormai era arrivato al bagno, non c'era nessuno e la sua idea era quella di rimanerci chiuso per tutta la ricreazione. Stava ripensando a quanti cambiamenti aveva fatto negli ultimi tempi, e senza accorgersene portò la mente a qualche minuto prima: il ragazzo moro fuori dalla sua classe: era sicuro che quei capelli e le grandi spalle non erano nuove, doveva già averle viste da qualche parte.

Ebbe dei flashback alla sera prima e non voleva arrivare a conclusioni affrettate ma era praticamente sicuro si trattasse del ragazzo alla finestra qualche sera prima: quel ragazzo appoggiato alla finestra della reggia infondo alla strada.

Non avrebbe indagato, neanche per idea si sarebbe messo in mezzo a discorsi che non gli riguardavano. Ma ormai anche per pensare era finito il tempo, la pausa stava per finire e si avvicinò alla porta, ma non si rese conto, invece, che era appena entrato qualcuno, e che la figura non vedendolo chiuse la porta a chiave; non riuscì a fermarsi in tempo e sbatté contro di esso cadendo a terra, battendo il fondoschiena sulle mattonelle fredde e umide del bagno.

Dopo una manciata di secondi che servirono ad entrambi per riprendersi dallo scontro, i due ragazzi si guardarono negli occhi..

POV's Hyunjin

Sbattei la testa contro la porta e mi ci volle minimo 10 secondi per capire dove mi trovavo non mi ero fatto male, aprì gli occhi e notai davanti a me un ragazzino, che si teneva la testa con le mani, sussurrando parole tipo «scusa, scusa, scusa, mi dispiace tantissimo, ti prego, scusa» sembrava molto spaventato dal tono di voce che usava, ma era comunque tranquillizzante e incantevole sentirlo, aveva una voce stranamente bassa e calda che andava un po' a stonare con il suo aspetto ma era stupenda.

Evitai di rispondere o di parlare, scrutando invece, sempre lo stesso biondo che per molto tempo avevo fissato prima in classe; lo vidi alzarsi e iniziare a tastare il pavimento, non capii finché non vidi un paio di occhiali tondi vicino ai miei piedi, ricollegando i pezzi, presi il braccio del nano per portarlo in piedi.

Detto francamente, un po' mi spaventai quando presi il suo braccio, era molto fine e ossuto, quasi avevo paura di fargli male talmente sembrava fragile; lo aiutai ad alzarsi, presi gli occhiali e li pulii, controllai che non avessero graffi e li posizionai sugli occhietti del ragazzino davanti a me. Prima però, ne approfittai e osservai attentamente le due pozze color cioccolato e notai quanto fossero spenti e privi di emozioni, stavano guardando un punto indefinito della stanza socchiudendo gli occhi, palese segno che non vedesse niente, allora lo accontentai e con cautela gli posizionai gli occhiali sul naso.

Mentre mettevo gli occhiali sulle sue orecchie, delle manine esili e delicate mi presero le dita e mi aiutarono a posizionarli correttamente.

Erano piccole, fredde, quasi gelate e bianche. Avevano le unghie tutte mangiucchiate, ed erano tenute veramente male. Gelai sotto il tocco leggero e mi spaventai in un certo senso, non mi aspettavo ne il contatto, ne che la pelle di una persona viva possa arrivare a tale temperatura.

Non appena mise a fuoco la mia immagine e notò quanto i nostri volti erano vicini le sue guance si tinsero di rosso; in effetti non ero mai stata vicino al volto di una persona appena vista in tutta la mia vita, a meno che non fosse una persona che da li a poco mi sarei portata a letto.

Mi ero incantato a guardare i suoi occhi spenti e vitrei, quasi bagnati da lacrime mai scese. I nostri sguardi erano un tutt'uno, ci osservavamo entrambi con stupore nel vederci così vicini. I miei occhi iniziarono a spostarsi e notai delle piccolissime lentiggini sul suo naso ed iniziai ad abbassare sempre di più lo sguardo fino ad arrivare alle sue labbra, secche dal vento freddo di un novembre, più ghiaccio del solito.

Le mie orbite balzavano dai suoi occhi alle sue labbra e il biondo sembrò essersene accorto infatti, iniziò ad essere più nervoso di prima. Ciò mi mandò in totale confusione non capivo cosa stavo facendo, il mio volto ed il suo si stavano avvicinando -o più che altro il mio si stava avvicinando-.

Ma proprio in quel momento la campanella che doveva degnare la fine della ricreazione, suonò e io tornai me stesso. Capendo che stavo per fare una cazzata nel baciare un ragazzo che, uno probabilmente è etero, e due, anche se lo fosse non sarebbe affatto innamorato di me sennò mi sarebbe saltato addosso subito. Ma soprattutto era palesemente spaventato.

Mi staccai di scatto spaventandolo ulteriormente e mi pentì mentalmente per averlo fatto in maniera così brusca.
Allora mi alzai e mi sistemai i vestiti un po' sgualciti, lo guardai e lui ricambiò spaventato.

«Scusa, mi dispiace davvero tanto per la caduta..» sentì sussurrare appena chiusi le palpebre per pensare a quello che era successo cinque minuti prima. Aprì gli occhi di scatto e mi guardai intorno, non capendo chi stesse parlando, mi gira di nuovo verso di lui e lo vidi abbassare il viso che sembrava quasi mal nutrito.

«Oh davvero non ti preoccupare sono stato io a non guardare dietro di me, non guardavo dove andavo, dovrei scusarmi io scusa, e infatti.. mi dispiace» dissi tutto d'un fiato cercando di essere il più sintetico e dolce allo stesso momento; non avevo mai chiesto scusa se non ironicamente, e non era da me, ma mi sentivo in dovere di farlo.

«Ora io.. dovrei andare.. ehm.. mi a-apriresti la.. la porta..?» chiese balbettando, colui che ricordavo chiamarsi Felix. «oh certo, certo.. ehm aspetta dove ho messo la chiave.. ah eccola» dissi cercando di essere il più amichevole possibile tirando fuori dalla tasca la chiave della porta del bagno -che ero riuscito a recuperare quando la preside, mentre mi doveva dare una sospensione decise di uscire a prendere un caffè, e lasciarmi da solo nel suo ufficio.. allora ne approfittai per frugare e nel cassetto più in basso della grande scrivania in legno scuro, lì trovai delle chiavi, che in futuro scoprii essere del bagno.

Aprii la porta e feci per salutarlo, ma neanche il tempo di girarmi che lui era già sparito. «Faccio davvero così paura?.. » si chiese curioso e quasi divertito dal comportamento del biondino.

~POV's narratore~

I ragazzi tornarono entrambi nelle proprie classi per fortuna in entrambi i casi l'insegnante non era ancora arrivata e nessuno dei due aveva attirato troppa attenzione.

Non ci furono più cose interessanti, e finite le 3 lezioni pomeridiane tornarono tutti a casa, entrambi con lo strano incontro nel bagno avvenuto quella mattina in testa.

𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐚𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞/𝐭𝐨𝐫𝐞:

Speravo uscisse meglio ma va bene lo stessoooo

Kiss kiss

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