Cap. 12 Troppo tardi?

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TW autolesionismo

«Lee Yongbok... Felix..» ripeté Hyunjin, pensando attentamente e mettendosi una mano sulla bazza. « Non ho mai sentito questo nome, non sei di questa città? Cioè, hai uno strano accento e strano nome.. sei coreano.. completamente?» La risposta fu breve, ovvero un semplice gesto di negazione «Sei uno di poche parole vedo » Rise il moro notando il silenzio totale nelle risposte dell'altro.

«Posso.. ?»

Chiese il moro, indicando la stanza e Felix capì che voleva solo girare per la camera, e annuì titubante.

Ma perché si trovava lì? Perché era lì a quell'ora? Cosa voleva? Si era accorto del fatto che lo guardava spesso? Voleva denunciarlo? Aveva avuto fortuna e non aveva trovato i suoi genitori in casa-, sennò c'era da sentirli.

Probabile

Intanto Hyunjin si stava facendo una passeggiata per la stanza, posando gli occhi su tutte le cose presenti sui ripiani del mobile in legno chiaro che reggeva la TV; guardava le foto del più piccolo appese al muro, e riuscì a leggere dei titolo di alcuni libri presenti nelle mensole, sopra al letto, che erano alternati a qualche album musicale.

Ma i suoi occhi vennero subito catturati dalla presenza di un piccolo quadernino in pelle nera che sembrava essere rilegato a mano, forse comprato a qualche fiera. Lo prese in mano aprì la prima pagina e trovò delle date con accanto un numero ed un "kg" non capiva cosa significassero, sfogliò ancora e trovò altre date con sotto scritto "Caro diario". Immaginò essere un diario, forse anche segreto e per non essere invadente lo lasciò stare dove lo aveva trovato.

Si girò a guardare l'armadio con gli sportelli a vetro e guardò il riflesso; vide la sua immagine tutta la stanza ed infine Felix, il piccolo che lo aveva fatto praticamente impazzire. Non se ne era neanche accorto all'inizio, ma non portava la maglietta, indossava solo dei pantaloncini sportivi e larghi blu, con due strisce bianche accanto alla cucitura. Notò subito delle fasciature sui polsi e altre che sbucavano da sotto il pantalone lungo fino ai ginocchi.

Delle cicatrici bianche si vedevano sulle spalle, sulle gambe e sui fianchi.
Il corpicino del ragazzo era molto magro, si vedevano le costole e le braccia sembravano stuzzicadenti.

Prima di allora il moro non si era accorto delle condizioni del più piccolo, e sembrò essere la stessa cosa anche per l'altro, che appena si rese conto di essere senza maglietta prese di corsa una felpa ma non fece in tempo a mettersela che Hyunjin era già su di lui;

Gli prese di corsa la felpa di mano impedendogli di prenderla, e la mise sopra l'armadio, posto in cui il più piccolo non sarebbe arrivato. Iniziò ad osservare a bocca aperta i tagli scoperti e le cicatrici che ricoprivano il suo corpo.

Felix in un primo momento cercò anche di dimenarsi, ma dopo poco cedette allo sguardo del maggiore: era a bocca semi aperta, e gli occhi spalancati increduli e spaventati per quello che vedeva su quella pelle così pallida e delicata. Il biondo odiava quella sensazione, era spoglio di qualsiasi barriera, ogni scudo immaginario che si era creato contro il mondo era stato distrutto. In un certo senso si sentiva violato e lo odiava, gli ricordava esattamente la sensazione che provava appena i suoi genitori avevano scoperto questo suo modo "bizzarro" -come lo avevano definito loro- di sfogarsi. Si faceva schifo da solo, si pentiva di qualsiasi cosa avesse fatto, e si auto convinceva che era tutta colpa sua; sentiva la tristezza, la delusione nei confronti di se stesso. Iniziarono a scendergli le lacrime dagli occhi.

«Felix... io -cercò di dire il moro- mi.. mi dispiace tantissimo.. io non.. non sapevo niente.. oddio. » sussurrò l'ultima parola sottovoce per non spaventare troppo il ferito.

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