Cap. 6 Sguardo di ossidiana

1.2K 77 17
                                    

Hyunjin si era svegliato alle 07:30 cascando dal letto e, dopo aver infierito contro tutti i Santi presenti in tutto l'universo, riuscì a scendere le scale con la faccia sempre addormentata.

Sua madre si trovava già in salotto intenta a bere un tè alle erbe, e non appena vide che il figlio era riuscito ad alzarsi e scendere a fare colazione lo salutò in maniera dolce ma che non fu ricambiato con la stessa cordialità; ormai il giovane si era svegliato con la luna storta e, già di prima mattina, era di cattivo umore, trattando la donna con freddezza e rispondendo a possibili domande con semplici grugniti o monosillabi rauchi.

Finito di fare colazione era arrivata l'ora di vestirsi e optò per un jeans nero, una maglietta molto aderente, ma comunque pesante, le sue solite Jordan bianche con rifiniture nere e infine, i suoi amatissimi anelli.

Ne indossava tantissimi, in totale erano 13: tre neri uguali semplici che portava nel pollice, medio e mignolo della mano sinistra, uno a forma di serpente in oro bianco che si attorciglia all'anulare sinistro; era il suo preferito per i due bellissimi rubini rossi -colore prediletto dal moro- incastonati negli occhi del rettile. All'indice sinistro portava due anelli uno argento con rifiniture che ricordavano delle croci, nella parte inferiore del dito e un semplice anello argento nella parte superiore.

Nella mano destra una serie di anelli, gli fasciavano la parte inferiore delle dita. Gli oggettini erano uniti da una catenina in ferro battuto mentre nel pollice vi era un anello con la parte superiore piatta e incise due lettere: H. H. Che stavano alle iniziali del suo nome. Nell'anulare e nell'indice erano presenti altri due anellini piccoli, uno con incastonato un diamante celeste con riflessi verdi e un altro, sempre in ferro e vi era inciso un teschio.

Finito di guardarsi allo specchio e pettinato alla bene meglio i capelli scuri, fece lo zaino, guardò l'ora e notò che mancavano meno di 10 minuti. Allora corse in macchina e partì.

Arrivò in classe con 5 minuti di ritardo ma fortunatamente nelle prime due ore doveva avere inglese, e la prof era assente per festeggiare il suo matrimonio.

Decise quindi, con i suoi amici Minho e Chan, di andare a fare una girata per il liceo, notando quanti primini avevano iniziato a farsi avanti per diventare amici loro amici.

Nel frattempo Felix era arrivato a scuola ed era entrato in classe 5 minuti prima che iniziasse la lezione, nessuno fece caso a lui e l'insegnante pregata dal biondino nei minuti in precedenza, non diede un briciolo di notizia della nuova comparsa.

Alla prima ora avrebbero avuto storia, così iniziarono; Felix ascoltò tutta la lezione con interesse anche se quelle cose nelle sue vecchie scuole le avevano già fatte e ripetute molte e molte volte.

Almeno non avrò da studiarle troppo a casa

Si ripeté il corvino praticamente alla fine delle lezioni.

La professoressa prima di lasciare l'aula annunciò ai suoi alunni che il professore di fisica non sarebbe stato presente per festeggiare le proprie nozze. Felix era molto contento per loro non era una cosa da nulla il matrimonio; significava dichiarare amore eterno a un'altra persona, un cosa bellissima. Ma la sua ansia di richiamare delle attenzioni indesiderate era troppa. Durante l'ora libera tutti i suoi compagni uscirono per farsi una passeggiata in tutto l'istituto, che comprendeva il liceo sportivo e classico, altri unirono banchi o sedie, iniziando una conversazione o ripassando altre materie. Altri ancora avevano rubato il computer della classe, sempre poggiato al centro della cattedra, e si erano messi a cercare siti illegali o pornografici a nome del sito della scuola, come se fosse divertente o da persone mature.

Ma Felix non aveva molta voglia di uscire e decise di restarsene in classe, sicuramente non avrebbe fatto danni a restare da solo, si mise così a scarabocchiare su un foglio e senza accorgersene si ritrovò a pensare all'ultima cosa che si sarebbe immaginato: il castello in fondo al viale e il famoso "ragazzo sconosciuto".

Pensò e ripenso a quel ragazzo, alla villa, al perché non fosse rimasto a fissarlo, magari in quel modo avrebbe potuto ricevere delle risposte; pensò per un buon quarto d'ora ma solo aver sentito una risata provenire da uno dei gruppi di ragazzi che erano usciti per fare una girata, si risvegliò dallo strato di trans.

Costatò che nessuno stesse ridendo di lui ma semplicemente per una qualche battuta fatta da un amico; si tranquillizzò, ma appena abbassò lo sguardo notò la bozza di una reggia e la figura di un ragazzo misterioso sul foglio di carta davanti a lui. Non sapeva di avere queste doti artistiche e si meravigliò di se stesso.

Stava per rimettere a posto il foglio disegnato, quando sentì la pelle bruciare sotto gli occhi di qualcuno; non vide nessuno, ma buttando uno sguardo fuori dalla porta ed è li che vide un ragazzo palesemente più grande di lui all'uscita della classe che lo fissava stranito.

Lo sguardo del ragazzo non era schifato, ma solo curioso; di norma ogni scusa è buona per alzarsi e darsela a gambe fuori dalla classe, e durante un'ora libera era impossibile immaginarsi un giovane che rimaneva seduto composto al suo banco, isolato da tutti.

Felix lo guardò attentamente, osservò i suoi capelli nero lucido, e la pelle chiara con le guance tinte di un rosa appena accennato. Guardò gli occhi del giovane e sembravano di ossidiana, talmente erano scuri e lucidi. La corporatura slanciata e muscolosa, fasciata dalla maglietta aderente lasciava immaginare il piccolo biondino..

Lottò con tutto se stesso per non sembrare un maniaco, ma neanche qualche secondo che i suoi occhi si soffermarono sulle labbra socchiuse. Erano di un colorino roseo, molto spesse; insomma una vista perfetta e stupenda. Non appena Felix si accorse che stava fissando il ragazzo da, forse 5 minuti, se ne pentì subito, ed arrossì violentemente, abbassando di scatto lo sguardo.

Sentì una lieve risata da parte del ragazzo che stava fissando da molto tempo e stranamente lo incantava.. Ma tutta quella pacchia stava per finire, e la campanella di fine 2' ora suonò e tutti i ragazzi rientrarono nella classi per mangiare qualcosa. Felix finì in fretta la sua visto che non aveva portato niente, ma fece fina di bere ogni tanto un succo alla pesca.

Ma se al biondo la fine del contatto visivo era stato come riprendere fiato da un immersione, non si poteva dire la stessa cosa per il moretto che si aggirava per la scuola.

Io e TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora