DUNCAN
Se il quadro di comando di un Fuco Acrobatico si poteva definire "spartano", l'unica parola con cui avrei potuto descrivere quello del Tafano era: "vuoto".
Non c'era nessuno strumento di ausilio, esclusi la bussola e l'altimetro. In compenso, l'intera plancia era disseminata di leve e bottoni: qualsiasi moderno componente elettronico era sostituito da azionamenti meccanici, dei quali non sapevo immaginare l'utilizzo.
Senza Takoda e le sue istruzioni, non sarei riuscito nemmeno a metterlo in moto.
La vivace curiosità del ragazzo si stava rivelando utile: tutt'altro che stupido, pareva in grado di memorizzare alla perfezione qualsiasi informazione, tirandola poi fuori dal cilindro al momento opportuno.
«E dicevi di non saper pilotare!» esclamai allegramente, allacciando le cinture.
«Infatti è così. Ma ho subissato di domande il tuo predecessore, e sono stato attento a quello che faceva».Sorrisi: non era difficile immaginarlo mentre chiedeva informazioni su ogni granello della cabina. Con attenzione, ripetei la sequenza che mi aveva mostrato: aprii le piccole saracinesche dei condotti del carburante e azionai più volte la pompa che lo metteva in circolo, girai rapidamente la manovella che accumulava l'elettricità per la scintilla iniziale e tirai il fungo che facilitava l'accensione a freddo.
Infine premetti il pulsante di avvio.
L'intera carlinga venne scossa da una serie di tremiti mentre il propulsore girava a vuoto, tossendo. Ci fu uno scoppio fragoroso, seguito da uno scossone più violento degli altri, quindi sentii che, lentamente, l'albero principale cominciava a muoversi.
Ci fu un altro botto. Quando guardai alle mie spalle, oltre il cupolino, una nuvola di ruggine mista a fumo scuro si sollevava pigramente dal dorso del velivolo.Mentre pregavo che l'aereo non si spezzasse in due durante il decollo, realizzai con orrore che, per la prima volta, non avevo compiuto il mio gesto scaramantico prima di salire a bordo.
«Partite, ragazzi: noi vi seguiamo!» crepitò una voce aspra nelle mie orecchie, attraverso la radio. Era il pilota di uno dei Coleotteri.
Non c'era tempo per la superstizione, stavolta.
«La fortuna è per i mediocri.» sussurrai a me stesso, cercando di convincermene.
Ma quella frase non aveva più lo stesso sapore, ormai.
«Cosa hai detto, scusa?» sbraitò Takoda.
«Che ora si balla. Tieniti forte!» gridai di rimando, per farmi sentire sopra il fragore assordante che stava producendo il motore, ora che gli avevo dato gas.Innestai la trasmissione e, vibrando come un seme in un frullatore, il Tafano cominciò a muovere le ali.
Davanti a me c'erano la pista e poi il cielo, il mio elemento naturale.
Tutto il resto non contava, pensai, mentre rullavo lungo la rampa.***
Scoprii con piacere che il Tafano era estremamente reattivo nel rispondere ai comandi.
Tuttavia, il motore a stento pareva in grado di sostenerlo in volo: il velivolo era pesante e faticava a prendere quota; inoltre era molto lento ad accelerare.
Mantenere la traiettoria richiedeva un'attenzione costante, nonché la continua regolazione manuale di quegli stupidi comandi meccanici. Distrattamente, pensai che il sergente O'Brian sarebbe stato orgoglioso di me, se mi avesse visto.Il più grande difetto, in ogni caso, erano le vibrazioni. Dopo pochi minuti in aria, mi pareva di non sentire più le braccia. Inoltre, come se l'assordante frastuono del vetusto propulsore non fosse stato di per sé sufficientemente fastidioso, c'erano le continue domande di Takoda.
Quante persone vivono nell'Alveare? Sono tutti piloti? Quanti aerei ci sono? A che velocità può battere le ali un Fuco? E una Bottinatrice? Hai mai sparato a qualcuno? Quanto sono grandi i missili più potenti che avete? Quanti colpi al secondo può raggiungere una mitragliatrice pesante?
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Il dominio delle Api [COMPLETO]
AdventureIl popolo delle Api e quello delle Formiche sono di nuovo ai ferri corti, e la più piccola scintilla rischia di far divampare l'ennesimo conflitto. Ma l'amore non conosce confini, e sboccia tra l'aspirante pilota dell'Alveare Duncan e l'anticonformi...