48. Incertezza

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ASHLIE

La passeggiata con Duncan era stata un piacevole raggio di sole, nel buio incerto del nostro futuro.

Sia quello del nostro mondo, che quello del nostro rapporto.

Anche se facevo di tutto per tenermi occupata in mille compiti minori, grazie anche a Tossina, che mi chiedeva continuamente di badare a questo al posto suo, o di sovrintedere a quell'altro in sua vece, i pensieri finivano per raggiungermi sempre.

E nonostante la maschera positiva e ottimista che mi ero abituata ad indossare, essi erano foschi e catastrofisti.

Mi ritrovavo spesso a farmi mille domande. Lui mi amava davvero? Quello che avevo visto sul sentiero al limitare del bosco, era solo desiderio? Voleva solo farlo, o voleva me?

In ogni caso, anche le mie membra non bramavano altro che il suo abbraccio, il mio corpo chiamava il suo così come il deserto invoca l'acqua, era inutile negarlo.

Avevo fatto male a respingerlo?

Era stato più forte di me, avevo agito quasi senza pensare. Nonostante il mio cuore battesse così forte che temevo potesse sentirlo. Nonostante la voce nella mia testa stesse gridando "ancora!"

Forse lui ora pensava che non lo volevo? Che non lo amavo abbastanza? O magari solo che ero una difficile! Forse ora sarebbe scivolato tra le braccia di un'altra, pur di soddisfare le sue voglie? Ma no, lui non era quel tipo di persona. Anche se... in tante dicevano che i maschi sono tutti uguali, e che ragionano solo seguendo il loro istinto di riproduzione.

Avevo sentito ragazze più disinibite di me, al Formicaio, dire che "un maschio che non riceve sesso, finisce per cercarlo altrove". Anche loro erano terrorizzate quanto me di essere scoperte: sarebbe stato un disonore enorme, per le loro famiglie. Eppure, questo non aveva impedito loro di trasgredire.

Forse avrei dovuto trovare anche io il coraggio di farlo?

"Non ho fretta", mi aveva detto. Ed era pur vero che entrambi avevamo molto altro a cui pensare.

Eppure, io continuavo a chiedermi se quel gesto non rischiasse di essere il colpo di grazia di un rapporto già messo a dura prova dagli eventi.

Ero costantemente rosa dai dubbi. Non potevo nascondere di provare un certo orgoglio quando guardavo il nostro quartier generale: la realtà era andata ben oltre le mie più spinte fantasie.

Non solo eravamo davvero in tanti, ormai, ma la cosa più incredibile era che le varie etnie si erano rivelate capaci di andare d'accordo, e stavano lentamente sviluppando quello spirito di appartenenza che tanto avevo sognato.

Faticando insieme sotto la dura disciplina di Tossina e dei suoi secondi, e con lo spauracchio continuo di essere attaccati dalle Api, i volontari si sentivano, sempre più, parte di un unico corpo.

Le liti erano sempre meno frequenti, e i gruppetti, inizialmente rigidi, si erano sempre più mischiati.

Non era affatto infrequente, la sera, vedere Farfalle e Ragni giocare insieme a carte, per esempio, o gente di varie tribù ascoltare intorno ai fuochi le pittoresche leggende delle Idrometre.

Eppure, ascoltando le notizie che giungevano tramite la rete di informazioni del Maresciallo Felipe e i contatti di Elphitephoros, continuavo a chiedermi se non avevamo fatto il passo più lungo della gamba.

Che le Api fossero davvero l'esercito invincibile che Duncan aveva sempre dipinto?

In tal caso, tutto quello che stavamo costruendo lì, tutto quello per cui avevamo lavorato duramente e fatto tanti sacrifici, sarebbe morto subito, incenerito dalle fiamme della guerra.

Sarebbe stato profondamente ingiusto!

Sentivo che noi che vivevamo nella Cattedrale di Rovo eravamo i pionieri di una nuova società, i capostipiti di un nuovo popolo: capace di guardare oltre le differenze dei singoli per il bene comune. Capace di trovare una ricchezza in quella diversità che finora tutti avevano temuto.

Aveva senso rischiare tutto questo per una stupida guerra, voluta da qualcun altro?

In quei momenti, provavo il desiderio di andare da Duncan e dirgli di andarcene. Prendere tutti, scavare oltre la Foresta di Spine e fondare una nuova città oltre essa, nei territori del Sud. Lontano dalle Api, dalle Formiche e dalle loro stupide contese energetiche.

Ma sapevo di illudermi.

Era stata la minaccia della guerra a unire quelle persone. Quello, e l'amore per la propria terra natìa.

Eravamo tutti lì per dire alle Api che non potevano decidere anche per noi solo perché ci ritenevano inferiori, per dire a loro e alle Formiche di smettere di avvelenare la nostra terra, di uccidere la foresta, di strangolare il nostro futuro.

E soprattutto eravamo lì per dirgli che noi eravamo uguali a loro, e avevamo il loro stesso diritto di decidere del futuro dell'Immensità. Che noi eravamo l'Immensità.

Nessuno mi avrebbe seguita oltre il muro di rovi. Superata quella barriera, le ragioni che ci avevano unito sarebbero venute meno, e noi ci saremmo scoperti estranei tra noi e stranieri in una terra sconosciuta. Spaesati. Perduti.

No, purtroppo l'unica strada per realizzare quel progetto passava attraverso la guerra, che mi piacesse o no. E allora avremmo lottato. 

Per il sogno, per il futuro.

E io avrei lottato anche per amore. Se Duncan avesse deciso di andare con un'altra donna, l'avrei preso a calci fino a fargli cambiare idea... e forse poi gli avrei concesso quello che desiderava.

E se lui avesse comunque deciso di preferire un'altra, se non mi avesse amato più?

Beh...

Strinsi forte i pugni.

Allora gli avrei fatto capire che non poteva trovarne una migliore di me.

Mi guardai attorno ancora una volta. Perfino al mio occhio inesperto, i progressi dei soldati con lancia e scudo erano evidenti. Le cucine erano tutte un fermento, l'enorme grotta era pulita e ordinata.

Ma non era quello a colpirmi di più.

Ovunque si sentivano risate e canzoni. Le persone, incontrandosi, si salutavano.

I militari ricevevano grati le borracce colme d'acqua fresca che alcuni ragazzini porgevano loro, ringraziandoli educatamente.

Non avevo creato solo un esercito: avevo creato una comunità.

Quante altre ragazze potevano dire la stessa cosa?

 Quante altre ragazze potevano dire la stessa cosa?

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SPAZIO AUTORE

Oggi vi lascio un capitolo piccino piccino, preludio della ripresa della trama.

Ash alterna il suo esame di coscienza, decisamente negativo e pessimista a questo punto della storia, con la constatazione di quanto è stato realizzato fino ad adesso.

Io credo che faccia proprio bene a esserne così orgogliosa. Non vi pare?

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora