35.Bombo (Seconda parte)

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DUNCAN

Attivai la modalità "sparo" del Pungiglione e puntai l'arma contro il mio avversario, ma quando lo riconobbi mi si ghiacciò il sangue nelle vene.

Non era possibile!

Anche lui strabuzzò gli occhi. «Tu!» esordì. «Come sei riuscito ad entrare?»

Tutto qui? Non era sorpreso di vedermi vivo, dopo avermi visto precipitare? Non si sentiva nemmeno un po' in colpa per avermi distrutto la vita e la carriera?
«Anch'io sono contento di vederti.» rimbeccai, acido.
L'altro fece per muovere un passo, ma io agitai la bocca da sparo della mia arma, facendogli intendere che ero pronto ad usarla. «Fermo!» intimai.
«Fai sul serio, Duncan? Vuoi spararmi?» anche Hudson attivò il suo Pungiglione.

«Vorrei evitarlo, se possibile.»
«Davvero? E allora come pensi di fermarmi?»
«Non è troppo tardi.» cercai di convincerlo. «Possiamo ancora interrompere questa follia.»
«Follia, dici? Disobbedire agli ordini, sarebbe folle. Io non ho dimenticato di essere un soldato, al contrario di te.»
«Gli ordini di un traditore, che ha imprigionato la tua legittima sovrana!» rimbeccai.
«Non parlare così del Sommo Generale. Lui vuole rendere le Api di nuovo grandi!»

Scossi la testa. Chissà se ero mai stato anche io così miope, così ingenuo? «Siamo già grandi, fratello. Nell'odio che la gente prova per noi, nel disprezzo che la nostra sola presenza suscita nelle altre tribù. Davvero vuoi questo, per il nostro popolo?»
Lui si strinse nelle spalle. «Io... vorrei...» Lo vidi esitare, come se stesse combattendo un conflitto silenzioso nel profondo del suo animo. Alla fine mi diede le spalle, e soggiunse: «Io non posso farci nulla.»

In sottofondo, sentivo gli altri piloti che comunicavano alla radio: Niyol ed Enola erano riusciti a mettersi al sicuro, ed il caposquadriglia stava dando ordine di non inseguirli e mantenere la formazione serrata, proprio come avevo sperato.

Non saprei dire cosa pensai in quel momento, o cosa mi fossi aspettato. Sta di fatto che quello era il mio migliore amico, e io desideravo che capisse, che condividesse i miei pensieri.
Coprii la distanza che ci separava e gli posai una mano sulla spalla.
Lui ruotò su sé stesso e mi sferrò un violento montante al volto, che schivai di un soffio, più per istinto che per abilità.

«Vattene da qui adesso, se vuoi vivere.» urlò, in tono quasi implorante.
Il suo sguardo era triste ma determinato. Il Pungiglione era pronto, la lama a scatto completamente estroflessa. Era un militare con una missione da compiere: niente era più importante per lui, nemmeno la nostra amicizia. Nemmeno la mia vita.
Ricacciai indietro le lacrime e premetti il pulsante che richiamava l'arma bianca anche sul mio dispositivo. Non sarei mai riuscito a sparargli, ma forse potevo ferirlo o disarmarlo.

«Non posso lasciarti proseguire.» decisi.
«Non costringermi ad ucciderti!»
«Non ci sei riuscito nemmeno la prima volta.»

Lo vidi accusare il colpo. Strabuzzò gli occhi ed in essi, per un breve istante, emerse la parte di sé che stava nascondendo: colma di senso di colpa, tristezza, preoccupazione. Ma durò solo un attimo. Poi reindossò la propria maschera e annuì, serio.
«Allora finisce così.» E con queste parole, si avventò su di me, caricandomi a testa bassa come un animale selvaggio.

Riuscii a evitarlo di misura e, al contempo, sfruttai la mia maggiore agilità: lo colpii con una ginocchiata al ventre, quindi, prima che potesse reagire, gli sferrai un duro colpo dietro la nuca con la mano aperta.
O almeno, credevo fosse duro: in realtà, il mio avversario rotolò un po' più in là e si rialzò rapidamente, come niente fosse stato. Quindi avanzò di nuovo verso di me, ma stavolta con maggior circospezione.

Istintivamente, mi ritrovai a indietreggiare. Hudson mi incalzò, esibendosi in una serie di affondi e fendenti che mi mise in difficoltà. Rannicchiato dietro la protuberanza sulla spalla destra, con il braccio piegato a proteggere faccia e tronco, non riuscivo a fare altro che parare quegli attacchi furiosi. Trovatomi letteralmente spalle al muro, però, capii di dover reagire per forza.
Scattai in avanti, interrompendo il suo colpo con un affondo. Cominciammo a girare l'uno intorno all'altro, tentando a turno delle stoccate che non andavano mai a segno.

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora