Il popolo delle Api e quello delle Formiche sono di nuovo ai ferri corti, e la più piccola scintilla rischia di far divampare l'ennesimo conflitto.
Ma l'amore non conosce confini, e sboccia tra l'aspirante pilota dell'Alveare Duncan e l'anticonformi...
Lasciai volentieri a Takoda il compito di riassumere l'accaduto al nostro datore di lavoro. Purtroppo per quest'ultimo, tra le virtù del mio compagno di viaggio non figurava la sintesi: si prodigò infatti in dettagliatissime descrizioni, esagerando tra l'altro le mie doti. Mentre attendevo nella baracca l'epica conclusione del racconto, l'occhio mi cadde su un macchinario posto in una angolo, sepolto sotto un telo protettivo.
«Quello è una Teledialogatore?» domandai al nostro accompagnatore. Questi annuì, chiaramente perplesso dal mio stupore. «E funziona?» «L'ultima volta che l'abbiamo usato, funzionava». rispose con logica ineccepibile, stringendosi nelle spalle. Non indagai sul fatto che, a giudicare dal considerevole strato di polvere che lo ricopriva, quell'intervallo dovesse essere molto lungo, e chiesi il permesso di utilizzarlo. «Se sai come si usa...»
Con una certa emozione, liberai lo strumento dalla sua prigione di plastica e lo accesi.
Il dispositivo era piuttosto datato e ci mise parecchio per stabilire una connessione; quando inserii le coordinate dirette del contatto di Ashlie, però, si collegò senza problemi. Suonò a lungo a vuoto, mentre pregavo silenziosamente che lei rispondesse: la mia ragazza aveva un pessimo rapporto con la tecnologia, e spesso dimenticava il terminale in giro oppure spento. Proprio quando stavo per perdere le speranze, il suo bel viso apparve sullo schermo.
«Duncan! Che bello vederti!» esclamò. Le assicurai che era lo stesso per me e, conclusi i convenevoli, riepilogai in poche parole tutto quello che mi era successo dall'ultima volta che ci eravamo visti.
«È terribile! Hanno rovesciato la regina, pur di portare avanti la loro stupida guerra! La cosa peggiore è che il popolo nemmeno lo sa!» Un'espressione angosciata le si dipinse sul volto. «Moriranno un sacco di persone... E per cosa? Solo perché un vecchio scemo possa proclamarsi dominatore dell'Immensità?» «Non sottovalutare Winthrop: non è così vecchio, e di sicuro non è scemo. Inoltre, è appoggiato da molti pezzi grossi dell'esercito. Perfino da Hudson, a quanto pare».
«Cosa possiamo fare?» «Devi andartene da lì!» esclamai con veemenza. «Sei pazzo!? Non potrei neanche volendo: il Formicaio è letteralmente blindato, e tra l'altro...» «Trova un modo!» la interruppi. «Fuggiamo da questa follia e iniziamo la nostra vita insieme da un'altra parte!» «Le formiche non fuggono!» Proclamò, gonfiando il petto come un lottatore prima dell'incontro. «Io voglio che i nostri figli possano vivere qui liberi, in armonia con gli altri e con la natura. Sono pronta a battermi per questo: non abbandonerò la mia terra alla tirannia e alla stupidità di pochi».
Sgranai gli occhi di fronte a tanta passione. In quel momento mi resi conto che l'amavo ancora di più. Inoltre, sapendo che lei aveva scelto me, provai un moto di orgoglio nell'ascoltare quella presa di posizione; immaginai che un padre che veda il proprio figlio primeggiare in qualche campo viva qualcosa di simile.
Eppure, il timore per la sua sorte prese comunque il sopravvento. «Nessun popolo può realmente contrastare l'esercito delle Api. È una pazzia.» Lei fece per ribattere, ma si bloccò con la bocca semiaperta e la mano sollevata, pensierosa. Mentre cercavo freneticamente di comporre nella mia testa una frase che potesse convincerla, la vidi illuminarsi di un rinnovato entusiasmo e, prima ancora che cominciasse a parlare, seppi di aver perso quel duello verbale.
«È vero, nessuno può... Singolarmente. Ma cosa succederebbe se tutte le tribù si unissero per fronteggiare insieme il pericolo?» Scossi la testa. «È un'idea affascinante, ma impossibile.» «Perché?»
«Le uniche cose che accomunano tutti gli abitanti dell'Immensità, sono l'odio e la diffidenza verso gli altri».
«Mi vengono in mente almeno due persone che non la pensano così.» ammiccò Ashlie. Sorrisi, comprendendo che si stava riferendo a noi due. «Il nostro caso è diverso. Tu sei unica, speciale. E io... Se tu non mi avessi aperto gli occhi, mi starei ancora crogiolando nell'illusione di appartenere ad una stirpe di eletti che detiene ogni primato, incluso il diritto di dominare sull'umanità.» Lei annuì, pensosa. «Hai ragione. Allora serve qualcuno che faccia lo stesso a tutti gli altri!» «E come pensi di fare?» ridacchiai. «Vuoi andare casa per casa a far innamorare la gente di te?» «No davvero! Io sono bloccata qui. Dovrai farlo tu!»
«Stai scherzando, spero! Tralasciando il fatto che disprezzare le Api è lo sport più praticato nel continente, chi mai crederebbe che proprio uno di loro voglia metterli in guardia dal fatto che le Api stesse vogliano dominarli tutti? Andiamo, è talmente contorto che nemmeno io ci credo, mentre lo dico!»
Lei mi sorrise dolcemente e, assecondando un gesto istintivo, percorse il profilo del mio volto sullo schermo in una carezza virtuale. «Forse è proprio questo il problema... perché gli altri credano, devi essere tu il primo a farlo! Se vuoi che la gente ti segua, devi muovere per primo un passo nella giusta direzione.» Mi sfiorai la guancia con una mano quindi, imbarazzato da quel gesto, la ritrassi bruscamente. «Non so.» mormorai, perplesso.
Lei avvicinò il viso allo schermo così repentinamente da farmi credere che l'avrebbe magicamente attraversato, e avremmo potuto abbracciarci. «Tesoro... È una questione di fede. Dimostra agli altri che il sogno è possibile, permetti loro di vederlo con i tuoi occhi... E saranno loro stessi a chiederti di farne parte!» «Amo questa tua energia, questa passione. Se fossi tu a parlare, nessuno potrebbe resisterti: ti seguirebbero tutti.» «Non devono seguire me. Devono seguire un'idea!»
Non seppi far altro che sorridere, guardandola negli occhi.
«Hai detto di essere dalle Idrometre, giusto?» insistette lei. «Comincia da loro, allora. Comincia subito. Costruiamo l'esercito dei popoli liberi e fermiamo le Api!»
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SPAZIO AUTORE
Questo capitolo rappresenta un po' il punto di svolta della storia, pur nella sua semplicità.
Da semplici giovani, coinvolti loro malgrado in una guerra che non desiderano e che mette in pericolo il loro rapporto, Duncan ed Ashlie diventano ora attori di prim'ordine. Attivisti di un movimento che non ha neppure un nome, ma che sarà l'unica possibile via per garantire ancora la libertà agli abitanti dell'Immensità.
"Divide et impera", dicevano gli antichi. Magari i nostri non lo sanno, ma hanno comunque capito che l'unico modo per sottrarsi alla tirannia delle Api è proprio unire le singole tribù contro l'invasore. Compito che, considerando l'affabilità di Duncan e l'astio reciproco che ogni popolo nutre verso gli altri, si preannuncia tutt'altro che semplice.