39. A dorso di bruco (seconda parte)

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DUNCAN

Nella mia mente sconvolta si fece largo un ricordo.

Quando il mio primo insegnante si era reso conto del mio talento, mi aveva proposto per la squadra acrobatica, affinché potessi imparare i trucchi da un asso dell'aviazione.
Allorché mi accingevo a fare il mio primo volo come passeggero insieme al sergente O'Brian, i miei compagni mi misero in guardia: tutti si erano sentiti male la prima volta.
Io, che non perdevo mai occasione per fare lo sbruffone, avevo proclamato a gran voce che, poiché ero già un pilota provetto, non avrei avuto nessun problema. Purtroppo per me, l'istruttore mi aveva sentito e aveva fatto della questione un punto d'onore. Durante una picchiata incontrollata a motore spento, quando era ormai inevitabile, secondo me, lo schianto, avevo urlato come un pazzo.

Evitammo la parete rocciosa del canyon di un soffio, al punto che lo spostamento d'aria generò una grande nuvola di polvere. Tuttora non sarei in grado di replicare quella manovra.

Quando sbarcammo, assicurandosi che tutti i miei compagni potessero udirlo chiaramente, il sergente mi disse: «urlare non ti renderà un pilota migliore, né potrà in alcun modo esserti d'aiuto nelle difficoltà.»
Mentre tutti ridacchiavano, però, aggiunse: «inoltre, è molto pericoloso: potresti tranciarti la lingua e dissanguarti. Controllati, o finirai per essere ucciso dalla tua stessa stupidità, anziché dal nemico». 
Fu la prima volta in cui ebbi l'impressione che gli importasse di me, nonostante ce la mettesse tutta per dimostrare il contrario.

Ancora una volta i suoi consigli mi furono preziosi: forse sarei morto, ma non potevo permettere che succedesse perché mi ero lasciato prendere dal panico. Serrai di scatto la mascella, e fu come premere un interruttore, come se con quel gesto avessi riacquistato il controllo del mio corpo.

Finalmente lucido, valutai la situazione. I primi Steli del percorso erano sgombri, ma sotto di noi c'era un groviglio di rami, corde e piattaforme apparentemente impraticabile.

Non è che non credessi alle storie sull'energia spirituale; ma erano distanti dalla mia cultura, faticavo a capirle, e in quel momento non avevo il tempo per approfondirle ulteriormente.
Dovevo improvvisare, e pure in fretta.

Ero certo che quanti avevano vissuto quell'esperienza prima di me non potevano essersi affidati esclusivamente al Flip: dovevano aver trovato un sistema, ma quale?
In quel momento sentii la mia cavalcatura irrigidirsi. Stava cercando di muoversi, ma la mia presenza glielo impediva.

Colto da un'intuizione improvvisa, rilassai il più possibile ogni muscolo, pur reggendomi saldamente alla sella con le mani e i piedi. Appena si sentì libero, il bruco si raggomitolò su se stesso e si distese di scatto come una molla. Il filo di seta fluttuò alle nostre spalle come dotato di vita propria, quindi si appiccicò alla fronda che avevamo evitato per un soffio.
Sentii le due paia di zampe posteriori dell'animale stringere con forza contro il cavo, rallentando la fuoriuscita del materiale; quindi compimmo un giro completo intorno al ramo, rallentando sensibilmente, e ci inabissammo ancora nel labirinto di frasche.

Mi lasciai andare ad un ululato di esultanza.

Fu un'esperienza esaltante e agghiacciante al tempo stesso. Era proprio come l'Airboard: sulla tavola a reazione non si può contrastare il vento, bisogna imparare ad assecondarlo. Allo stesso modo, il Bruco sapeva benissimo cosa fare, l'importante era che io non lo intralciassi. Senza incertezze, inarcava bruscamente il corpo muscoloso, ancorando qua e là il filo di seta mentre continuava a scendere ad una velocità assurda.

Ad un certo punto, mi resi conto che stavamo andando nella direzione sbagliata: il punto d'ancoraggio era vicino, ma alla destra di un grosso ramo, mentre noi avevamo imboccato la direzione opposta. Ora che avevo scoperto di poter sopravvivere a quel gioco crudele, era il momento di stupire Lin-Yu e convincerla a fidarsi di me.

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora