51. 'Penzionne'

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ASHLIE

Passai la notte a rigirarmi nel mio giaciglio, cercando di stabilire se fossi più preoccupata o più furiosa.

Nel corso della serata me l'ero già presa con Takoda (reo di aver lasciato partire da solo il suo degno compare) e praticamente con chiunque altro mi fosse capitato a tiro.

Non contestavo la scelta di coinvolgere i pirati. Innanzitutto, era giusto che riconoscessi l'autorità di Duncan, visto che di fatto gliel'avevo conferita io. In secondo luogo, era vero che non disponevamo di nessuno in grado di pilotare i nostri nuovi apparecchi, e anche che, senza di essi, la nostra rivolta era destinata al fallimento.

Ma come era potuto essere così presuntuoso, così egoista da andarci di persona? E da solo, per di più!
Battei il pugno sul cuscino. La mano mi tremava per il nervosismo.

Non voleva che altri rischiassero per lui, e questo potevo capirlo. Forse non pensava che altri potessero avere a che fare con quei briganti, oltre a lui che già si era imbattuto in loro.

Ma per quanto tutto ciò potesse essere sensato, forse perfino ammirevole, non riuscivo ad accettarlo, non potevo tollerarlo. Anche mettendo da parte i miei sentimenti personali per lui, mi era chiaro come la nostra neonata coalizione non sarebbe sopravvissuta alla sua scomparsa.
Al di là degli ideali, dei sogni e delle aspettative, la maggior parte dei nostri accoliti era lì per lui: per quello che aveva detto e fatto, per ciò che rappresentava.

Mi sollevai in ginocchio e afferrai il cuscino con entrambe le mani, lo stropicciai, quindi lo gettai rabbiosamente contro il bordo della mia tenda. Incapace di rimanere ancora coricata, mi vestii in tutta fretta e sgusciai fuori, sperando che un po' di aria fresca mi calmasse.

Le prime luci dell'alba non avevano ancora cominciato a rischiarare l'orizzonte.

Attraversai il tunnel che collegava il nostro quartier generale all'esterno. Ormai era abbastanza ampio da essere percorso da sei uomini uno accanto all'altro. Secondo Tossina, ciò era un grosso problema nel caso avessimo dovuto difenderci da un attacco, ma si era reso necessario per far sì che i mezzi militari potessero trovare rifugio tra i rovi.
Mi feci riconoscere ai posti di guardia, quindi mi arrampicai sulla torre di avvistamento, che era stata alzata di almeno tre piani, ma era stata meglio mimetizzata nelle piante.

Stavo aspettando di assistere allo spettacolo del sole che scacciava le tenebre, quando un portaordini tutto trafelato si presentò sulla piattaforma e mi rivolse un frettoloso saluto militare.

«Signora, la vostra presenza è richiesta immediatamente alla tenda di comando.» mi informò.

Lo seguii, chiedendomi cos'altro ci fosse.

Alcuni dei membri del nostro consiglio di guerra mi attendevano già lì. Sembravano tutti insonnoliti e di cattivo umore; esclusi Tossina (l'unico che avesse un aspetto fresco e riposato), e Takoda, che mi fece un bel sorriso, anche se il giorno prima l'avevo ricoperto di insulti e accuse insulse.
Quanto invidiavo il carattere solare di quel ragazzo!

I cuscini su cui eravamo soliti prendere posto formavano un cerchio, al centro del quale si posizionava chi aveva delle informazioni da condividere. Quello spazio era occupato da Håvard che, immobile, a braccia conserte e gambe divaricate, sembrava una statua. Non si voltò nemmeno per guardarmi, quando entrai.

Era talmente alto che, nonostante fosse nel punto più alto della struttura, la sua testa quasi ne sfiorava la sommità.

«Sei arrivata, finalmente!» esultò Tossina, anche se mi ero letteralmente precipitata lì, e non poteva essere da molto che attendevano.
«Che succede?» volli sapere, mentre mi sedevo al mio solito posto.
«Il tuo gigante pone delle condizioni.» spiegò, indicando lo straniero con un cenno del capo. «E io non me la sono sentita di fare promesse in nome del nostro comandante.»
Ancora non mi ero abituata al suo riconoscimento dell'autorità di Duncan, e ogni volta che glielo sentivo nominare in questi termini, il mio stomaco faceva una capriola. L'appoggio del giovane ufficiale era stata senza dubbio la chiave per l'accettazione, da parte delle nostre Formiche, di un'Ape al vertice gerarchico.

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora