HUDSON
La terrazza del secondo anello, all'Alveare, offriva una vista forse meno spettacolare di quelle ai livelli superiori. Tuttavia, essendo sovrastata dal resto della struttura, era l'unica a mantenersi asciutta anche con il peggior maltempo.
Un tuono particolarmente forte fece vibrare la portafinestra, rimasta socchiusa. Con un grugnito, il tenente Hudson si svegliò, si inginocchiò e diede di stomaco.
Provò una ad una le quattro bottiglie sparpagliate intorno a sé, ma erano tutte vuote. Si alzò quindi barcollando e mosse qualche passo incerto verso il parapetto, ma dovette fermarsi per vomitare di nuovo.
«Che vita inutile.» mugugnò con la voce impastata, appoggiandosi di peso alla balaustra.
Stava ancora diluviando. Le gocce di pioggia gli passavano davanti, riflettendo la luce che arrivava dal corridoio, e si tuffavano nel vuoto a gran velocità, una dopo l'altra.
Le guardò affascinato per un po', in silenzio.
"Se fossi anche io una gocciolina, avrei un'esistenza breve." rifletté. "Una corsa verso il basso, e poi sarebbe tutto finito. Niente rimorsi, niente sensi di colpa..."
Si sporse oltre la ringhiera: il buio era talmente fitto, che sembrava di trovarsi in cima a un pozzo senza fondo.«È un bel salto da qui, eh?»
Credeva di essere solo e, suo malgrado, quella voce inaspettata lo fece sobbalzare. Socchiuse gli occhi per cercare di mettere a fuoco la sagoma in controluce, ma fu colto da un capogiro così violento da rischiare di perdere l'equilibrio. Si strinse al corrimano con forza e scosse la testa, nel vano tentativo di schiarirsi le idee.
Il sergente O'Brian gli si mise accanto, appoggiandosi con i gomiti al bordo.
«Ero certo di trovarti qui.»
«Mi cercavi?» gracchiò il tenente, con la voce talmente roca che lui stesso stentò a riconoscerla.
L'altro si strinse nelle spalle. «Non esattamente. Ero sveglio, e ho pensato che magari lo eri anche tu.»Senza aggiungere altro, gli porse una fiaschetta.
Hudson la prese, la stappò e tracannò alcune grandi sorsate, grato di quella gentilezza.
Poi sputò tossicchiando, disgustato. «Che diavolo è?»
«Un tonico antisbronza. Ricetta della nonna.»
«Fatti gli affari tuoi.» sbottò, irritato, mentre gli rendeva il contenitore in malo modo.
«Sai, è da parecchio tempo che me ne sto sempre per conto mio. A farmi i miei affari.»
«E dovevi smettere... proprio oggi!» obiettò il superiore, senza poter trattenere un fragoroso rutto nel bel mezzo della frase, forse dovuto alla medicina.«Reputo la maggior parte degli ufficiali un branco di idioti senza cervello.» proseguì l'altro, ignorandolo. «Mentre preferisco non dare mai troppa confidenza ai miei allievi. Voglio che rimanga il giusto confine tra loro e l'insegnante.»
Rimasero in silenzio per un po'. Vedendo che il suo ospite non sembrava intenzionato a intervenire, O'Brian riprese: «In queste settimane, tu sei diventato la cosa più simile a un amico che io abbia avuto da molto tempo.»
«Buon per te.» Il tonico stava facendo effetto, al punto che ora il tenente stava valutando se azzardare un altro goccio. Gli pareva di riuscire già a ragionare in modo più chiaro.«Credo dipenda dal fatto che ci assomigliamo molto.» proseguì il suo compagno.
«Cioè, anche io sono un pedante rompiscatole logorroico?»
«Anche tu stai cercando il modo di fare ammenda.»
«Smettila di fare lo strizzacervelli dilettante. Lasciami in pace!» Fece per andarsene, ma si mosse troppo in fretta e perse l'equilibrio: sarebbe senz'altro caduto, se il sergente non l'avesse sostenuto.«Vieni, ti accompagno ai tuoi alloggi.»
«Stammi bene a sentire: noi non siamo amiconi. Chiaro? Io sono tuo superiore, e ti ordino di lasciarmi!»
O'Brian lo ignorò, e continuò a sorreggerlo mentre attraversavano l'uscio, lasciandosi alle spalle il temporale.
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Il dominio delle Api [COMPLETO]
AdventureIl popolo delle Api e quello delle Formiche sono di nuovo ai ferri corti, e la più piccola scintilla rischia di far divampare l'ennesimo conflitto. Ma l'amore non conosce confini, e sboccia tra l'aspirante pilota dell'Alveare Duncan e l'anticonformi...