39. A dorso di bruco (prima parte)

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DUNCAN

La piattaforma sulla quale mi aveva condotto la mia guida era almeno tre volte quella ospitante la sede del potere politico. Anziché essere sospesa dall'alto come la maggior parte delle altre, era fissata a un grosso ramo, che la attraversava al centro, quasi in verticale.

La zona aveva diversi accessi: almeno sei ponti traballanti la collegavano al resto della città, inoltre una scala a chiocciola era stata scavata direttamente nella corteccia, i gradini ruotavano tutto intorno al tronco in un'ampia elica e sembravano proseguire fino al cielo.
L'area in cui eravamo arrivati era delimitata da svariati recinti di diversa dimensione, dal lato opposto erano stati costruiti dei magazzini e altri edifici dei quali non riuscii a immaginare subito l'utilizzo. Una grande quantità di foglie era stesa a seccare sul pavimento.

Stavo ancora facendo vagare lo sguardo ovunque, quando notai un grosso animale.

Non avevo mai visto un Bruco prima di allora, ma non c'era modo di sbagliarsi: l'essere aveva corpo cilindrico, muscoloso, diviso in anelli. Ognuna delle sezioni in cui era suddiviso possedeva un paio di zampe tozze, curiosamente non si vedevano però arti.

Stava ruminando placidamente. Le mandibole occupavano circa i due terzi del capo; gli occhi, minuscoli e completamente neri, contribuivano a conferire all'animale un'aura di pingue inconsapevolezza.

«Posso accarezzarlo?» domandai, senza riuscire a trattenere l'entusiasmo.
«Potrai fare molto di più, tra poco. Seguimi!» replicò Lin-Yu, ricominciando a farmi strada.

Ci lasciammo alle spalle i recinti e prendemmo ad inerpicarci lungo la scala. I gradini erano umidi, coperti di muschio e scivolosi, non esistevano corrimano né parapetti e l'altezza era vertiginosa: non era una passeggiata adatta ai deboli di cuore.

Dall'alto, la sproporzione tra le dimensioni del nostro punto di partenza rispetto ad ogni altro luogo della città era ancora più evidente, a riprova dell'importanza che quelle bestie avevano per la comunità.

Ricordavo vagamente di aver sentito dire dall'insegnante, all'Accademia, che venivano utilizzate non solo per la carne e i prodotti ricavati dalle loro secrezioni, ma anche come bestie da soma, per la loro immensa forza e la capacità di camminare praticamente su qualsiasi superficie, anche a testa in giù. Immaginai che potessero essere di grande utilità per manutentare quelle strutture.

Continuammo a salire per un tempo che mi parve interminabile.

Da quelle che ormai intuivo essere stalle, giungevano alle mie orecchie i sospiri e gli schiocchi con cui quelle creature comunicavano tra loro. Proprio quando la distanza cominciava a rendermi difficile udirli, cominciai a sentire con chiarezza gli stessi versi, solo che stavolta giungevano da sopra di noi.

Che ci fosse un'altra fattoria come quella? Ma che senso aveva tenerla così lontana dall'altra?

Quasi in risposta ai miei dubbi, la nostra ascesa terminò di botto, e mi ritrovai ad ammirare un ampio spazio, ottenuto spianando la sommità del ramo. Di là si dipartivano, a raggiera, una serie di passerelle di legno, lunghe svariati steli e abbastanza larghe perché potessero percorrerle tre uomini affiancati.

La cosa mi colpì: perché mai, dato che su tutti gli altri pontili si faticava a passare in due contemporaneamente?

Su quel pianoro artificiale si erano radunate non meno di sessanta persone e diversi bruchi, condotti tramite lunghe cavezze.

Lin-Yu mi accompagnò fino ad uno di quegli enormi trampolini, quindi mi fece cenno col braccio affinché la precedessi. Esitai per un attimo, a disagio. C'era qualcosa, in tutta quella situazione, che mi metteva in allarme. Ma se proprio avesse avuto intenzione di farmi del male, avrebbe potuto risparmiarsi quella lunga passeggiata e dare un semplice ordine a qualche uomo fidato. In ogni caso, conquistarsi la sua fiducia era l'unico modo possibile per arruolare qualche Farfalla, perciò non avevo altra scelta.

Quattro uomini sostavano insieme a due bruchi circa a metà del percorso.

«Ministro! Che sorpresa!» esclamò uno di loro, venendoci incontro.
«Tutto pronto, qui?» l'apostrofò lei per tutta risposta, saltando i convenevoli.
Lo sconosciuto annuì. «Stiamo attendendo i matematici per i conti. Siamo sopra la piattaforma, ma è necessario verificare con precisione...»

Lei lo zittì con un brusco gesto della mano, quindi si appressò all'animale più vicino.

L'essere stava ruminando placidamente, con la testa abbassata che ondeggiava come quella di un ragazzino che ascolti la musica con le cuffie. Quando invademmo il suo campo visivo, sollevò il muso e ci fissò, perplesso.

Lin-Yu stese il braccio e poggiò il palmo aperto sulla fronte della bestia. Quest'ultima ebbe come un fremito, quindi socchiuse gli occhi e le permise di accarezzarlo.
Poi la donna ritrasse la mano e, a gesti, mi esortò a provare.
Temevo che con me si sarebbe ritratto, invece, dopo uno sbuffo sonoro, si rilassò.

«Non so se lo sai, ma le corde con cui le varie piattaforme sono appese ai rami vengono intessute dai bruchi.» mi spiegò la mia guida. «La seta è quasi indistruttibile: è elastica, resistente alla torsione, capace di sopportare carichi enormi senza spezzarsi, e non perde le sue proprietà nemmeno sotto l'azione degli agenti atmosferici. Teme solo il fuoco.»

Come quello che i Fuchi avevano causato sparando su una città indifesa, pensai.

«L'unico modo che conosciamo per indurli a creare questa meraviglia per noi, però, è costringendoli a gettarsi da uno spazio alto. Il filo di seta è il loro meccanismo di difesa, una sagola di sicurezza con cui si ancorano al primo supporto che trovano.»

Cominciavo a intuire in cosa consisteva la prova, e non mi piaceva.

«Oggi la procedura è quasi completamente priva di rischi: i matematici calcolano con precisione il punto di partenza e quello di arrivo, facciamo saltare il bruco, e tutto fila liscio. L'animale segue il suo istinto e arriva a destinazione, anche se talvolta è necessario più di un tentativo.»

Annuii attento. Sentivo che la parte brutta non era ancora arrivata. «Ma?» la esortai.

«Fino a non molto tempo fa, non c'era niente di tutto questo. Servivano delle persone speciali, che cavalcassero i bruchi e li conducessero lungo una via libera da rami e ostacoli. Solo pochi ne erano in grado: era necessario affidarsi completamente alla bestia, mettersi in gioco fino all'ultima gocciolina di sudore.»

«Vuoi che salga su uno di questi pachidermi prima che i tuoi concittadini abbiano completato i calcoli.»

Lei sorrise. «Solo chi ha un tipo particolare di Flip, di aura, può riuscire in quest'impresa. Se tu la possiedi, ti riterrò degno di comandare questa assurda ribellione, e mi unirò ad essa.»
«Altrimenti potrei spiaccicarmi da qualche parte.» valutai.
«Siamo vicini alla posizione ottimale, anche senza conti. Ma la possibilità esiste.» ammise lei. «Ad ogni modo, io non intendo forzarti: se rifiuti, non ti succederà nulla di male. Ti riaccompagnerò dai tuoi amici e le cose andranno come ha stabilito mio padre.»

E avrei perso ogni possibilità di reclutare nuovi membri dell'Esercito dei Popoli Liberi.

Mi sporsi oltre la passerella e guardai giù: non avevo mai sofferto di vertigini, ma eravamo davvero in alto. Deglutii a fondo. "Non potrà essere tanto peggio dell'Airboard!" mi dissi, sperando di convincermene.
«Accetto.» asserii.

Gli inservienti mi mostrarono come salire in groppa, quindi ci accompagnarono fino sull'orlo dello strapiombo e tolsero le redini all'animale. La sella aveva delle sedi in cui andavano infilati mani e piedi, ma non sembrava esserci niente che permettesse di governare l'animale.

Un tecnico mi spiegò dove avrei dovuto dirigere il bruco: una sorta di grossa sfera rossa chiamata punto di ancoraggio. Dal luogo in cui ci trovavamo però non si vedeva: del resto, a malapena riuscivo a distinguere i contorni della piattaforma.

Lin-Yu si fece consegnare una bacchetta di legno spessa un dito e poco più corta di uno stelo, e la sollevò alta sopra la testa.
«Fammi vedere di che pasta sei fatto!» esclamò, quindi abbassò il braccio di scatto, vergando i quarti posteriori del bruco con tutta la forza che aveva.

L'essere emise una sorta di fischio stridulo e spiccò un formidabile balzo in avanti, con una rapidità che mai avrei creduto possibile. Cominciamo immediatamente a precipitare nel vuoto. 

Terrorizzato, abbandonai le braccia all'indietro e urlai con quanto fiato avevo in corpo.

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora