50. Jacinta

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HUDSON

Rivolse solo dei cenni frettolosi alle persone che lo salutavano, mentre attraversava i corridoi a passo svelto.
«Signor tenente, che piacere rivedervi!» esclamò il barista con un grande sorriso, appena raggiunse il bancone. «Cosa posso servirvi, oggi?»
«Due bottiglie.» si limitò a rispondere lui, mostrando indice e medio della mano destra tesi per sottolineare il concetto.
«Siete capitato proprio al momento giusto, signor tenente!» lo informò il locandiere. «Mi hanno appena consegnato una cassa di speciale liquore di propoli invecchiato trent'anni. Pensate che pare sia stato imbottigliato durante...»
«Non mi interessa.» tagliò corto Hudson, sbattendo con forza le monete sul piano di legno. "Basta che mi impediscano di pensare." pensò.

Vedendo la sua espressione, l'altro non parlò più. Intascò i soldi e posò sul bancone due bottiglie di dozzinale vino di propoli.

Mentre percorreva a ritroso il corridoio principale verso l'ascensore, deciso a trovare una terrazza libera in cui scolarsi in pace gli alcolici, non poté fare a meno di ripensare al consiglio di guerra al quale aveva appena partecipato.

Il generale supremo aveva voluto informarli personalmente che l'arma finale era completata.
«L'abbiamo chiamato "Calabrone".» aveva detto, proiettando su un telo l'immagine di un veicolo enorme, di un modello mai visto. Anche da quei disegni schematici, le dimensioni erano impressionanti. Era una vera e propria città volante.

«Siete sicuro che si alzerà, signore?» aveva obiettato un anziano ufficiale. «Sembra davvero molto pesante.»

Winthrop si era stretto nelle spalle, minimizzando. «I nostri ingegneri sono certi di sì, e io non ho motivo di mettere in dubbio i loro calcoli.» Era rimasto per un po' in silenzio, sfidando i presenti a contraddirlo ancora. Quindi era passato a illustrare il piano mostrando la diapositiva seguente, raffigurante un missile gigantesco, lungo quanto due Fuchi messi in fila. «Tra due giorni, il Calabrone sarà pronto a compiere il suo primo volo. Allora faremo rotta per il Formicaio, e lo bombarderemo con quelle!» aveva sbraitato, indicando le linee bianche e azzurre che disegnavano lo schema tecnico della bomba sullo schermo.

«L'intero edificio sarà raso al suolo.» commentò qualcuno, con voce atona.
«Esattamente.»
«Ma... moriranno centinaia, forse migliaia di persone!» aveva notato lo stesso Hudson.

Il generale aveva sfoggiato un sorriso da predatore che gli aveva fatto accapponare la pelle. «Non importa. Tra Ragni e Farfalle, dovremmo avere schiavi a sufficienza per riportare a pieno regime le nostre fabbriche.» Aveva premuto un pulsante, e l'immagine era cambiata ancora, mostrando uno spaccato del Formicaio e dei suoi sotterranei.
«Ovviamente, quello che vedete si basa su stime e illazioni. Ma pensiamo non sia troppo lontano dalla realtà. Anche se dovessimo distruggere la parte esterna, possiamo presupporre che tutte le persone che contano si rifugeranno qui.» Aveva spiegato, indicando i livelli sotterranei con una bacchetta. «Sono loro che ci interessano. Dopo la prima azione, gli faremo sapere che, se non si consegnano, bombarderemo di nuovo l'area, ma con delle bombe ancora più potenti. Abbastanza potenti da non lasciar loro scampo.»

Il graduato dai lunghi baffi che aveva insultato Duncan qualche settimana prima aveva strabuzzato gli occhi. «Signore! Ne esistono di più grandi?» aveva chiesto, esterrefatto.
Hudson poteva giurare di aver visto il generale volgere per un attimo lo sguardo al cielo, prima di sentirlo rispondere: «Non ancora. Ma loro non lo sanno!»

Molti erano scoppiati a ridere, e Winthrop aveva proseguito: «Con loro, potremo riadattare i nostri macchinari in modo che sfruttino anche la linfa. Con la forza lavoro ripristinata e la possibilità di accedere anche a questa seconda fonte energetica, in poco tempo potremo incrementare ulteriormente i nostri mezzi, rendere il nostro esercito ancora più forte.»
Il proiettore si era spento, e l'oratore aveva occupato il centro dello schermo. «Io vi assicuro che di qui a un paio di anni, niente e nessuno potrà più opporsi a noi! Spazzeremo via i pirati, e spingeremo il nostro dominio ben oltre gli attuali confini dell'Immensità. Magari fino a Cetonia la splendente, per esempio, oppure chissà, fin oltre la Foresta di Spine, se troveremo un modo per superare le tumultuose turbolenze che la sovrastano!»
I presenti avevano battuto le mani in un composto, tranquillo applauso.

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora