41. Predatori (seconda parte)

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DUNCAN

Il silenzio era assoluto, quasi innaturale. Camminai a lungo, con la volontà di rilassarmi e di non pensare a niente, più che di riflettere sulle prossime mosse.

Tutto a un tratto, il sottobosco venne scosso da una serie di versi mai uditi prima.

Notai che la pista andava ad allargarsi in uno spazio più ampio, e decisi di affacciarmici senza farmi notare. Davanti a me si apriva una radura, in concomitanza di una zona in cui la volta arborea era meno fitta. Il terreno umido era in parte ricoperto da ciuffi di muschio scuro. L'area aveva forma ovale, ed era spoglia ad eccezione di un grosso sasso, all'estremità opposta rispetto alla mia.

Arroccato su quel masso come se fosse un fortino, c'era un uomo. La corporatura possente, il colorito pallido e i lunghi capelli biondo chiaro me lo fecero identificare immediatamente come membro della tribù degli Onischi.

Era a torso nudo. Metà del torace era stato fasciato con bende ormai intrise di sangue. Lo sconosciuto brandiva con una mano sola un'ascia bipenne così grande che io avrei avuto difficoltà anche solo a sollevare; i suoi movimenti, però, risultavano fiacchi e lenti: era evidente che la perdita di fluidi corporei l'aveva indebolito.

Era assediato da un branco di Balaustium. Si trattava di voraci predatori dal corpo vermiglio lungo circa mezzo stelo, dotati di quattro paia di zampe tozze e robuste e di terribili mandibole, con le quali erano capaci di succhiare l'interno di ciò che catturavano. Di solito non erano pericolosi per l'uomo, un po' per la loro tendenza a rifuggire il rumore, un po' perché non attaccavano mai prede più grandi di loro. Doveva essere stato l'odore della ferita ad attirarli in così gran numero, stuzzicandoli sino a renderli folli.

A turno, le fiere tentavano di arrampicarsi sul masso, salvo poi saltare indietro quando lo sconosciuto gli agitava davanti l'arma. A riprova della pericolosità di quest'ultima, tre carcasse giacevano ai piedi della roccia, una delle quali addirittura tagliata di netto di due. La difesa, però, era meno efficace a ogni fendente: avendo intuito che il loro bersaglio era ormai esausto, gli acari lo stavano fiaccando, costringendolo a manovrare quell'enorme e pesante scure, in attesa del momento propizio per sferrare l'attacco finale.

Non c'era un minuto da perdere: sfiorai il pulsante alla base del polso, attivando il Pungiglione; azionai la modalità sparo e tesi il braccio destro dritto davanti a me, sorreggendolo da sotto con l'altro.

Dopo la sosta ad Aràcnia, avevo sfruttato ogni possibile ritaglio di tempo per allenarmi, sfruttando le munizioni che mi aveva fornito Inigo, riutilizzandole quando possibile.

Ero migliorato parecchio, e i miei obiettivi erano grossi e poco lontani.

Uccisi i primi due con dei colpi precisi alla nuca, senza che il resto del branco se ne accorgesse nemmeno, e ne centrai un terzo alla base del collo proprio mentre si girava verso di me.

Ormai consapevoli di essere sotto attacco, gli altri però si allontanarono in fretta dalla pietra, squittendo e sibilando. Furono così rapidi che io finii per sprecare il mio ultimo proiettile, mancando il bersaglio. Ovviamente non c'era il tempo per ricaricare: selezionata la lama a scatto, feci irruzione nella radura gridando: «Andate via!»

Sino a quel momento, tutto si era svolto in un silenzio surreale. Vedendomi apparire, gli animali esitarono, sondando incerti l'aria con gli arti anteriori mentre valutavano la situazione. Senza alcun preavviso, l'Onisco spiccò un balzo prodigioso e, con un urlo di battaglia che mi fece gelare il sangue, abbatté un animale con un terribile fendente dall'alto in basso.

Solo tre creature erano rimaste in grado di nuocere. Agitando minacciosamente le zampette anteriori, arretrarono, cercando di non darci le spalle.

«Via! Andate via!» Urlai ancora, agitando le braccia. L'Onisco mi fece eco con un urlo basso e roboante. Ormai consapevoli della mala parata, e disorientati da quei suoni troppo forti per il loro udito sensibilissimo, i superstiti si ritirarono, arrampicandosi lungo la parete di foglie, e scomparvero.

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora