HUDSON
Era uscito in terrazza per cercare conforto nella natura, sperando che la brezza della sera gli schiarisse le idee e portasse via almeno un po' della sua malinconia. Invece si incupì ancora di più, quando gli sovvenne che si trovava nello stesso luogo in cui aveva chiacchierato con Duncan, solo qualche giorno prima: in quello che avrebbe dovuto essere il giorno della celebrazione del suo amico fraterno. Invece quel traguardo era stato negato ai giovani cadetti, e lui era uno degli artefici di quel furto.
Si prese la testa fra le mani, appoggiandosi al parapetto con i gomiti.
L'indomani avrebbero attaccato il Formicaio, e lui era uno dei capisquadra designati.
Durante la riunione appena conclusasi aveva provato a far notare che non era stata fatta nessuna formale dichiarazione di guerra al nemico e che, quindi, un'azione a sorpresa sarebbe stata poco onorevole.
Il generale supremo aveva chiarito, parlando lentamente e con calma, che quel passaggio non era necessario, dato che erano state proprio le Formiche a fare la prima mossa: la loro sarebbe stata soltanto una ovvia reazione.
Hudson aveva pensato che "rappresaglia" fosse un termine più corretto. Lui sapeva benissimo che l'attentato era stato soltanto una messinscena. Tuttavia, con un'occhiata eloquente, Winthrop gli aveva fatto capire che non avrebbe tollerato altre osservazioni come quella.
Si era quindi rimesso al proprio posto, prendendo le consegne senza più ribattere.
Ora però, nella solitudine di quel tramonto silenzioso, non poté esimersi dal provare disgusto per l'atto indegno che si preparava a compiere. Allontanò le mani dal capo e le fissò: le aveva macchiate col sangue del suo migliore amico, e ora si apprestava a sporcarle ulteriormente. Innervosito, scosse la testa nel vano tentativo di allontanare quei pensieri foschi e cercò scampo inoltrandosi per i corridoi, senza una meta precisa.
Le gambe lo condussero al livello degli hangar; da uno dei portoni di accesso filtrava una luce. Incuriosito, ne varcò la soglia.
Il sergente O'Brian era affaccendato su di un fuco acrobatico, al quale erano state asportate le ali membranose. Con tutti gli sportelli di manutenzione aperti, il corpo metallico sembrava quello di un paziente adagiato sul tavolo di una sala operatoria.
«Si lavora fino a tardi, eh?» salutò Hudson.
L'altro sbucò da sotto la carlinga, una grossa chiave a cricchetto in mano, e gli rivolse un frettoloso saluto militare. «La notte è popolata di fantasmi del passato.» spiegò, stringendosi nelle spalle. «Preferisco trovare conforto nella meccanica.»
Strisciò di nuovo sotto all'apparecchio, quindi soggiunse: «Voi fate lo stesso con le passeggiate, a quanto vedo.»Il giovane ufficiale fu colpito da quella frase, ma decise di non darlo a vedere. «Avevo sentito dire che siete solito revisionare da solo il vostro mezzo. State apportando anche qualche miglioria funzionale?» Chiese, tanto per cambiare argomento.
«Già. Devo rifare tutto da zero su questo, dato che quell'imbecille ha sfasciato il mio».
Nel sentir parlare così dell'amico, Hudson s'inalberò: «non era un imbecille!»
«Invece sì, o non si sarebbe fatto abbattere così facilmente.»
«Era disarmato contro due ricognitori! Cosa avrebbe potuto fare?»
O'Brian si sporse, piantando i suoi occhietti aguzzi in quelli del superiore e riservandogli un sorrisetto beffardo: «venite a qualcuna delle mie lezioni, e ve lo spiegherò.»
«Un giovane cadetto è morto! Un po' di rispetto!»
«Non è morto. È stato assassinato.»L'ufficiale barcollò appena, come se qualcuno gli avesse dato un colpetto.
«Credevo che la pensasse come me...» Iniziò, ma lasciò il discorso in sospeso, rendendosi conto che rischiava di mostrarsi troppo vulnerabile.
Il sergente fece spallucce ancora una volta, quindi si stese sotto al velivolo e ricominciò a stringere bulloni, il ticchettio metallico dello strumento che si sovrapponeva alle sue parole: «Forse non lo conoscevate bene quanto credevate.» Sentenziò.Hudson sollevò un dito e aprì la bocca per controbattere, solo per scoprire che in essa albergava lo stesso vuoto che sentiva nello stomaco: che fosse disposto ad ammetterlo o meno, la morte di colui che aveva sempre considerato un fratello era soprattutto colpa sua. Nessuna delle giustificazioni che andava ripetendosi, per quanto logiche e sensate, serviva davvero a lenire il senso di colpa.
Senza aggiungere altro, si voltò e fece per abbandonare la stanza, insieme al suo fastidioso occupante e a tutti i dubbi che questi stava instillandogli nella testa.
Quando era quasi sulla soglia, però, la voce del subalterno lo raggiunse: «tenente...Sapete che ho partecipato alla battaglia delle Cascate Bianche?»
«E chi non lo sa?! È stata una grande vittoria, e voi ne siete l'eroe più famoso!»
«È stato un grande massacro!» lo corresse lui. «È vero, abbiamo sconfitto la più numerosa flotta di pirati che si fosse mai vista, in quell'occasione. Ma a quale prezzo? Per ogni nemico abbattuto, almeno tre dei nostri sono caduti.»
«Perché l'avete nominata?»«Durante il combattimento, anch'io venni abbattuto e precipitai. Per fortuna, però, riuscii ad ammarare, anziché schiantarmi in acqua. Abbandonai il mio fuco un momento prima che affondasse e rimasi lì, a galleggiare con il mio giubbotto di salvataggio, in attesa che venissero a recuperarmi. Purtroppo, però, il mio segnalatore non funzionava: nessuno venne a cercarmi.»
Si interruppe per cambiare inserto al suo utensile, quindi, con calma, passò ad un'altra serie di bulloni. «Quando me ne resi conto, capii che dovevo cavarmela da solo: trovai un pezzo di corteccia galleggiante e, usando un frammento di membrana alare per sfruttare il vento, veleggiai fino a riva. Lì persi i sensi, infreddolito e stremato.»
Sporse di nuovo la testa, cercando lo sguardo del suo interlocutore. «Mi ci vollero altri tre giorni per riuscire a tornare all'Alveare a piedi: orientarsi nella giungla d'erba non è semplice. Al mio arrivo, scoprii che ero stato dato per morto e, addirittura, il mio funerale era già stato celebrato.»Hudson si sentiva confuso. «Cosa state cercando di dirmi?» chiese.
«Duncan è pieno di risorse, e il mio aereo gliene ha fornite di ulteriori: non piangete la sua dipartita finché non ne avrete la certezza.»Senza aggiungere altro, il sergente tornò al proprio lavoro.
Il superiore rimase a guardarlo per un poco, il silenzio rotto soltanto dal ticchettare del cricchetto. Infine si allontanò, pregando il Polline di riuscire a dormire almeno un paio d'ore, prima del decollo.
SPAZIO AUTORE
Interrompiamo un attimo la narrazione in prima persona e sbirciamo cosa succede ad Hudson.
Non voglio che vi dimentichiate del tutto di lui: rimane comunque un personaggio non marginale e avrà un ruolo, in seguito ;)
E poi è impossibile non affezionarsi al sergente O'Brian e so che siete tristi se manca dalla storia troppo a lungo! XD
Nelle settimane scorse sono riuscito a scrivere un pochino, quindi credo che non vi farò attendere molto per il prossimo capitolo. A presto!
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Il dominio delle Api [COMPLETO]
AdventureIl popolo delle Api e quello delle Formiche sono di nuovo ai ferri corti, e la più piccola scintilla rischia di far divampare l'ennesimo conflitto. Ma l'amore non conosce confini, e sboccia tra l'aspirante pilota dell'Alveare Duncan e l'anticonformi...