31. Il giubbotto

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HUDSON

Prese un respiro profondo e lo esalò lentamente, cercando di trovare la concentrazione che quel giorno stentava a mantenere.

Era stato contrario a quell'operazione fin da subito, ma non aveva avuto il coraggio di farlo presente, se non in toni molto blandi. Due giorni prima, alcuni ufficiali erano stati imprigionati con l'accusa di alto tradimento, solo per aver contraddetto durante un consiglio di guerra il Generale Supremo.

L'uomo che aveva preso il potere anche grazie al suo supporto.

«Signore, siamo quasi sull'obiettivo!» gracchiò la voce del suo secondo in comando, resa metallica dalla radio. Hudson si riscosse: non poteva lasciare che i suoi dubbi personali interferissero in qualche modo sulla sicurezza dei suoi sottoposti, sull'esito della missione e, in ultima analisi, sulla sua carriera.
«Formazione serrata.» ordinò. «Scendiamo tutti insieme sulla strada principale, facciamo un primo passaggio, quindi ci disperderemo durante la risalita.»
«Roger!» esclamarono, uno dopo l'altro, i componenti della sua squadra.

Hudson impostò l'angolo di discesa, subito imitato dagli altri aerei, che gli si affiancarono in un perfetto schieramento a "V". Quindi diede gas.
I potenti motori del Fuco ruggirono, e il tenente provò la sensazione di essere a cavallo di una feroce bestia mitologica, dotata di propria volontà.

Assaporò il piacere del volo mentre il mezzo prendeva velocità, rispondendo docilmente ai suoi comandi. "Tutta questa tecnologia" pensò tra sé "ideata solo per dispensare la morte".
Ad alta voce però ordinò: «Fuoco!»

L'intera squadriglia eseguì, riversando un torrente di piombo sulla strada principale di Aràcnia.
I proiettili crivellarono automobili e veicoli da trasporto, molti dei quali esplosero o presero fuoco. In preda al panico, la gente prese a correre come impazzita, zigzagando qua e là anziché nascondersi. Senza nemmeno dover prendere la mira, i piloti fecero un massacro.
Le vetrine dei negozi si frantumarono, schizzando pezzi di vetro ovunque.
Perfino la strada venne divelta, dove i proiettili di grosso calibro riuscivano ad aprirsi un varco, frantumando la copertura d'asfalto.

I cadaveri venivano calpestati dalla gente che tentava di mettersi in salvo.

Alcune tubature scoppiarono, riversando getti d'acqua in tutte le direzioni.

Con la metodicità di chi stia falciando l'erba in un prato, lo squadrone di Fuchi proseguì lentamente lungo la strada principale, dispensando morte e distruzione.
Infine, raggiuntone il termine, gli aerei cabrarono improvvisamente, disperdendosi.

Una sirena cominciò a lanciare l'allarme generale, ormai tardivo ed inutile, mentre i nemici si preparavano ad un secondo passaggio. Hudson studiò la situazione dall'alto: l'ampio viale era un cumulo di macerie fumanti, qua e là le carcasse dei veicoli bruciavano. Non c'era ragione di infierire ulteriormente, per il momento.

«Disperdetevi!» ordinò. «Giallo Uno e Due, occupatevi delle ragnatele in cima ai grattacieli: usate i missili, cercate di colpirle alla base. Giallo Sette e Nove, con me. Tutti gli altri, cercate di danneggiare quante più ragnatele potete di quelle che si trovano tra un edificio e l'altro. Ma niente missili in mezzo ai palazzi: potreste essere colpiti dai calcinacci.»

Attese che tutti confermassero la ricezione delle indicazioni quindi, insieme, puntarono di nuovo sulla città. A pochi steli dalle cime degli edifici, ruppero la formazione.

Mentre le esplosioni risuonavano sopra alle alte torri, gli altri Fuchi si insinuarono nel dedalo di viuzze, sparando contro le vele piezoelettriche. Il sottile tessuto, pensato per essere messo in movimento anche dalla più esile brezza, veniva squarciato dai proiettili, che terminavano la loro corsa nei muri circostanti o penetravano in appartamenti e uffici dalle finestre, mietendo nuove vittime e distruggendo ogni cosa sul proprio cammino.

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora