DUNCAN
Il giorno seguente mi recai da Elphitephoros con alcuni aspiranti piloti, per testare i primi aerei sfornati dalle Bugs' Industries.
Avevo selezionato i migliori conduttori di Libellule e di Macaoni, nonché gli autisti di mezzi terrestri più talentuosi tra Ragni e Formiche. Dodici persone in tutto.
Non era molto, ma era un inizio. Costituire una sorta di nostra aviazione era fondamentale, per fronteggiare le Api.I nuovi velivoli, scintillanti nel sole del mattino, erano davvero impressionanti.
Gli ingegneri li avevano chiamati Zanzare. Avevano fusoliera areodinamica, col muso estremamente appuntito. Le ali, strette e lunghe, erano montate direttamente sul gruppo motore, sopra al corpo principale, al punto che sembravano scollegate dall'aereo. Erano velivoli snelli, rapidi, con un angolo di virata irrisorio, e un dispositivo di accelerazione rapida ad aria compressa molto simile a quello dei Fuchi acrobatici. I progettisti avevano ripreso alcune soluzioni degli antichi Tafani, ricavando una bolla per l'artigliere, ma stavolta sulla parte inferiore della carlinga, visto che quella superiore era in gran parte occupata dal propulsore.
Avevo richiesto di costruirne uno con doppi comandi, e i tecnici erano riusciti a ricavare abbastanza spazio per inserire una seconda poltroncina, alle spalle della principale, per permettermi di valutare gli aspiranti piloti.
Il risultato fu sconfortante.
Macaoni e Libellule si guidavano più con i movimenti del corpo che non con i comandi, e chi proveniva da questo tipo di mezzi stentava anche solo a mantenere l'assetto.
Chi era abituato ad avere a che fare con i veicoli terrestri, invece, non riusciva a capire come sfruttare il vento anziché contrastarlo, spesso aveva difficoltà ad immaginarsi in tre dimensioni e tendeva a far muovere la Zanzara esclusivamente su un piano immaginario, parallelo al terreno.
Forse qualcuno di loro sarebbe riuscito a diventare un pilota decente, con qualche mese di esercizio.
Ma noi non avevamo tutto quel tempo.Provai ad arruolare anche i conduttori dei veicoli commerciali di Elphitephoros, ma nessuno di loro accettò; inoltre, dopo averli visti alle prese con i pirati, ero convinto che non ci sarebbero comunque stati di grande utilità.
Il dipendente del mercante che avevo sostituito alla guida del Tafano si dimostrò interessato ma, secondo me, lo fece soprattutto per avere una scusa per provare il nuovo modello. Era stato lui a testare il primo prototipo, e ci teneva a dare sfoggio delle sue abilità con un'Ape.
Lo ricoprii di elogi e complimenti, pur pensando in cuor mio che fosse un pilota mediocre, e che non sarebbe durato dieci minuti in un vero scontro a fuoco. Escluso me, era comunque il meno peggio a cui potessi ambire. Ad ogni modo, pretendeva un compenso triplo rispetto alla sua paga base, che ovviamente noi non avevamo e che, in tutta onestà, non mi sentivo di chiedere al Cetoniano.
Alla fine congedai tutti, senza dare troppe spiegazioni.
Ci sedemmo su un tappeto di muschio, vicino alla recinzione dei magazzini.
«È il colmo.» considerai. «Ora abbiamo gli aerei, ma non c'è nessuno che possa farli alzare in volo.»
«Fai fare il test anche a me.» suggerì Takoda, seduto accanto a me. Vedendo che avevo assunto una smorfia perplessa, insistette: «Non sono così male.»
Soffocai una risata. L'Idrometra aveva difficoltà anche solo a far proseguire dritta la sua Libellula. Ma non era l'unico motivo per tenerlo lontano dai comandi.
«Tu sarai il mio artigliere, ovviamente.» assicurai. Il ragazzo aveva un talento naturale, non l'avrei scambiato con nessun altro. Lo vidi gongolare.Ma il problema rimaneva.
«Che idiota. Quando ho chiesto a Elphi di procurarci i mezzi, non mi ero minimamente preoccupato di chi li avrebbe pilotati.»
Takoda si strinse nelle spalle. «Del resto, è risaputo che nessuno può contrastare le Api, in aria.» rifletté un attimo, quindi soggiunse. «A parte i pirati, è ovvio.»Balzai in piedi di scatto. «Le Vespe! Hai ragione!» esclamai, esaltato.
Infilai la mano nella tasca interna della mia giacca da aviatore, e ne trassi il minuscolo dispositivo che Capitan Velluto mi aveva consegnato a bordo del Coleottero.
«Ecco dove troveremo i piloti di cui abbiamo bisogno!»
Anche il mio compagno si alzò, posandomi una mano sul polso. «Sei impazzito?»
Ridacchiai. «Perché? Sei stato proprio tu a dire che sono gli unici in grado di tener testa alle Api!»
«Ma non accetteranno mai di ubbidirti!»
Feci spallucce, sollevando il coperchio dell'oggetto, che sembrava vagamente una bussola. «Lo dicevamo anche degli altri popoli. Compreso il tuo.»
«E comunque sono inaffidabili!» insistette l'Idrometra, col tono di un bambino capriccioso.
«Non abbiamo alternative migliori.» replicai.E premetti il pulsante.
***
Attesi sulla spiaggia, da solo, abbastanza distante dalla proprietà del Cetoniano da evitare che il mio ospite temesse una trappola.
Arrivò che già le ombre della sera stavano prendendo possesso dell'ambiente.
Il velivolo, nero come la notte, giunse dal mare. Fece un paio di giri sopra di me, quindi scese di quota e atterrò in verticale, sollevando una nuvola di sabbia.
Quando la polvere si fu diradata, notai che Capitan Velluto era già davanti a me.Era ancora più bella di come la ricordavo. Anzi, ragionandoci meglio, era la prima volta che ne vedevo il corpo, dato che l'altra volta era nascosto in un giaccone più grosso di lei.
Aveva forme sinuose, proprio come avevo immaginato. La tuta aderente che le fasciava il corpo lasciava ben poco all'immaginazione: le gambe erano lunghe e muscolose, il corpo meraviglioso, proporzionato, scolpito dall'esercizio continuo. Il seno era piccolo, ma ciò non toglieva nulla alla sua sensualità: ogni suo gesto aveva una forte carica erotica, dal modo in cui si sistemava la folta chioma a quello in cui sorrideva. Eppure, da lei emanava anche qualcosa di selvaggio, di pericoloso. Ricordavo benissimo la facilità con cui mi aveva battuto, al nostro primo incontro: non era una donna con la quale scherzare, e in qualche modo anche questo si poteva percepire nei suoi gesti.
Si tolse il casco di cuoio con la destra, gettando i lunghi capelli dietro le spalle con uno scatto della testa, e mi buttò un bacio con l'altra mano. «Ero certa che ci saremmo rivisti, Ape!» mormorò.
Dovetti fare uno sforzo di concentrazione, per ricordarmi quale fosse il motivo per cui l'avevo convocata. Il suo fascino conturbante mi rendeva difficoltoso ragionare.
Dopo che le ebbi spiegato cosa avevo in mente, la giovane scoppiò a ridere.
«I pirati non prendono ordini da nessuno, fratello!» esclamò.
«Credevo che tu ne fossi il comandante.» obiettai.
Rise ancora. «Solo finché gli fa comodo, finché porto a casa i risultati. E comunque, soltanto durante l'azione: a casa, ognuno per sé e il Polline per tutti!»
«Vuoi dire che non ti ascolterebbero, se gli chiedessi di unirsi a noi?»
Scosse la testa. «Assolutamente no.»
Sospirai. Finiva tutto così, allora?
«Ma forse...» soggiunse la donna.
La invitai a proseguire, con un gesto.«Forse ascolterebbero te!»
Sgranai gli occhi, confuso. «Che intendi?»
«Se vuoi che le Vespe combattano le tue battaglie, come minimo dovresti provare a chiederglielo di persona.»Mi stava davvero proponendo di andare a Favo? L'isola non figurava in nessuna mappa, e nemmeno i nostri ricognitori erano mai riusciti a individuarla, in mezzo alla nebbia che non si diradava mai. Mi avrebbe permesso di uscirne vivo, una volta che ne avessi imparato la posizione?
«Quando?» chiesi, cercando di tenere salda la voce.
«Perché aspettare?» ritorse lei, facendomi l'occhiolino mentre indicava il velivolo alle sue spalle con il pollice.Si raccontavano storie sull'isola dei pirati. Di Api torturate a morte, i cui cadaveri venivano fatti a pezzi e dati in pasto ai pesci. Ma era pur vero che, secondo Capitan Velluto, c'erano diversi disertori dell'Alveare tra le loro fila.
In ogni caso, su una cosa aveva certamente ragione: dovevo metterci la faccia. Quel tipo di persone non avrebbe dato ascolto a nessun messaggero. Funzionava così, tra loro.
«Non hai tutti i torti.» ammisi. Mi sistemai meglio la giacca e infilai le mani in tasca. «Andiamo, allora.» conclusi, sforzandomi di ostentare sicurezza. In realtà, temevo che se ci avessi riflettuto troppo a lungo mi sarebbe venuto meno il coraggio. Se c'era un luogo che tutte le Api temevano, era proprio Favo.
Mentre salivo sull'aereo dietro a lei, ragionai sul fatto che, di sicuro, Håvard sarebbe andato su tutte le furie, scoprendo che mi stavo imbarcando in un'impresa così pericolosa senza di lui.

STAI LEGGENDO
Il dominio delle Api [COMPLETO]
AventuraIl popolo delle Api e quello delle Formiche sono di nuovo ai ferri corti, e la più piccola scintilla rischia di far divampare l'ennesimo conflitto. Ma l'amore non conosce confini, e sboccia tra l'aspirante pilota dell'Alveare Duncan e l'anticonformi...