DUNCAN
Mentre facevamo spese a scrocco ero attraversato da un variegato mix di emozioni.
Ero euforico per lo scampato pericolo ed eccitato per il proseguimento dell'avventura: ormai la missione mi aveva catturato e, nonostante il perdurare dei miei scetticismi, mi ci stavo gettando anima e corpo. Tuttavia, non riuscivo a sentirmi del tutto soddisfatto: finora, nessuno ci aveva appoggiato appieno, ed ero tristemente consapevole di quanto le briciole che ci avevano concesso fossero del tutto inadeguate ad affrontare la minaccia incombente.Il sindaco era stato di parola: al sicuro nella tasca del giaccone custodivo i documenti che mi autorizzavano a ritirare i quattro Scorpioni. In fondo non potevo certo biasimarlo se, dopo aver subìto un attacco a sorpresa, non se l'era sentita di privarsi di uomini validi.
Facemmo scorta di provviste e acqua, e trovammo addirittura delle batterie che, a detta di Takoda, erano compatibili con i nostri veicoli.
Quindi chiesi di poter vedere un armaiolo: avevo intenzione di tenere il Pungiglione, ma mi serviva qualche puntale di ricambio.
«Ti porterò dal vecchio Inigo.» esclamò il Maresciallo che, dopo aver ricevuto l'ordine di accompagnarci, non faceva più nessuno sforzo per nascondere la sua simpatia nei nostri confronti. «...di gran lunga il migliore di tutta l'immensità!»
Mentre ci incamminavano, le sirene ripresero a lanciare il loro lugubre ululato. Avevamo deciso di spostarci a piedi, considerato il caos che regnava nelle strade, e in quel momento ci trovavamo alla periferia della città, dove aveva sede il rigattiere che ci aveva fornito gli accumulatori.
Stavo riflettendo su come mi sembrasse strano che le Api attaccassero due volte a così breve distanza di tempo, quando vedemmo cosa aveva fatto scattare l'allarme. Nelle distese di campi a foraggio antistanti la nostra posizione, era apparsa una Scolopendra.
Non era la prima volta che ne vedevo una: talvolta, quegli animali feroci s'intrufolavano nei quartieri poveri ai piedi dell'Alveare, specialmente di notte, e sbranavano qualche persona prima di sparire di nuovo nel folto della foresta o di essere abbattuti. Gli esemplari che osavano abbandonare il rifugio offerto dalle piante, però, erano relativamente di piccole dimensioni.
L'essere che stavamo guardando, invece, era immenso. Era lungo non meno di sette steli; il corpo anguilliforme, sostenuto da una miriade di lunghe zampe coriacee come tronchi d'albero, era grosso il doppio della fusoliera di un Fuco. La schiena era corazzata da placche chitinose il cui spessore doveva eguagliare la lunghezza dell'avambraccio di un uomo.
Il mostro tastò il terreno con le antenne, quindi ruggì: un suono stranamente acuto e sibilante che mi si riverberò nello stomaco. Inarcando la schiena, cominciò a scavare con le tre paia di zampe più prossime al capo.
«Fiutano gli acari da carne attraverso i condotti di aerazione.» spiegò il nostro accompagnatore. «Il mese scorso, una giovane femmina è riuscita a raggiungerli; ne ha divorati otto e poi, in preda all'estasi del sangue, ne ha uccise altre due dozzine, prima che riuscissimo a fermarla.»
Il trillo dei fischietti che già mi stava diventando familiare riecheggiò insieme alle grida dei poliziotti che intimavano di liberare la strada. Mi aspettavo di veder entrare in azione gli Scorpioni, sperando così di poterli osservare all'opera; invece a farsi largo nella vegetazione furono una specie di moto elettriche, che puntarono di gran carriera verso il mostro.
Ognuno di questi mezzi aveva due persone a bordo.
Vedendoli arrivare, la bestia si interruppe per un momento e sferzò l'aria con le antenne, quindi riprese lo scavo: evidentemente, il richiamo delle prede imprigionate sottoterra era troppo forte.
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Il dominio delle Api [COMPLETO]
AdventureIl popolo delle Api e quello delle Formiche sono di nuovo ai ferri corti, e la più piccola scintilla rischia di far divampare l'ennesimo conflitto. Ma l'amore non conosce confini, e sboccia tra l'aspirante pilota dell'Alveare Duncan e l'anticonformi...