11. Il generale supremo (seconda parte)

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DUNCAN

La regina, stretta tra due soldati, era in piedi al centro della stanza, palesemente in arresto. Alta, altera, impassibile, sembrava padrona della situazione, nonostante il potere le fosse appena stato strappato di mano. Solo gli occhi tradivano un certo nervosismo, saettando continuamente di qua e di là, forse in cerca di un aiuto o di una via di fuga.
Purtuttavia, ella rimaneva dritta come una canna, col mento sollevato, apparentemente pronta a fronteggiare qualunque cosa il destino stesse per metterle di fronte.

Il suo non era un mero titolo onorifico: in varie occasioni, la nostra sovrana era scesa personalmente in campo, rischiando la vita. Per esempio come ambasciatrice di pace, trattando la tregua durante il sesto conflitto con le Formiche, settant'anni prima; oppure quando aveva scelto di non tirarsi indietro nemmeno di fronte alle sofferenze del proprio popolo, accudendo personalmente i malati durante la tremenda epidemia di Varroasi di cinquant'anni fa, incurante del contagio.
Ancora oggi, anche se molto anziana, trasudava autorità e potere, tanto che gli uomini incaricati di sorvegliarla ne erano indubbiamente intimiditi.

L'unico apparentemente immune al suo fascino era l'uomo seduto sul trono al posto suo: il Generale Supremo Winthrop. Se ne stava stravaccato di traverso, con un gomito appoggiato ad un bracciolo e le gambe appese sull'altro. Tuttavia niente in lui dava l'idea di rilassatezza: sembrava piuttosto un predatore in agguato, deciso a ingannare le sue vittime con l'illusione di indolenza.
Sulla cinquantina, solido, brizzolato, dall'aspetto sempre curato, Winthrop era stato inizialmente osteggiato dai membri più conservatori dell'elite militare per i suoi modi spicci e il suo atteggiamento anticonformista, che confermava con quella posa decisamente poco marziale. Ciononostante, i suoi successi nella guerra contro le Forbicine, sull'altipiano alle spalle dell'Alveare, gli avevano fatto conquistare via via consensi e rispetto.

Esse erano state accusate di diverse incursioni agli anelli superiori, in cui si diceva avessero sottratto nettare raffinato e materie prime. Il Consiglio aveva decretato una feroce rappresaglia, ma i nostri velivoli, in quelle prime fasi, erano stati sorpresi da delle batterie contraeree sorprendentemente efficaci. Precipitato oltre le linee nemiche, Winthrop era riuscito a tornare da solo alla base, a piedi. Quindi, man mano che avanzava di grado, aveva proseguito la campagna con feroce determinazione e calcolata crudeltà, procedendo allo sterminio sistematico dei vari villaggi di Forbicine. Aveva fatto calare dall'alto intere squadre di soldati, attaccando i villaggi da terra: tattica decisamente inusuale per noi, che tuttavia si rivelò efficace contro quei poveracci, che non avevano nemmeno un vero esercito. Anziché unirsi tra loro, le tribù si erano disperse, abbandonando le loro case ed esponendosi al fuoco dei Fuchi.

Il Generale aveva piccoli occhi grigi e acuti, sempre leggermente stretti come se dovessero essere protetti da un sole intenso, che ora erano puntati sulla regina.

«Questa tua ridicola alzata di testa non riuscirà, Generale!» stava dicendo lei.
Lui rise: un suono metallico, agghiacciante, in cui non c'era traccia d'ilarità. Sembrava il verso di una belva feroce.
«Ci sono già riuscito.» disse.
«Nessuno ti seguirà senza un mio ordine diretto!» sbottò la donna, piccata. L'ufficiale si alzò con un unico movimento, talmente aggraziato che sembrava il risultato di diverse prove.
Ero affascinato: avevo l'impressione che ogni suo muscolo fosse votato all'efficienza.

«Sei solo una vecchia con un titolo.» cominciò ad avvicinarsi a lei, scendendo lentamente i gradini che costituivano il rialzo su cui era posato il trono. «La gente ora ha paura, ha bisogno di sicurezza, di certezze... di severità, perfino. E io gliele darò. Siamo stati attaccati. Subdolamente, vigliaccamente.» alzò la voce, come se il salone fosse gremito di gente e lui avesse bisogno di farsi udire fino alle ultime file. «Ma non resteremo inerti a far da bersaglio. Faremo sentire la nostra forza, invece: tutti sapranno che non si può scherzare impunemente con l'Alveare!»

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora