62. Ingresso di servizio

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ASHLIE

Avevo sempre pensato che il mio primo volo sarebbe stato con Duncan.

Nelle mie fantasie romantiche, lui veniva a prendermi con il suo Fuco, atterrava nei campi dello zio, e mi portava in alto, sopra le nuvole, dicendomi che ero la prima ragazza che saliva su un aereo insieme a lui, e che la bellezza del cielo era nulla, rispetto al piacere di stare con me.

Era con ben altri sentimenti e con una compagna inaspettata, invece, che mi librai in aria per la prima volta.

Le planate con cui avevamo superato il fiume non erano state che un assaggio. Al secondo decollo, Lin-Yu inclinò quella specie di aquilone lateralmente, e cominciò a volare in circolo.
Quella che sembrava una debole brezza, in realtà era più che sufficiente a sostenere il Macaone. Le grandi ali si tendevano quando l'aria le attraversava, e sbattevano flosce appena eravamo girati in senso opposto.
Prendemmo quota, lentamente, proseguendo con quei movimenti ad arco, equidistanti l'uno dall'altro come tanti danzatori intenti a fare le prove di uno spettacolo.

In breve mi resi conto che il deltaplano veniva condotto quasi esclusivamente con i movimenti del corpo: il pilota si inclinava ora da una parte, ora dall'altra, spostando il proprio peso; il velivolo lo imitava, piegando nella direzione corrispondente.

Quando compresi che tutto quello che dovevo fare era assecondare Lin-Yu, seguendo quello che faceva e "restando morbida", come diceva lei, riuscii a rilassarmi un pochino e perfino a godermi la traversata, nonostante la situazione.

Il paesaggio, in effetti, era meraviglioso, ora che il sole nascente permetteva di ammirarlo.

Oltre la scogliera, l'Immensità sembrava estendersi in ogni direzione a perdita d'occhio; la distesa d'erba ondeggiava pigramente nel vento leggero, proprio come un oceano vegetale. Solo da un lato quel verde infinito era delimitato: il mare segnava una sorta di confine. Le onde argentee si infrangevano sulla spiaggia, e i primi raggi del sole dipingevano riflessi dorati sulle loro creste spumose.

Sotto di noi, il terreno brullo e arido delle Lande Rocciose sembrava, da quella altezza, un dolce ricoperto di zucchero a velo grigio-marroncino, che il vento sparpagliava in nuvolette le quali, come spiriti, correvano qua e là tra le rocce affioranti dal terreno.

Non avevo mai visto niente di simile; del resto non ero mai stata così in alto in vita mia. Mi sentivo piccola, insignificante, ed ero travolta dalla bellezza del nostro mondo, al punto da restare senza fiato.

«Sei silenziosa!» osservò la mia compagna, cercando di gettare uno sguardo alle proprie spalle. «Preoccupata?»
Aveva frainteso ma, per qualche motivo, mi vergognai ad ammettere che mi stavo solo guardando intorno. «Non ho niente da dire, tutto qui.» risposi.

Quando raggiungemmo una altitudine da lei giudicata sufficiente, la Farfalla fece un segnale agli altri, quindi iniziò la planata che ci avrebbe condotti all'obiettivo, scendendo di quota e acquistando velocità.

Quando mi voltai, notai che tutti i Macaoni imitavano la nostra manovra.

«Appena saremo a una decina di steli da terra, anche meno, cominceremo con il volo intermittente.» mi spiegò la donna. «Con un po' di fortuna, non riusciranno a individuarci.»
Contavamo molto su quello: gli alianti non avevano motori che producessero vibrazioni, e il loro movimento poteva essere confuso con i mulinelli di sabbia che vagabondavano in giro.

Atterrammo a poca distanza dall'anello superiore dell'Alveare, usando la parte emersa degli immensi Silos affinché ci nascondessero alla vista.

Nessun allarme scattò, nessun esercito ci corse incontro, intimandoci di arrenderci.

Il dominio delle Api [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora