CAPITOLO-45

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<<Sì mamma, sto bene… Cazzo ti chiamo per dirti buona pasqua e tu mi fai il terzo grado! Non- no ma- sì quindi dammi il numero!>> sbuffando restai al telefono con Jay sperando mi desse il maledetto numero della clinica per fare gli auguri a papà mentre da sotto sentivo Harry farli a Darcy e chissà chi altro.
Erano circa le dieci di mattina e non ero ancora sceso di sotto, mi ero appena svegliato e avevo risposto agli auguri dei ragazzi e a quelli di mamma cercando anche di chiamare papà se solo lei non avesse iniziato a farmi il terzo grado sulla mia vacanza e sullo studio.
<<Si, sto bene per la decima volta!>> sbuffai <<Ma perché devi essere così preoccupata per nulla? E’ un uomo mamma non un undicenne!>>
Lei rimase a rimproverarmi sul nulla ancora un po’ prima di darmi il numero della clinica e lasciarmi andare. Quando composi il numero attesi a lungo prima che rispondesse una voce non familiare, sicuramente un infermiere.
<<Uhm, salve, sono Louis Tomlinson ho solo chiamato per sentire mio padre…Mark Tomlinson>>
<<Sì, attenda in linea prego>>
Restai in attesa per un po’ e non parve funzionare perché quando sentì il telefono sollevarsi dall’altra parte era sempre l’infermiera <<Purtroppo questa mattina il signor Tomlinson non si sente molto bene->>
<<Ma mia madre ha chiamato un'ora fa e gli ha parlato>> interruppi e la donna riprese a scusarsi, dire che era stata una cosa improvvisa e che non poteva.
Secondo me invece era che non volevano imbottirlo troppo di gente nella sua testa e quindi mi arresi <<D’accordo. Grazie, salve>>
Sbuffando lasciai andare il telefono sul letto e scesi di sotto voglioso di coccole. Infatti non appena Harry entrò nel mio campo visivo e vidi che non fosse al telefono mi ci lanciai contro stringendogli le braccia al collo.
<<Buongiorno>> salutai posandogli un bacio sulla guancia ispida. Infatti da qualche giorno il “signorino” aveva deciso che volesse fare qualcosa con la barba, non mi aveva detto cosa ma non ci badavo molto. Per me erano come fantasie da trentenne che andava verso i quaranta, tutto qua. Però quella peluria gli dava un tono, sì. Un tono da barbone effettivamente, il che non era un tono molto positivo però l’avrei lasciato fare. Era…diverso. Era sempre perfetto, chi vogliamo prendere in giro.
<<Buongiorno…>> voltò appena il capo data la vicinanza, io avvinghiato alla sua schiena, corrucciato <<Perché così felice?>>
<<Non lo so ancora, ma penso di scoprirlo>> affermai liberandolo e andando a fare colazione sotto il suo sguardo stranito.
<<Cosa facciamo oggi?>> domandai a bocca piena e lui sorrise scuotendo il capo <<Quel che vuoi anche se a breve pioverà quindi...>> scomparì dalla mia visuale un attimo e quando riapparve aveva almeno una decina di scatole di giochi da tavolo in mano <<Tadaaaa!>> sorrise ironico e alzai gli occhi al cielo fingendomi esasperato nonostante il sorriso sulle labbra.
<<Quelli saranno per oggi pomeriggio spero, no perché di mattina i puzzle non li faccio>> dissentì e stavolta toccò a lui sbuffare <<Peccato, c’è n’è uno che vorrei fare da anni e Darcy non vuole perché è troppo lungo dice>> mormorò frugando fra le scatole e quando lo trovò strabuzzai gli occhi.
Se un puzzle da millecinquecento pezzi non è lungo non so cosa lo sia… pensai mentre sventolando la scatola affermava che sarebbe andato di sopra a iniziarlo, con la chiara richiesta di seguirlo.
Ignorai la sua richiesta lasciandolo andare scorrendo per un po’ sui social. Avevo finito i compiti scritti, mi rimaneva qualcosina di orale e iniziavo a pensare che forse le uscite con Harry si sarebbero azzerate nel periodo degli esami e di quello precedente all’orale. Ero uno studente tranquillo sì, ma non così tanto… Sarei entrato in ansia lo stesso e speravo tanto che il preside non venisse a sentirci.
Finì colazione tranquillo e pensai che forse non avrei nemmeno dovuto farla se poi tra due ore avrei fatto pranzo… Non badandoci mi misi tranquillo sul divano infilandomi sotto la coperta dato che il minimo con cui mi ero reso presentabile erano stati boxer e maglietta. Per un po’ guardai la tv e rimasi tranquillo nonostante il tarlo che sarei stato molto meglio sì sul divano, ma tra le braccia di Harry... Quindi alla fine, sbuffando e pestando i piedi nel salire le scale, arrivai di sopra dove non lo trovai nemmeno in camera o in nessun’altra stanza.
Confuso guardai anche nei bagni ma niente.
<<Harry?!>> chiamai e mi giunse la sua voce da sopra la testa <<Quassù!>> corrucciato guardai in alto e sobbalzai quando si aprì la porta di quello che avevo preso come lo sgabuzzino <<Cazzo Harry!>> sbottai <<Che infarto!>> lui rise e si girò risalendo le scale che erano davvero strette ma portavano alla soffitta. O almeno intesi quella stanza con il soffitto obliquo e una finestra in alto come tale, visto il fatto che fosse piena di quadri. Ma più mi avvicinavo più notavo che non fossero quadri , bensì puzzle. Chiusi in vetri di tutte le dimensioni.
<<Wow>> mormorai <<Prendete sul serio questa cosa in famiglia o…?>>
<<Ah no, è un gioco che facevamo io e mia->> si bloccò di botto, le mani sui fianchi, la bocca aperta e gli occhi ora fissi a terra
<<Tu e tua mamma?>> provai ma lui scosse il capo sedendosi a terra davanti ai pezzi <<Io e una mia amica>> mormorò chiudendo lì la cosa.
Ed era chiaro fosse una balla.
Mi sedetti lo stesso con lui, o meglio sopra di lui, e osservai il lavoro cercando di togliergli i pensieri.
<<Quindi? Questo puzzle lo vuoi fare o no?>> domandai guardando il disegno che ne doveva uscire sulla scatola e be’, questo era scemo! Voleva fare “La nascita di Venere” di un puzzle molto grande!
<<Tu cose facili mai eh?>> sbuffai e di tutta risposta sentì la sua bocca premermi sulla guancia <<Dovrei abbandonarti qua tra tutti questi pezzi di puzzle>> asserì colpendolo con la scatola.
Harry sorrise togliendomela di mano <<Ma non lo farai quindi…>> mi mise dei pezzi in mano e alzando gli occhi mi misi al lavoro a mia volta.
<<Quindi…>> mormorai dopo un po’ <<Quando torneremo a casa, pensavo,>> incastrai due pezzi cercandone altri <<Che dovremmo prenderci del tempo per…non so rivedere le cose? Insomma io avrò tutti gli esami e non penso uscirò dalla mia camera da letto per qualcosa che non sia cibo o scuola e tu avrai da organizzare l’estate, le ultime cose di scuola o tutti gl’incontri con le università, giusto?>> alzai lo sguardo un attimo e Harry annuì <<Sì. Come preferisci>>
Restammo in silenzio a cercare pezzi simili nonostante fossero tutti dello stesso fottuto colore e dopo un po’ si schiarì la voce attirando la mia attenzione <<Senti… trovi normale che io sia nervoso adesso perché tra due mesi tu mi presenterai a tua madre?>>
Mi bloccai senza parole guardandolo e Harry deglutì probabilmente a disagio <<Voglio dire… presentare, cosa- cosa intendi con presentare? Intendi che dovrò essere lì o che le dirai di me e basta o->>
<<Dico che prima glielo dirò io, non vorrei mai ti beccassi una padella in faccia>> ridacchiai sciogliendomi e gattonando fin da lui, attento ai pezzi che aveva unito- molti più dei miei-, m’inginocchiai lì davanti prendendogli le mani fra le mie <<E trovo la cosa carina>>
<<Carina? Wow, mi aspetto qualche aggettivo molto più eroic->> lo interruppi posandogli una mano sulla bocca e mi fissò ora serio <<Non essere nervoso. Anche io non volevo per niente avere a che fare con te quando Darcy ha iniziato a chiedermi ripetizioni. Ero probabilmente in ansia di ricevere qualche padella in faccia>> ridacchiai e sentì il suo sorriso sotto la pelle <<Quindi non essere nervoso, specie perché mancano davvero un mese e mezzo, non ha senso esserlo ora. Se lei non vorrà conoscerti o non le andrai bene chissene frega. Io non ti ho mica chiesto di conoscere i tuoi>> adocchiai e poi mi spostai baciandomi la mano per baciare le sue labbra immaginariamente.
Stavo giusto per tornare al mio posto quando mi tirò nuovamente a sé posando la bocca sulla mia rivendicando il suo bacio mancato.
<<Mh,>> si staccò <<Come mi descriveresti con un aggettivo?>>
Lo guardai confuso, troppo preso dal bacio <<Cosa?>>
<<Sì insomma, io non sono carino e basta. Un aggettivo per me e io ne penserò uno per te>>
Divertito mi ci misi d’impegno per rifletterci. Harry era un uomo abbastanza coraggioso supponevo, molto intelligente, rispettoso e pronto a farsi da parte se lo riteneva giusto. Era-
<<Tempo scaduto>> mi batte sulle cosce e sobbalzai scottato <<Cosa? Ma sono passati a mala pena due second->>
<<Dovresti conoscermi dopo un anno scolastico passato assieme Louis. Forza, qual è il mio aggettivo?>> mi guardò con quel sorriso compiaciuto e sbuffando gli pizzicai la guancia.
<<Sei… secondo me sei una persona che vuole sperimentare. E non in quel senso,>> lo guardai storto alla sua occhiata maliziosa <<Sai come fare, sai cosa non puoi fare o i mezzi che ti servono per fare qualcosa di nuovo e credo che per pura curiosità o fame d’apprendere tu abbia fatto tante cose in adolescenza o anni fa, non lo so è una supposizione ma… non so mi sai di capace, esperto. Non mi viene il termine al momento ma questo è>> scrollai le spalle e lui corrugò la fronte probabilmente non accontentato.
<<Sei veramente basilare>>
Risi spiazzato <<Mi limito a riportare quel che vedo!>>
<<E cosa ti fa pensare che io sia una persona capace?>> domandò con aria superiore.
<<Sei intelligente, e il fatto che tu sia preside a trentasette anni lo dimostra. Credo tu abbia fatto tanti lavori prima di diventare insegnante o comunque per maggior stipendio e penso che sei resistente considerando il fatto che la tua famiglia ti abbia tagliato i fondi quando era in corso una gravidanza e un matrimonio, quindi non ti accontenti di ciò che hai per me. Che bisogno c’era d‘imparare a guidare uno yatch? Nessuno ma tu l’hai imparato perché non ti bastava tutto il resto. E scommetto che c’è tanto altro che sai fare>>
<<Ho la licenza per fare paracadutismo>> scrollò le spalle e lo puntai <<Visto? Io ci azzecco sempre>>
<<Sì be’, so fare tante cose ma “capace” fa proprio schifo…>>
<<Allora sentiamo il mio aggettivo>>
Harry sorrise mettendosi seduto composto fissandomi <<Sei una persona indecisa>>
<<E poi ero io quello degli aggettivi di merda>>
Lui scacciò le mie parole con un cenno di mano <<Tu si che ti accontenteresti di quel che hai pur di mettere tutti d’accordo. Ma allo stesso tempo resti a pesare a quei “e se” che ti rovinano le giornate. Pensi di poter fare di più anche per gli altri nonostante la vita non sia la tua e sei altruista per questo ma poi pensi di aver fatto male e quindi torni indeciso. Sei indeciso Louis>>
M’irritai appena. Non mi piaceva quando le persone riuscivano a “leggermi” e Harry sembrava lo facesse con troppa facilità.
<<Sì be’, cos’è una frecciatina per le due parole mancate?>> ironizzai e lui sorrise divertito <<Visto? In questo momento non ti piace che io ti abbia capito ma allo stesso tempo sei sollevato perché almeno nelle giornate buie non dovrai fare tu la prima mossa nel dirmi quel che hai ma sarò io a pensarci, perché ti capisco>>
Nell’istante in cui provai a sfilare le mani dalle sue, quasi come se mi fossi scottato, lui le strinse maggiormente tirandomi su di sé rischiando di far cadere entrambi. Mi strinse la vita con una mano catturandomi fra le sue braccia e scosse il capo <<Non devi spaventarti perché io ti capisco. E’ normale che la persona che ti ama ti capisca Louis. E anche tu capisci me>> mi guardò con quello sguardo intenso che mi mise i brividi.
Scossi il capo umettando le labbra secche <<Ma io non…>> lasciai le parole in sospeso e sorrise <<Tu non mi ami? Sul serio? Lo trovo un po’ difficile. Puoi non dirlo ma te lo leggo in faccia. E sei indeciso anche su questo ma io non ti spezzerò il cuore Louis. Non sono Eleanor, sono Harry e sono capace a non farti soffrire. O a lasciarti andare senza farti male>>
Strinsi i denti cercando di non dar peso alle sue parole. Non mi piacevano i discorsi seri in cui la gente prometteva e prometteva e poi puntualmente te la trovavi nel culo.
<<Si, certo>> mi lasciai sfuggire e quando provai a sciogliermi dalla sua presa strinse maggiormente entrambe le braccia attorno alla mia vita <<Harry, credo ancora di poter andare a fumare in pac->>
<<Non hai toccato una sigaretta da quando siamo qua e continuerai a non farlo. Sono capace anche a rilassarti sai? E ho detto la verità, lo sai. Quindi ora calmati>>
I suoi occhi sinceri m’irritavano perché sapevo che aveva ragione e questo bruciava. Non tanto che avesse ragione ma che mi conoscesse così bene, perché infondo speravo che quando sarebbe finita non mi avrebbe spezzato il cuore e credevo anche che ne fosse in grado poiché tante volte ero stato io ad allontanare lui e non viceversa.
<<Louis>> riportai lo sguardo nel suo ed era così fottutamente bello. Lui lo era e io lo ero con lui, quando ci stavo insieme e mi sembrava tutto perfetto, giusto, nell’ordine delle cose <<Ti amo>>
Annuì alle sue parole sospirando <<Lo so>>
<<E allora rilassati. Sono solo io, il tuo adorabile fidanzato, che ti conosce. E’ normale. Come qualsiasi altra cosa ci sia fra noi. Okay?>>
<<Okay>> mi sciolsi sfregando le mani sulle gambe per un attimo prima di riscuotermi <<Quindi questo cazzo di puzzle di merda possiamo finirlo entro oggi o ce ne staremo qua a confessarci sentimenti e aggettivi tutta la mattina?>> stroncai e il suo sorriso mi fece sorridere a mia volta.
<<Torna a sederti Tomlinson, ora ti faccio vedere come si fa un puzzle>>

Il Fidanzato Di Mia FigliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora